Auto connessa: chi possiede i tuoi dati?
Nella trasformazione digitale dell’automotive, il nodo cruciale riguarda chi controlla i dati: case automobilistiche, conducenti o fornitori di servizi?
Nel panorama della trasformazione digitale che sta rivoluzionando il settore automotive, il talk intitolato “L’auto connessa: chi possiede i tuoi dati?” organizzato da Autopromotec ha cercato di far luce sulle complesse dinamiche legate alla gestione dei dati nei veicoli moderni.
L’integrazione tra sistemi di intelligenza artificiale e tecnologie di connettività ha aperto un ventaglio di nuove opportunità, ma ha anche sollevato interrogativi cruciali: a chi appartengono davvero i dati generati dai veicoli? Come è possibile gestirli nel rispetto della sicurezza, dell’innovazione e della tutela dei diritti?
A rispondere esperti provenienti da una pluralità di discipline, dalla ricerca accademica al diritto, passando per la gestione del Registro Automobilistico e le tecnologie avanzate per la diagnostica e l’assetto veicolare.
Secondo i dati raccolti dalla ricerca “Dall’Automobile Sapiens all’Automobilista Sapiens”, la maggior parte degli automobilisti, con un’età media di 34 anni e redditi inferiori ai 30.000 euro, si dimostra favorevole all’avvento della mobilità intelligente, quasi il 70% degli intervistati possiede una conoscenza medio-alta delle tecnologie IA, mentre il 75,8% le considera altamente innovative.
Questo entusiasmo verso una tecnologia ancora in fase embrionale mette in evidenza come ogni auto si trasformerà in un “gemello digitale,” alimentato dall’acquisizione, analisi e utilizzo immediato delle informazioni raccolte: dati che saranno fondamentali per funzioni operative, sicurezza stradale e personalizzazione dei servizi.
La digitalizzazione dell’automobile moderna, ha spostato il focus dall’hardware alle sofisticate infrastrutture software che regolano ogni aspetto del funzionamento del veicolo. Oggi un’auto può integrare dalle 20 alle 50 centraline elettroniche, ciascuna dotata di software che spazia tra i 2 e i 20 milioni di linee di codice. Nei modelli più avanzati e digitalizzati, come alcuni Software Defined Vehicle (SDV), questa cifra può salire fino a 100-200 milioni di linee.
Per fare un confronto, il sistema del cockpit di un Boeing 787 è gestito da circa 14 milioni di linee di codice, dando un’idea dell’entità che il fenomeno ha raggiunto.
Le connected car, che in Italia rappresentano già il 45% dei veicoli circolanti con circa 18 milioni di unità, sono una disruptive technology che richiede una risposta regolatoria organica. Questi veicoli producono e trasmettono enormi quantità di dati: informazioni su posizione, stile di guida, diagnostica del mezzo, e in alcuni casi persino dati biometrici.
Anche il settore dell’autoriparazione sta incontrando diverse sfide nell’evoluzione dei veicoli connessi e nell’aumento della complessità dei sistemi elettronici.
Dal 2018, molte case automobilistiche hanno introdotto sistemi di protezione che limitano le operazioni di diagnosi e riparazione, creando ostacoli per i riparatori indipendenti.
Attualmente, oltre 500 modelli di auto sono dotati di restrizioni che generano barriere sia tecniche che commerciali per il mercato aftermarket dell’autoriparazione.
In Europa, l’accesso ai dati non è sempre chiaro, standardizzato o conveniente, mentre in altre aree, come negli Stati Uniti, sono stati implementati sistemi più trasparenti. Per i clienti europei, ciò si traduce in una minore possibilità di scelta e potenziali costi più elevati.
I componenti dove la tecnologia si è imposta maggiormente sono i sistemi di assistenza alla guida e parabrezza.
Da luglio 2024 i nuovi veicoli devono avere 12 sistemi di assistenza alla guida (ADAS) obbligatori e i tecnici autoriparatori devono essere preparati a gestire una gamma sempre più vasta di possibili problematiche.
Il parabrezza delle auto moderne, ad esempio, non è più solo un elemento protettivo, ma un componente cruciale per la sicurezza stradale che ospita sensori e telecamere che alimentano i sistemi ADAS e che vanno ricalibrati quando il parabrezza viene sostituito.
Un errore nella calibrazione può compromettere il funzionamento degli ADAS e aumentare il rischio di incidenti.
Dunque è fondamentale che i produttori automobilistici rendano accessibili, in modo chiaro e standardizzato, i dati necessari alla calibrazione.
Anche sul fronte carburante i dati sono fondamentali, poiché l’intelligenza artificiale e il machine learning possono prevederne la domanda, ridurre costi operativi e ottimizzare interventi di manutenzione. Non solo, aiutano a prevenire frodi e facilitano la gestione delle flotte, mentre i pagamenti digitali semplificano la vita dei clienti.
Anche la definizione dinamica dei prezzi, basata su dati di traffico e meteo, permette di massimizzare vendite e profitti. Tuttavia, anche in questo caso, l’uso dei dati deve essere regolamentato per garantire trasparenza e protezione degli utenti.
Nella trasformazione digitale dell’automotive la questione centrale riguarda chi controlla i dati: case automobilistiche, conducenti, fornitori di servizi.
Le normative europee (GDPR, Data Act, AI Act) puntano a garantire trasparenza, sicurezza e consenso informato, ma restano ancora troppi dubbi su profilazione, condivisione con terzi e responsabilità in caso di cyber-attacchi. Tra le soluzioni proposte, ci sono modelli di gestione condivisa dei dati con ruoli chiaramente definiti per l’utente finale e tecnologie avanzate per la privacy.
I dati non rientrano nelle categorie tradizionali di proprietà, quindi saranno necessari approccio multidisciplinare e una continua evoluzione delle leggi per garantire la protezione reale dei diritti degli utenti e la sicurezza dei dati.
Di A.M.