Rifiuti Speciali in aumento. Forte percentuale dai veicoli fuori uso
“Agire prima che una sostanza, un materiale o un prodotto diventino un rifiuto”
Arrivano dall’ISPRA – Istituto superiore per la Ricerca e la Protezione ambientale dati sconfortanti sui rifiuti speciali che risultano quattro volte quelli urbani.
A ricordarlo, nel presentare i dati del “Rapporto Rifiuti Speciali ISPRA” è stato il Presidente dell’Istituto Superiore, Bernardo De Bernardinis, nel corso della Lectio Magistralis tenuta al Master: “Gestione e controllo dell’ambiente: management efficiente delle Risorse” che ha avuto luogo venerdì 13 febbraio presso il Bastione Sangallo, Giardino Scotto (Lungarno Leonardo Fibonacci – Pisa), presso la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa.
Il Rapporto sui rifiuti speciali da cui sono stati tratti i risultati è riferito, ovviamente, agli anni 2011 e 2012.
Spicca il dato che vede un aumento dell’8% di rifiuti pericolosi prodotti in Italia e, sebbene da un lato diminuisca leggermente la quantità di rifiuti speciali definiti “non pericolosi“, dall’altro si assiste ad un notevole incremento della quota dei “pericolosi“, una tipologia che ha talvolta provenienza da attività economiche “non individuate” o “non censite” nei parametri ISTAT.
È ormai noto, come dimostrano gli ultimi censimenti annuali sui rifiuti, che l’Italia possieda e continui a mantenere dei valori, da quanto emerge dalle rilevazioni, piuttosto disomogenei per distribuzione territoriale. Infatti riguardo alle modalità di raccolta, trattamento e smaltimento, la comparazione del dato a livello locale evidenzia che non tutte le regioni presentano le stesse caratteristiche di gestione.
La produzione nazionale dei rifiuti speciali si è attestata, rispettivamente, a 137,2 milioni di tonnellate e a circa 134,4 milioni di tonnellate. Il quantitativo di rifiuti speciali pericolosi nel 2012 ha raggiunto quasi i 9,4 milioni di tonnellate e di queste quasi 12 mila tonnellate arrivano da attività non determinata secondo i parametri ISTAT; circa 1,2 milioni di tonnellate sono invece relative ai veicoli fuori uso. Relativamente a quest’ultima classe di rifiuti (codice CER 160104) il valore di produzione comprende sia i veicoli rientranti nel campo di applicazione della direttiva 2000/53/CE sia quelli esclusi da tale legislazione (art. 231 del d.lgs.152/2006).
Nel 2013 un decreto del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare ha adottato il Programma Nazionale di Prevenzione dei Rifiuti, un provvedimento dovuto nel rispetto della scadenza comunitaria prevista dalla Direttiva quadro europea sui rifiuti (2008/98/CE), recepita dall’Italia nel dicembre 2010, che introduce l’obbligo, per gli Stati membri, di elaborare programmi di prevenzione dei rifiuti incentrati sui principali impatti ambientali e basati sulla considerazione dell’intero ciclo di vita dei prodotti e dei materiali.
Lo scopo di tali obiettivi e misure di prevenzione, la cui scadenza è fissata per il 2020, è quello di dissociare la crescita economica dagli impatti ambientali connessi alla produzione dei rifiuti. La percentuale di riduzione di cui tener contro è del 10% per quanto riguarda la produzione di rifiuti speciali pericolosi per unità di Pil e del 5% per quanto riguarda quelli non pericolosi.
La ricetta per invertire il trend della crescita dei rifiuti, indicata dal programma, passa per una serie di cambiamenti e modifiche per quanto riguarda sia le materie prime impiegate che gli accorgimenti che riguardano la riduzione e l’eliminazione dal processo produttivo di materie prime nocive per uomo e ambiente, così da rendere nulla alla fonte la generazione di rifiuti pericolosi. Determinante è il cambiamento tecnologico e la modifica degli impianti, tale da ridurre rifiuti ed emissioni in via preliminare. In definitiva occorre attuare il cambiamento del prodotto nuovo e relativa filiera produttiva, con l’intenzione di ridurre i rifiuti generati non solo nel suo fine vita, ma per tutta la sua durata.