Mercato auto Italia; inizio anno in rosso: -5,8%
La possibilità di ritornare ai livelli ante-crisi in tempi ragionevoli è assolutamente remota per non dire della possibilità di ritornare ai livelli dell’inizio del secolo.
Il 2025 si è aperto con il mercato auto nazionale nuovamente in rosso, registrando il sesto calo mensile consecutivo. Secondo i dati diffusi dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, gennaio ha totalizzato 133.692 immatricolazioni di autovetture, segnando un -5,8% rispetto alle 142.010 registrate a gennaio dello scorso anno. Negli ultimi tre giorni di gennaio 2025 è stato immatricolato il 34,26% del totale mercato.
La possibilità di ritornare in tempi ragionevoli ai livelli ante-crisi è assolutamente remota per non dire della possibilità di ritornare ai livelli dell’inizio del secolo. Basti pensare che nel gennaio 2001 le immatricolazioni furono 272.126 e su questi livelli si mantennero fino alla grande crisi innescata dal fallimento di Lehmann Brothers nel settembre 2008.
“Il risultato di gennaio è una chiara espressione della confusione nei consumatori – ha spiegato il Presidente di Federauto, Massimo Artusi – condizionati, come sono, dalle notizie sul dibattito in corso a livello europeo sulle prospettive del Green Deal Automotive e delle sue modalità e tempistiche di sviluppo”.
Passando all’analisi delle alimentazioni: le auto a benzina perdono il -17,5%, il diesel presenta una forte contrazione del 41,1% e il GPL perde il 10,87%.
Sul fronte della transizione energetica, il segmento di mercato auto relativo resta molto debole.
La quota delle auto elettriche pure (BEV) scende dal 5,5% di dicembre al 5% di gennaio, e se migliora rispetto a gennaio 2024 è solo perché un anno fa l’attesa degli incentivi l’aveva fatta precipitare al livello minimale del 2,1%. Tuttavia, il Governo ha chiaramente annunciato che per il 2025 incentivi non ve ne saranno.
Anche le ibride plug-in (PHEV) si arrestano al 3,6%, contro il 3,4% di dicembre e il 2,8% di gennaio 2024. Complessivamente, la quota delle vetture elettrificate (ECV) è ferma all’8,6%.
Secondo un’inchiesta congiunturale del Centro Studi Promotor, i concessionari hanno fornito interessanti indicazioni sui fattori che ostacolano la diffusione delle auto elettriche, diffusione per la quale l’Italia lo scorso anno si è aggiudicata ancora una volta la maglia nera tra i grandi paesi dell’Unione Europea con una quota sulle immatricolazioni del 4,2%.
Numerose, infatti, sono le ragioni del ritardo dell’Italia nella transizione energetica:
– i concessionari pongono i prezzi troppo elevati delle auto elettriche,
– insufficiente dotazione di punti di ricarica,
– limitata autonomia dell’auto elettrica,
– stagione degli incentivi definitivamente tramontata,
– provvedimenti penalizzanti per gli automobilisti recentemente adottati dal Governo.
L’analisi della struttura del mercato del mese, sotto il profilo degli utilizzatori evidenzia per i privati una flessione inferiore al mercato complessivo, che consente di guadagnare 1,9 punti e salire al 63,0% di share.
In gennaio le auto-immatricolazioni si portano all’8,3% del totale (+0,4%). Il noleggio a lungo termine prosegue la scia di flessioni a doppia cifra, scendendo al 19,7% di quota (-1,6%), per una forte flessione delle Top, a fronte di un’ottima dinamica di crescita delle Captive.
Anche il noleggio a breve termine segna una sostenuta contrazione, perdendo 0,8 punti di quota e fermandosi al 3,3%.
Le società sono caratterizzate da una flessione in linea con il mercato e confermano il 5,6% del totale.
“L’attuale regime fiscale sulle auto aziendali è inadeguato e penalizzante rispetto agli altri paesi europei, – ha affermato Michele Crisci, Presidente dell’UNRAE – Diviene sempre più urgente rivedere la detraibilità IVA e la deducibilità dei costi in base alle emissioni di CO2, oltre a ridurre il periodo di ammortamento a 3 anni. Solo così sarà possibile accelerare il passaggio verso veicoli a basse e/o zero emissioni, incentivando pertanto le imprese a investire in una mobilità più sostenibile. Anche la recente modifica della normativa sul fringe benefit, che rischia addirittura di premiare anche le motorizzazioni più emissive, necessita di aggiustamenti: va reimpostata in base alle emissioni di CO2 come la precedente, con una progressività più graduale nelle aliquote per non tradursi unicamente in un aumento del gettito fiscale”.
Il contesto economico resta incerto e il peggioramento del quadro per il mercato auto impone una revisione al ribasso delle previsioni per l’intero 2025.
La stima attuale traguarda infatti una situazione stagnante a 1.550.000 immatricolazioni, circa 9.000 in meno (-0,6%) rispetto al 2024. Un livello ancora inferiore di oltre il 19% rispetto al pre-Covid, a sei anni di distanza dal 2019.
Di A. Men.