Flotte aziendali a zero emissioni; per T&E servono precisi obiettivi europei
Le grandi e medie aziende possono essere l’ago della bilancia nella diffusione dei veicoli a zero emissioni, siano essi auto, furgoni o camion. Ma servono obiettivi precisi in grado di spingere il mercato con effetti positivi in termini di riduzione delle emissioni dei trasporti e ricadute su produzione e certezza delle forniture.
L’incidenza delle flotte aziendali nel percorso verso la transizione dai motori a combustione tradizionale verso quelli a zero emissioni è un fattore di non poco conto, tanto più se si considera che la gran parte delle nuove auto vendute in Europa sono immatricolate da aziende e grandi aziende; lo stesso dicasi per i veicoli commerciali leggeri e pesanti.
La ragione è facilmente intuibile, singole aziende e gruppi industriali possono contare su mezzi economici maggiori e un maggior accesso al credito rispetto al singolo acquirente; in più, in molti casi posso beneficiare, altresì, di agevolazioni e sgravi fiscali in caso di investimenti mirati.
In questo senso, il “peso” delle società potrebbe spostare l’indicatore della bilancia a favore della transizione ecologica nei trasporti.
Non a caso, la Commissione Ue, in febbraio, ha lanciato una consultazione pubblica sull’input del rendere green le flotte aziendali”, consultazione che resterà aperta sino alla mezzanotte (ora di Bruxelles) dell’8 luglio, in considerazione del fatto che entro il 2050 le emissioni dei trasporti dovranno essere ridotte del 90% rispetto ai livelli del 1990 e siccome le flotte aziendali sono caratterizzate da alto chilometraggio annuale e rapido ricambio, questo segmento di mercato si presta ad interventi per accelerare la transizione verso una mobilità a zero emissioni.
Non è solo una questione di ambiente, agire strategicamente sulle flotte aziendali per spingere le motorizzazioni elettriche sarebbe un’azione mirata per il sostegno alla produzione automotive green made in Ue con ricadute notevoli anche sulla catena di approvvigionamento delle batterie, anche queste da produrre in Europa.
Pertanto, eventuali azioni in tal senso potrebbero integrare l’attuazione delle norme vigenti in materia di emissioni del trasporto stradale.
Tuttavia, il quadro attuale presenta non poche ombre e difficoltà, ben sintetizzate dal position paper: Greening corporate fleets: an industrial and social policy for Europe diffuso recentemente da Transport & Environment e che offre una “fotografia” in chiaroscuro: “le aziende con più di 100 automobili (incluso il leasing) rappresentano il 34% di tutte le nuove immatricolazioni. Per quanto riguarda i furgoni, le grandi flotte aziendali rappresentano solo il 5% delle aziende, mentre rappresentano il 40% di tutte le nuove vendite. Considerando i camion, le grandi flotte rappresentano il 21% delle aziende mentre possiedono il 74% dei veicoli nuovi”.
Ebbene, secondo l’analisi della ONG europea, per quanto concerne le auto, gli incentivi nazionali nei vari Paesi Ue: “non sono sufficienti per rendere il mercato delle auto aziendali il leader ZEV che dovrebbe essere. Soprattutto nei due mercati più grandi, Germania e Francia, le aziende non stanno facendo la loro giusta parte, scaricando i costi della transizione sulle famiglie”.
Anche sul fronte dei veicoli commerciali pesanti a zero emissioni la situazione non è migliore, anzi, oltre a pagare lo scotto di essere un mercato nascente, secondo gli analisti di T&E, sconta una profonda differenza fra Paesi del Nord e del Sud Europa. “Per accelerare l’elettrificazione delle grandi flotte aziendali in tutta l’UE – scrivono da T&E – sono necessari obiettivi ZEV (NdR: Zero Emission Vehicles) vincolanti per le flotte più grandi”.
La necessità di una regolamentazione univoca a livello Ue in merito ad obiettivi vincolanti per le flotte porterebbe, secondo quanto emerge dall’analisi della ONG, ad una serie di innegabili vantaggi:
– aumento delle auto a zero emissioni del 72% al 2023; fino al 63% per i furgoni (entro il 2030) e fino al 74% per i camion (al 2035) con ricadute su produzione e certezza delle forniture:
– riduzione delle emissioni del trasporto stradale;
– contribuire al ribasso dei prezzi dei veicoli a zero emissioni nell’usato. In questo senso T&E stima che accelerare l’elettrificazione delle grandi flotte può portare più di 8,2 milioni di auto elettriche di seconda mano a prezzi accessibili aggiuntivi sul mercato delle auto usate entro il 2035. Il vantaggio ricadrebbe anche sulle società di trasporto più piccole che potrebbero beneficiare di veicoli usati, ma molto meno inquinanti, ad un costo più abbordabile.
A questo punto, secondo T&E servirebbe che, la prossima Commissione Ue, si impegni a presentare un Regolamento ad hoc sulle flotte aziendali che contempli:
– obiettivi vincolanti di acquisto al 100% a emissioni zero entro il 2030 per le grandi flotte di auto (a partire da 100 veicoli, comprese le società di leasing) e le grandi flotte di furgoni con un obiettivo ulteriore che imponga alle flotte di rendere il loro intero stock a zero emissioni entro il 2035.
– Obiettivi vincolanti di stock che impongano alle flotte di grandi camion e autobus di sostituire in gran parte le flotte esistenti con veicoli a emissioni zero entro il 2040. Per aiutare le flotte ad aumentare la proprietà di ZEV, entro il 2035 dovrebbe essere introdotto un obiettivo intermedio di acquisto di ZEV al 100%, con una certa flessibilità affinché le aziende possano scegliere il proprio ritmo di aumento.
– Estensione del campo di applicazione del Regolamento ai grandi caricatori e spedizionieri (furgoni e camion), ossia alle aziende che gestiscono o noleggiano veicoli, se il loro fatturato supera i 50 milioni di €. Facendo affidamento principalmente su subappaltatori per spostare le loro merci, questi grandi attori dovrebbero aiutare i trasportatori nella loro transizione.
– Promozione del made in Ue attraverso l’introduzione di una clausola apposita che imponga agli Stati membri di escludere gli ZEV prodotti al di fuori dell’UE dalle agevolazioni fiscali sulle società e da altri incentivi per i veicoli aziendali a emissioni zero nel caso in cui uno specifico paese extra-UE rappresenti una certa percentuale delle vendite dell’UE e a condizione che la differenza di prezzo non superi una determinata soglia.
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