Commissione UE: le novità del “Pacchetto infrazioni” di novembre

Nel mirino di Bruxelles le inadempienze degli Stati membri in materia di fiscalità (noleggi e leasing autoveicoli), trasporti, inquinamento atmosferico, efficienze energetica nei processi industriali.

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È stata pubblicata ieri sul sito della Commissione europea, la notizia relativa al “Pacchetto infrazioni” di novembre, ovvero, il documento mensile che raccoglie le decisioni della Commissione riguardanti le infrazioni e le inadempienze degli Stati membri.

La procedura rappresenta il punto d’arrivo dei processi decisionali che la Commissione avvia nei confronti di alcuni Stati membri per inadempimento degli obblighi previsti dalla normativa comunitaria e le decisioni esposte nel “Pacchetto” (sempre relative a molti settori), si propongono di garantire la corretta applicazione del diritto dell’Unione a favore dei cittadini e delle imprese. Giova ricordare che la Commissione è custode dei Trattati ed è suo compito e dovere garantire la tutela dell’interesse pubblico nei tempi e secondo le procedure decise dal trattato; il che significa, nei casi previsti, anche portare uno Stato membro di fronte alla Corte di giustizia europea.

Cerchiamo di vedere insieme quali decisioni su altrettanti casi di inadempienza e non conformità alle normative comunitarie sono state assunte dalla Commissione su tematiche quali: 
– fiscalità in materia di marcatura del carburante e di noleggio/leasing autoveicoli; 
– emissioni di zolfo nei trasporti marittimi; 
– infrazioni al codice della strada; 
– inquinamento atmosferico; 
– efficienza energetica; 
– esposizione dei cittadini all’anidride solforosa; 
– rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE); 
– registro nazionale delle imprese di trasporto stradale e quello di altri paesi dell’Unione europea.

In tema di fiscalità: la Commissione ha deferito la Grecia alla Corte di giustizia dell’Unione europea in merito all’imposta di registrazione dei veicoli in leasing o noleggiatiLa decisione prende l’avvio dalla mancata modifica delle norme domestiche in materia di imposta di registrazione dei veicoli presi in leasing o noleggiati da cittadini greci tramite concedenti non greci. Secondo la normativa greca, infatti, se un cittadino greco conclude un contratto di leasing o di noleggio relativo a un veicolo con un concedente di un altro Stato membro, l’imposta di registrazione deve essere versata interamente in Grecia. Viceversa, la giurisprudenza comunitaria richiede agli Stati membri, nel caso di leasing o noleggio transfrontalieri, di riscuotere un’imposta proporzionata alla durata dell’uso del veicolo. Siccome a seguito di un precedente “parere motivato” nel quale la Commissione invitata la Grecia a conformare la propria legislazione in materia a quella comunitaria (dal momento che l’attuale  può avere un effetto dissuasivo sull’attività transfrontaliera, violando i principi della libera circolazione delle merci sanciti nei trattati), nei fatti tale modifica non è avvenuta, la Commissione stesso ha provveduto a deferire il Paese alla Corte di Giustizia dalla quale si attende il pronunciamento.

Sempre in materia di fiscalità: la Commissione ha deferito l’Irlanda alla Corte di giustizia dell’Unione europea in merito alla scorretta applicazione delle norme sulla marcatura fiscale del carburanteIn base alla normativa UE sulla marcatura fiscale dei carburanti, quello che può beneficiare di un’aliquota ridotta deve essere caratterizzato da una colorazione diversa. I pescherecci, ad esempio, sono autorizzati a utilizzare carburante soggetto ad aliquota fiscale ridotta, mentre le imbarcazioni private devono usare carburante soggetto all’aliquota standard. Attualmente l’Irlanda viola il diritto dell’Unione consentendo l’utilizzo di carburante marcato per imbarcazioni private da diporto. Ne consegue che le imbarcazioni private da diporto non soltanto utilizzano il carburante destinato ai pescherecci, ma rischiano sanzioni pesanti se, navigando nelle acque di un altro Stato membro, vengono controllate dalle autorità locali.

In materia di ambiente, nello specifico delle emissioni dannose per la salute umana derivanti dai trasporti: la Commissione ha inviato un parere motivato a Belgio, Spagna , Ungheria e Cipro esortando loro ad attuare le norme dell’UE sulle emissioni di zolfo derivanti dai trasporti marittimiNello specifico, la Commissione europea ha esortato i 4 Paesi membri a inviare ulteriori informazioni sulle modalità con cui sono attuate nei rispettivi ordinamenti giuridici nazionali le norme dell’UE sul tenore di zolfo nei combustibili marittimi; i paesi avrebbero dovuto adempiere tale obbligo entro il 18 giugno 2014. È noto che l’anidride solforosa rappresenta uno dei principali fattori che causano il problema dell’acidificazione e può avere effetti negativi sulla salute umana. La norma relativa al tenore di zolfo nei carburanti liquidi mira a ridurre le emissioni di questo inquinante atmosferico stabilendo il tenore massimo di zolfo consentito per l’olio combustibile pesante e il gasolio. Essa inoltre integra nella legislazione dell’Unione le nuove norme stabilite dall’Organizzazione marittima internazionale per assicurarne un’applicazione corretta e coerente in tutti gli Stati membri. Poiché i quattro Paesi non hanno rispettato il termine originario, la Commissione aveva già inviato loro lettere di costituzione in mora durante l’estate. La Commissione ha quindi provvedendo all’invio di pareri motivati e, qual ora gli Stati membri in questione non dovessero adottare i provvedimenti necessari entro due mesi, essa procederà con il loro deferimento alla Corte di giustizia dell’Unione europea.

In tema di sicurezza stradale: la Commissione ha inviato un parere motivato a Bulgaria, Cipro, Lussemburgo e Slovenia chiedendo loro di applicare le norme dell’UE sullo scambio di informazioni relative alle infrazioni al Codice della stradaLa direttiva 2011/82/UE , che riguarda reati quali l’eccesso di velocità e la guida in stato di ebbrezza, consente di identificare i conducenti UE e di perseguirli per le infrazioni commesse in uno Stato membro diverso da quello di immatricolazione del veicolo. Spetta allo Stato membro dove è stata commessa l’infrazione decidere sul seguito da dare. Il termine per recepire la direttiva era il 7 novembre 2013. Il mancato recepimento comporta un’applicazione incoerente della legislazione nell’UE e di conseguenza effetti negativi per la sicurezza stradale. Bulgaria, Cipro e Lussemburgo non hanno ancora comunicato alcuna misura attuativa alla Commissione, mentre la Slovenia ha notificato solo una parziale attuazione della direttiva. Per questo motivo la Commissione ha deciso di inviare un parere motivato passando alla seconda fase della procedura d’infrazione dell’UE. Se entro due mesi non verranno notificate le misure, la Commissione potrà decidere di deferire Bulgaria, Cipro, Lussemburgo e Slovenia alla Corte di giustizia dell’Unione europea. Si sottolinea che la Corte di giustizia dell’Unione europea ha deciso in maggio che il fondamento giuridico della direttiva 2011/82/UE non deve essere la cooperazione di polizia, bensì i trasporti. Tali norme restano di applicazione in tutti gli Stati membri fino all’entrata in vigore, entro un termine ragionevole, di una nuova direttiva basata sul fondamento giuridico appropriato.

In tema di ambiente, la Commissione ha spiccato un parere motivato ad Austria, Germania e Slovacchia chiedendo loro di intervenire in tema di inquinamento atmosferico. La Commissione ha rilevato che i 3 Paesi membri non proteggono i cittadini dall’inquinamento da polveri sottili (PM10). Sappiamo che tale particolato, può provocare asma, disturbi cardiovascolari, tumore ai polmoni e morte prematura, proviene da emissioni dell’industria, del traffico e del riscaldamento domestico. Il diritto dell’UE impone agli Stati membri di limitare l’esposizione dei cittadini a tale particolato definendo valori limite specifici che devono essere rispettati in ogni zona considerata per la qualità dell’aria. Dalle ultime relazioni degli Stati membri in questione si evince che in alcune zone si continuano a registrare concentrazione di PM10 superiori ai valori giornalieri limite. La Commissione ritiene che i paesi in questione non abbiano adottato le misure che avrebbero dovuto essere già in atto dal 2005 per proteggere la salute dei cittadini e chiede a tali Stati membri di adottare misure lungimiranti, celeri ed efficaci per ridurre al minimo possibile il periodo di inottemperanza. Il parere motivato fa seguito ad altre lettere di costituzione in mora inviate alla Slovacchia il 22 febbraio 2013 e all’Austria e alla Germania il 26 aprile 2013. Qualora gli Stati membri in questione non agiscano, la Commissione potrà procedere con il deferimento alla Corte di giustizia dell’Unione europea.  

In tema di efficienza energetica la Commissione Ue ha inviato un parere motivato a Bulgaria e Ungheria segnalati per non aver recepito pienamente la legislazione comunitaria in materia. L’azione messa in campo dalla Commissione consta di un invito formale ai due Paesi membri recepire la norma Ue in materia: direttiva 2012/27/UE. Secondo la direttiva gli Stati membri devono realizzare, nel corso del periodo tra il 1º gennaio 2014 e il 31 dicembre 2020, determinati risparmi energetici mediante regimi obbligatori di efficienza energetica o altre misure strategiche mirate a promuovere miglioramenti dell’efficienza energetica in ambito domestico, nell’industria e nei trasporti. Altre disposizioni prevedono audit energetici per le grandi società ogni quattro anni, maggiori diritti per i consumatori per quanto riguarda la misurazione e la fatturazione del consumo di energia, la ristrutturazione di almeno il 3% annuo degli edifici del governo centrale e acquisti pubblici efficienti sotto il profilo energetico. La Commissione ha inviato un parere motivato ai due Paesi che avrebbero dovuto recepire la citata direttiva nei rispettivi ordinamenti nazionali entro il 5 giugno 2014, chiedendo loro di notificare tutti i provvedimenti adottati per adempiere a tale obbligo. Se tali Stati membri non ottempereranno al loro obbligo giuridico entro due mesi, la Commissione potrà decidere di adire al riguardo la Corte di giustizia. Nel luglio 2014 la Commissione ha avviato procedimenti per infrazione nei confronti di 24 Stati membri (tutti tranne Cipro, Italia, Malta e Svezia) che non avevano notificato i provvedimenti adottati per dare attuazione alla direttiva nei rispettivi ordinamenti nazionali. 

Ancora in materia di ambiente: la Commissione ha esortato la Bulgaria a limitare l’esposizione dei cittadini all’anidride solforosaLa Commissione europea esorta la Bulgaria a ridurre i livelli di anidride solforosa (SO2), un inquinante atmosferico proveniente dagli impianti industriali che può causare problemi respiratori e aggravare le malattie cardiovascolari. L’infrazione riguarda la violazione da parte della Bulgaria della Direttiva 2008/50 /CE del parlamento europeo e del consiglio del 21 maggio 2008, relativa alla qualità relativa alla qualità dell’aria che obbliga gli Stati membri a rispettare sia i valori limite di esposizione sia orari sia giornalieri nonché a predisporre piani relativi alla qualità dell’aria elaborando misure appropriate per ridurre i livelli di SO2. I cittadini di due zone, una a sud ovest e l’altra a sud est del paese, sono stati esposti a livelli eccessivi di SO2 almeno a partire dal 2007. Benché le misure adottate nella zona a sud ovest per raggiungere i valori limite siano state abbastanza efficienti da assicurare la conformità alla normativa dell’UE nel 2013, i livelli eccessivi di inquinanti nocivi persistono nella zona a sud est, continuando a causare danni per la salute umana. Qual ora la Bulgaria non adotti i provvedimenti necessari entro due mesi, la questione potrà essere deferita alla Corte di giustizia dell’Unione europea. 

Ancora in materia di ambiente: la Commissione ha inviato un parere motivato a Cipro invitando le autorità nazionali ad attuare le norme dell’UE in materia di rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettronicheIn sostanza la Commissione europea ha esortato il Paese ad inviare informazioni sulle modalità di attuazione nell’ordinamento nazionale delle norme dell’UE sui rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE); Cipro avrebbe dovuto adempiere tale obbligo entro il 14 febbraio 2014. La nuova direttiva RAEE – 2012/19/Eu del 4 luglio 2012, sostituisce e aggiorna le precedenti norme sui rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche e mira a prevenire o ridurre gli effetti negativi della produzione e della gestione dei RAEE sulla salute umana e sull’ambiente. Essa mira inoltre a migliorare sia l’efficienza sia l’impatto complessivo dell’uso delle risorse al fine di contribuire allo sviluppo sostenibile. Poiché Cipro non ha rispettato il termine fissato, già nelo scorso marzo la Commissione gli aveva inviato una lettera di costituzione in mora cui è seguito l’attuale parere motivato. Anche in questo caso Cipro ha due mesi di tempo per risolvere la questione e, in caso di ulteriore inadempienza la Commissione potrà decidere per il deferimento alla Corte di giustizia europea.

Infine, in materia di trasporto stradale: la Commissione ha inviato un ulteriore parere motivato a Cipro, chiedendo al Legislatore del Paese di realizzare l’interconnessione tra il proprio registro nazionale delle imprese di trasporto stradale e quello di altri paesi dell’Unione europea (ERRU – European Register of Road Transport Undertakings). Tale Registro mira ad agevolare lo scambio di informazioni sui gestori dei trasporti dichiarati non idonei e sulle infrazioni gravi commesse dagli autotrasportatori in Stati membri diversi da quello di stabilimento. A norma del regolamento (CE) n. 1071/2009 gli Stati membri devono garantire che entro il 31 dicembre 2012 i registri elettronici nazionali delle imprese di trasporto stradale siano interconnessi e accessibili in tutta l’Unione europea. Cipro fino ad oggi non ha adempiuto tale obbligo. L’omessa interconnessione del registro nazionale tramite il sistema ERRU ne compromette il funzionamento impedendo il raggiungimento del suo obiettivo principale, ossia migliorare l’efficienza dell’applicazione delle norme UE nel settore dei trasporti su strada. Per questo motivo la Commissione ha deciso in data odierna di inviare un parere motivato alla Repubblica di Cipro. Anche in questo caso vale il tempo limite di due mesi per ottemperare alle richieste della Commissione, pena il deferimento alla Corte di giustizia dell’Unione europea. 

Evidentemente la strada per una vera Europa unita è ancora molto lunga!

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