Auto elettriche: l’assalto dei marchi cinesi e la necessità di una strategia industriale UE

L’aumento delle sole tariffe sulle importazioni dalla Cina, secondo T&E è una soluzione a breve termine; serve una regia europea per garantire la produzione di auto elettriche e batterie “made in Ue”.

La Cina è… vicina, tanto più se si guarda al mercato delle auto elettriche dove il colosso asiatico fa sentire sempre di più il suo peso in termini di modelli e di prezzi.

Una recente analisi effettuata da Transport & Environment: “Rilanciare o non rilanciare – Come l’Europa può utilizzare le tariffe come parte di una strategia industriale” (disponibile in inglese sul sito di T&E da questo link), a partire dall’esame delle importazioni di auto elettriche in Europa illustra quale potrebbe essere la risposta efficace del Vecchio Continente sia sugli EV che sulle batterie.

Ebbene, secondo l’analisi, lo scorso anno, quasi un quinto (19,5%, pari a 300.000 unità) dei veicoli elettrici venduti in Europa sono stati prodotti in Cina e questa cifra potrebbe oggettivamente salire al 25% nell’anno in corso.

Se i marchi cinesi rappresentavano lo 0,4% del mercato delle auto elettriche in Europa nel 2019, lo scorso anno la quota del dragone è stata del 7,9% e la Federazione europea dei trasporti e l’ambiente prevede che marchi come BYD, MG e altri potrebbero arrivare all’11% quest’anno e al 20% del mercato Ue alla fine dei prossimi 3 anni.

Ora, la previsione di T&E arriva mentre l’UE sta prendendo in considerazione la strategia di aumentare le e tariffe di importazione fino al 25% dal 10% attuale per contrastare i sussidi per l’industria cinese dei veicoli elettrici.

Urge, pertanto, secondo T&E aumentare la produzione europea di auto elettriche per il mercato di massa e, allo stesso tempo, investire nella catena locale di fornitura delle batterie; entrambe conditio sine qua non affinché le Case automobilistiche del Vecchio continente possano competere con i marchi cinesi.
Ma non solo, in questo quadro, l’aumento delle tariffe potrebbe aiutare nella futura localizzazione della produzione di auto elettriche.

Le tariffe costringeranno le case automobilistiche a localizzare la produzione di veicoli elettrici in Europa, e questa è una buona cosa perché vogliamo questi posti di lavoro e competenze”, ha dichiarato Julia Poliscanova, direttore senior per i veicoli e le catene di fornitura dell’e-mobility presso T&E.

Tuttavia questa sola strada potrebbe non essere sufficiente: “…le tariffe non proteggeranno a lungo le case automobilistiche tradizionali – ha proseguito – Le aziende cinesi costruiranno fabbriche in Europa e quando ciò accadrà la nostra industria automobilistica dovrà essere pronta”.

Se innalzare l’asticella dei dazi sulle importazioni di auto elettriche cinesi andrebbe ad incidere in termini di costo maggiore per i SUV di medie dimensioni e le berline a tutto vantaggio dei competitor europei, sulla base dei prezzi medi dei veicoli, SUV compatti e auto più grandi rimarrebbero comunque più economiche.

Tuttavia, secondo T&E l’obiettivo non dovrebbe essere solo quello di un mero protezionismo del “made in Ue” (che tra l’altro andrebbe a svantaggio dei consumatori), piuttosto quello di affiancare alla leva dei dazi, una serie di azioni volte ad aumentare, in Ue, la produzione di veicoli elettrici; azioni che comprendano precisi obiettivi di elettrificazione per le flotte auto aziendali entro il 2030, oltre a quanto fissato per il 2023 con lo stop ai motori endotermici.

C’è poi un’altra “voce” fondamentale da non sottovalutare, ovvero quella della produzione di batterie agli ioni di litio necessarie per la transizione all’elettrico. La produzione Ue soffre la concorrenza dei prezzi molto più vantaggiosi delle celle cinesi (almeno il 20% più economiche), senza contare il gap in termini di tecnologia e catene di approvvigionamento.

E se il ruggito del dragone si fa sentire, anche oltreoceano, non va dimenticato che gli USA hanno puntato molto sull’attrarre investimenti in questo settore grazie alle leva di generosi sussidi locali.

Pertanto, secondo T&E, servirebbero, in Europa, misure industriali adeguate, ossia sussidi, per stimolare la spinta alla produzione locale green & circular di batterie e, anche in questo caso, l’aumento delle tariffe (almeno al 20% entro il 2027) andrebbe a colmare il divario di costo medio con la Cina.

A differenza del solare – scrivono da T&E – l’Europa dovrebbe agire preventivamente prima che sia troppo tardi. Ciò dovrebbe essere accompagnato da requisiti più rigorosi del “Made in EU” negli appalti pubblici, nei sussidi, nelle sovvenzioni e nei prestiti dell’UE concessi ai produttori di veicoli elettrici e di batterie”.

La partita, non è solo una “semplice” questione ambientale; la vivacità e la resilienza dell’industria automobilistica europea avranno effetti sulla produzione, sui posti di lavoro e sul know-how specifico, ma servono, all’uopo: una “regia” e una strategia commerciale attenta.

Foto di Julius Silver da Pixabay

 

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