Italia: il mercato auto di aprile segna +29,2%
Ma il trend positivo che perdura da alcuni mesi non fuga del tutto le ombre che gravano sul mercato auto nazionale. Servono obiettivi chiari e condivisi fra attori e decisori politici.
Sembra soffiare aria di primavera nel mercato auto italiano che per il quarto mese consecutivo segna una crescita a doppia cifra e, nonostante la distanza evidente con i numeri pre-pandemia, rimarca una positiva capacità di reazione.
Sono 125.805 le nuove immatricolazioni segnalate ieri dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e riferite al mese di aprile; una variazione percentuale del +29,2% rispetto alla rilevazione di un anno fa (pari a 97.365 unità registrate).
Con il dato di aprile, pertanto, il mercato auto nazionale è arrivato a totalizzare al primo quadrimestre ben 552.850 unità, contro le 435.681 registrate nello stesso periodo 2022, con una crescita del 26,9%.
Numeri importanti e che, tuttavia, si prestano ad una duplice lettura, se è vero, da un lato, che il mercato auto nazionale è in crescita dal mese di agosto 2022; è altrettanto vero che proprio lo scorso anno è stato particolarmente nefasto per il settore continuando a perdurare gli effetti negativi del periodo pandemico (calo della domanda e della fiducia dei consumatori, crisi delle componentistica e conseguenti ritardi nelle consegne e nella produzione), cui si sono sommate le nuove crisi geopolitiche innescate dalla guerra russo-ucraina e la crisi energetica.
Il parziale superamento di questi fattori critici ha certamente innestato una inversione di tendenza nel mercato europeo (e di riflesso in quello italiano), tuttavia, permanendo tutt’ora alcuni ostacoli alla domanda (non da ultimo un generale innalzamento del costo della vita), è chiaro che i pur lusinghieri risultati del primo quadrimestre siano piuttosto distanti dalla rilevazione effettuata nell’analogo periodo ante covid: in questo caso il risultato vira totalmente in zona negativa: -22,5% (dato del Centro Studi Promotor).
E infatti, nel proiettare i dati del primo quadrimestre 2023 sull’intero anno, pur considerando gli effetti della stagionalità gli analisti del CSP prevedono per l’intero anno un volume di immatricolazioni pari a 1.147.564 unità, certamente in crescita rispetto allo scorso anno, ma decisamente in meno (-23,3%) sul 2019.
In questo quadro di forte problematicità si innestano le vecchie questioni relative allo svecchiamento del parco auto circolante nazionale (fra i più anziani d’Europa) e alle misure di incentivazione che dovrebbero sostenere tale rinnovamento, tanto più in vista del “temuto” traguardo del 2035 con l’obbligo di riduzione del 100% delle emissioni medie di auto nuove e veicoli commerciali leggeri nuovi ed il conseguente stop alla produzione di motori endotermici (con l’esclusione per quelli alimentatati a carburanti di sintesi, i cosiddetti e-fuels).
Sul punto specifico degli incentivi all’acquisto, da ANFIA, il Presidente Paolo Scudieri ha messo in allerta i decisori politici rimarcando la necessità di evitare l’”effetto attesa” che aveva causato il calo di ordinativi sul finire del 2022: “onde evitarlo nei prossimi mesi, chiediamo di accelerare la rimodulazione degli incentivi attualmente in vigore per l’acquisto di vetture a bassissime e zero emissioni e di provvedere alla riallocazione degli oltre 250 milioni di euro avanzati dall’ecobonus 2022 per l’incentivazione delle fasce 0-20, per supportare la ripresa e la crescita del mercato delle auto elettriche (BEV), anche aumentandone l’incentivo unitario, e 61-135 g/km di CO2”.
Di urgenza nella rimodulazione degli incentivi parla anche Michele Crisci, Presidente UNRAE: “i dati dimostrano che gli incentivi all’acquisto di autovetture a basse emissioni non stanno funzionando: in aprile infatti la CO2 media è cresciuta del 2,9%. È urgente una loro riformulazione, con innalzamento dei tetti di prezzo e l’inclusione di tutte le persone giuridiche con bonus a importo pieno”.
Finanziare l’acquisto di auto più verdi, o rivedere la fiscalità per le auto aziendali in uso promiscuo per fare delle flotte aziendali un fattore di crescita alla diffusione della mobilità più sostenibile (come chiede da tempo UNRAE), o ancora stimolare la rottamazione delle auto ante Euro4 con relativa sostituzione di nuove auto Euro6 (come suggerisce il Centro Studi Promotor), potrebbe non bastare se, in parallelo non si agisce sul fronte delle infrastrutture di ricarica sia pubbliche che private, non solo in città, ma anche lungo le arterie autostradali, sia per quanto riguarda le colonnine elettriche, sia per quanto concerne il rifornimento di idrogeno.
Non è un caso, infatti, che, nel nostro paese il mercato dei veicoli elettrici stenta ad affermarsi, diversamente da quanto accade negli altri mercati automobilistici europei.
Foto di Nile da Pixabay