Ecoincentivi, un piccolo passo verso la mobilità green
Ma nel resto d’Europa si fa di più e meglio e a guadagnarci non è solo l’ambiente.
L’annuncio dato dal Governo di una nuova spinta al mercato auto green attraverso il meccanismo dell’incentivazione è di quelli più che mai attesi in un periodo segnato da crisi e diminuzione dei consumi. Sul piatto, sono circa 64 i milioni di euro previsti per l’assegnazione di contributi fino a 5.000 euro per l’acquisto di mezzi ecologici a fronte della rottamazione di mezzi inquinanti. Il fine del provvedimento è doppio: da un lato favorire l’acquisto di mezzi di trasporto più sostenibili dal punto di vista delle emissioni e dei consumi; dall’altro, dare una spinta al rinnovo del parco auto circolante.
A poter beneficiare dei nuovi incentivi saranno, a partire dal prossimo 6 maggio; auto, moto, quadricicli e veicoli commerciali leggeri che avranno a disposizione la somma totale di 63,4 milioni di euro, che comprende quanto non speso nel 2013 a causa di criteri di assegnazioni non conformi e il nuovo fondo da 31.363.943 euro stanziati per il 2014 dal Ministero dello Sviluppo Economico.
Ma, attenzione, come ha segnalato il Ministero stesso nel presentare il provvedimento: “Il pacchetto fa parte della Legge Sviluppo (n. 134/2012) nasce con l’obiettivo di promuovere la mobilità sostenibile. La misura ha una finalità ambientale e sperimentale e non è un provvedimento di sostegno al mercato dei veicoli”.
“I contributi – si legge nella nota diffusa – puntano a favorire l’acquisto di veicoli ad alimentazione alternativa (elettrici, ibridi, a metano, biometano, GPL, biocombustibili, idrogeno) con emissioni di anidride carbonica (CO2), allo scarico, non superiori, rispettivamente a 120, 95 e 50 g/km con lo scopo di far crescere il numero delle vetture circolanti che si distinguono per
il minimo impatto ambientale prodotto… La misura non privilegia particolari tecnologie, ma considera gli effettivi limiti di emissione, nel rispetto delle raccomandazioni sulla “neutralità tecnologica” espresse dalla Commissione Europea (CARS 21) e dall’Ocse”.
Puntuale la reazione di Federauto (Federazione Italiana Concessionari Auto) che in un comunicato del 29 aprile, dando voce al suo Presidente Filippo Pavan Bernacchi, stigmatizza i nuovi incentivi BEC (Basse Emissioni Complessive) come: “il “porcellum” dell’auto che, per i privati e le famiglie, riguarderanno meno dell’1% del mercato e per le aziende giaceranno inutilizzati… In pratica è come usare una goccia d’acqua per spegnere un incendio.
“Le risorse sono ridottissime, e per le aziende le condizioni di accesso sono impossibili. Le Partite Iva, infatti, per accedervi hanno l’obbligo di rottamare un autoveicolo di almeno 10 anni. La riprova che questa impostazione non funziona è che lo scorso anno i fondi a disposizione dei privati sono terminati in mezza giornata, mentre quelli per le aziende sono rimasti in larga parte inutilizzati. Abbiamo in sostanza buttato soldi pubblici senza allargare il mercato, né ottenere alcun dato interessante ai fini statistici. Motivo unico, lo voglio ricordare, per cui erano stati pensati questi incentivi nel lontano 2012”.
“È da mesi e mesi che noi dichiariamo che questi incentivi non li vogliamo – ha concluso – e a nessuno sembra interessare. Io personalmente non ho mai sentito nessuno affermare di voler rinunciare a soldi pubblici a sostegno del suo comparto, e il fatto che noi ci siamo spinti a tanto dovrebbe far riflettere il nuovo Governo, in primis il Premier Renzi e il Ministro Guidi. Ci hanno spiegato all’epoca che non sono misure per sostenere il mercato, ma un ‘esperimento’ per ricavare dati e tendenze. Noi riteniamo che non sia il momento storico per fare esperimenti con i soldi pubblici. In ottica di spending review ogni singolo euro pubblico, che poi sono le nostre tasse, è importante. E questa operazione, per prima cosa, non è etica. Il mondo dell’automotive in Italia occupa 1.200.000 persone, fattura l’11,4% del PIL, e sta perdendo il 35% del fatturato rispetto alla media degli ultimi 5 anni. Noi abbiamo bisogno di un piano organico a tutto tondo. Lo Stato introiterebbe più denaro, svecchieremmo il circolante con benefici per la sicurezza e l’ambiente e sosterremmo il mondo del lavoro. Abbiamo da poco presentato il nostro piano al Premier Renzi, ma ad oggi non abbiamo ricevuto segnali. A parte il rinnovo di questa iniziativa – appresa dagli organi di stampa – per certi versi incomprensibile”.
A ben guardare, infatti, la situazione del mercato auto, negli ultimi tempi, non è che abbia proprio brillato, tanto più proprio in Italia, perché nel resto d’Europa la tendenza negativa dello scorso anno sembra aver cambiato segno.
Lo scorso 17 aprile, l’ACEA aveva diffuso i dati relativi alle immatricolazioni dell’ultimo mese di riferimento nell’area dell’Unione (28 + EFTA), confermando la crescita di un +10,4%, laddove l’Italia, nello stesso periodo aveva consuntivato solo un +4,96%.
“In pratica la nostra ripresina, in marzo, è pari al -52% della media europea, un abisso – aveva commentato allora lo stesso presidente Federauto – Questo con l’aggravante che il segno positivo davanti al dato italiano è determinato dal rinnovo stagionale del parco dei noleggiatori, perché la domanda dei privati, e quindi delle famiglie, langue, arranca, segna il passo”.ù
Nel ricordare che, in Italia: “Abbiamo 3 milioni e 300.000 disoccupati, centinaia di migliaia di persone beneficiano degli ammortizzatori sociali, i giovani, per il 50% sono precari, e il 40% di loro non trova occupazione, le riforme sono ancora al palo, la spesa pubblica è ancora alle stelle – il Presidente Federauto aveva dichiarato che – se anche il mercato dell’auto nel 2014 si alzasse del +10% – cosa molto difficile – torneremmo circa a 1.400.000 vetture. Volumi assolutamente non consoni a un Paese come l’Italia…Chiediamo alle Istituzioni di rivedere le normative in primis per alleggerire la pressione fiscale sugli automobilisti, privati e imprese, al fine di rilanciare i consumi e sostenere così il mondo del lavoro”.
È possibile, quindi, coniugare il sostegno al mercato dell’auto, che rappresenta pur sempre un comparto di tutto rilievo con l’esigenza di promuovere stili di vita più sostenibili, usi e consumi più risparmiosi financo meccanismi di incentivazione per la mobilità green?
Nel resto d’Europa sembra che la risposta sia chiara e che i nostri partner dell’Ue l’abbiano già capito da tempo attrezzandosi alla bisogna anche dal punto di vista economico.
Il Regno Unito, ad esempio, sta puntando con forza sulla diffusione degli autoveicoli e dei furgoni elettrici, arrivando alla costituzione di un fondo incentivante, distribuito nel periodo 2015-2020, per un valore di circa 500 milioni di sterline (molto distante dai nostri 64!)
Ma la cosa più significativa è che nel presentare la nuova strategia verso la promozione di veicoli a bassissime emissioni (ultra-low emissions vehicles) il Vice Primo Ministro Nick Clegg ha sottolineato che il fondo non servirà solo a promuovere la diffusione dei veicoli elettrici, ma anche e soprattutto per incrementare la rete di ricarica sul territorio. In questo modo i consumatori sono doppiamente stimolati nell’avvicinarsi con fiducia e sicurezza ai nuovi mezzi.
Nell’annunciare l’esenzione della tassa di circolazione per gli automobilisti green, il Vice Primo Ministro inglese ha dichiarato che: “Questo importante investimento servirà a rendere la guida di un’auto elettrica accessibile, conveniente e priva di ansia pensando che la batteria si potrebbe scaricare. Ma è anche il volano necessario a creare un cambiamento culturale nelle nostre città in modo che la guida di un veicolo più verde diventi un gioco da ragazzi per la maggior parte dei guidatori”.
Dalla parte opposta del Mare del Nord, la Norvegia, grazie ad una politica di incentivazione seria e di agevolazioni ha raggiunto il primato del Paese con più acquisti al mondo per quanto riguarda i veicoli elettrici, con un trend di circa 1.200 nuove immatricolazioni al mese!
Ma l’obiettivo non è stato raggiunto solo con l’erogazione di incentivi all’acquisto, bensì con tutte le misure di agevolazione garantite dal governo locale: assegnazione di una fornitura elettrica gratuita domestica, parcheggi auto omaggio e sconti assicurativi con la possibilità di utilizzare le corsie preferenziale onde evitare il traffico.
E a beneficiare, ovviamente, sono anche Produttori, Concessionari e filiera nel suo insieme.
Senza nulla togliere alle buone intenzioni sottese al provvedimento italiano, forse, ciò che manca nel Paese è una visione prospettica a lungo termine in grado di generare veramente fiducia nei consumatori e nel mercato, in grado di creare i presupposti per acquisti consapevoli, in grado di rispondere alle sollecitazioni ed istanze di protezione dell’ambiente che non può più essere solo appannaggio dell’ambientalismo.
Per maggiori informazioni sugli incentivi BEC: http://www.bec.mise.gov.it/site/bec/home.html