GUIDA SICURA: IL RUOLO DELL’ACI PER LA PREVENZIONE DEGLI INCIDENTI

Anche il Vicepresidente vicario C.A.R. fra i soggetti partner di una iniziativa locale promossa dalla sezione ACI di Ascoli Piceno

Estate, tempo di vacanze, tempo di viaggi, di spensieratezza, di lassismo anche alla guida, purtroppo. La pubblicazione in concomitanza con l’inizio della stagione estiva diviene occasione per un approfondimento, nel Notiziario, sulla questione della Sicurezza Stradale, tanto più quando sul territorio si moltiplicano iniziative volte alla crescita culturale e alla consapevolezza degli utenti automobilisti.
In questo settore, anche la categoria degli Autodemolitori, dimostra una certa sensibilità allontanando il sospetto di chi, con affettato cinismo, rivolge alla stessa ingiuriosi sospetti di trar profitto da incidenti vari.
Più volte, con il Vicepresidente vicario a Confederazione Autodemolitori Riuniti, Roberto Capocasa, si è parlato, in occasionedimanifestazioni locali, di sicurezza alla guidadella Oggi, l’argomento torna di attualità in occasione della sua partecipazione attiva alla Giornata della Guida Sicura, organizzata dall’ACI di Ascoli Piceno. Per conoscere meglio i risvolti dell’iniziativa, approfondire la tematica e portare a conoscenza dei Lettori quanto avviene di positivo sul territorio nazionale, abbiamo intervistato il Direttore dell’ACI di Ascoli Piceno, Massimo Cagnucci, che ci ha fornito anche il copioso materiale statistico a corredo dell’articolo pubblicato alle pagg. 6 – 9 del Notiziario.

Direttore, qual è il punto di vista dell’Automobil Club Italiano per quanto riguarda la sicurezza stradale? Nonostante l’impegno profuso dai vari soggetti competenti nel mondo dell’auto, della mobilità e dei servizi alla circolazione, formalizzato nell’obiettivo di ridurre del 50% il numero di incidenti alla data del 2010, devo ammettere che la strada da fare è ancora tanta e decisamente in salita.
L’introduzione della patente a punti, dal punto di vista del contenimento di incidenti, ha avuto una forte incidenza solo durante la prima fase di applicazione, poi, come per tutte le regole c’è stata una fase di adattamento e di rilassamento.
Anche gli investimenti che vengono stanziati per la sicurezza stradale, formazione alla guida, controlli, molto probabilmente, dovranno essere riconsiderati. Il denaro che viene stanziato per questi obiettivi rende conto di quale sia la volontà effettiva di raggiungerli.
Recentemente, ad esempio, è stato compiuto un passo avanti significativo in questo senso. Mi risulta, infatti, che siano state avanzate delle proposte di legge che andranno ad incidere sugli introiti derivanti dalle sanzioni comminate in relazione alla violazione del Codice della Strada. La norma precedente stabiliva che questi introiti andassero destinati per la sicurezza stradale, ma nei fatti questo è accaduto in modo assai limitato. Adesso sembra che il Legislatore abbia espresso la volontà di rimettere mano alle norme, stabilendo magari una percentuale inferiore di finanziamento per la sicurezza, ma con l’obbligo del controllo dell’effettiva destinazione dei fondi.
Se quanto dichiarato verrà realizzato nel concreto, allora, come cittadini, potremo vedere effettivamente dei risultati. Anche perché dall’analisi dei dati relativi agli incidenti (che sono comunque calati rispetto all’anno precedente, anche se non in maniera così significativa rispetto all’obiettivo del 2010), risulta che non tutte le cause di incidente automobilistico sono imputabili direttamente all’elemento umano, ma, in troppi casi, si possono rilevare concause direttamente nelle matrici strutturali delle reti viarie. Anche il sistema di rilevazione degli incidenti non ci dà una visione reale del problema e, secondo me, andrebbe rivisto, perché attualmente ci limitiamo ad analizzare quanti incidenti accadono in un certo punto, ma questi dati non sono incrociati con la frequenza di utilizzazione delle infrastrutture. Per cui può accadere che un dato “punto nero” – tale per cui ivi si verificano cinque incidenti – sia percorso da sole cinque auto in media! Se, viceversa, si riuscisse a stabilire correttamente che in quel punto vi transitano normalmente centinaia di auto, allora la valutazione di quel certo punto cambierebbe. Quindi, per intervenire sostanzialmente sul problema della sicurezza delle infrastrutture stradali, occorre agire su più fronti: i principali sono da una parte dimostrare l’effettiva volontà di intervento (necessariamente supportata da investimenti congrui e controlli specifici), e rivedere l’intero sistema statistico delle rilevazioni.
Un discorso a parte, poi, è quello relativo all’evoluzione della cultura della strada. Da questo punto di vista è l’utente finale che deve rendersi conto della sua responsabilità per quanto concerne la sicurezza stradale.
Sotto questo profilo, molti Enti stanno facendo la loro parte, anche perché è la materia stessa, la formazione appunto, che può essere trattata attraverso il minor impegno economico e quindi con più facilità, però, per dare dei risultati effettivi, necessita di tempi lunghi. Modificare la cultura automobilistica dei cittadini comporta intervenire nel periodo scolastico, e però coinvolgere gli adulti che, purtroppo, si portano dietro tutto un bagaglio di comportamenti ormai acquisito e difficile da sradicare.
Da questo punto di vista, l’introduzione dell’obbligatorietà alla frequenza di corsi specifici per l’ottenimento del patentino per motocicli, introdotto alle scuole medie superiori, ha dimostrato un qualche vantaggio sulla diminuzione degli incidenti in quella fascia d’età?
Credo proprio di sì. Anzi, ammetto l’importanza di allargare a tutte le due ruote, anche alle biciclette, per intenderci, la possibilità di corsi di formazione per fornire conoscenza della segnaletica stradale, cosa che purtroppo si dà per scontata.
Così, come abbiamo salutato positivamente l’introduzione della “patente a punti”, anche l’introduzione dei corsi pratici di guida obbligatori per i neopatentati (auto e moto) è un provvedimento che ritengo positivo, anche perché tenta di inculcare da subito una visone responsabile della guida.
La strada, per tante categorie di operatori, costituisce un vero e proprio ambiente di lavoro e i continui fatti di cronaca ci dimostrano come nel nostro Paese, purtroppo, nei luoghi di lavoro si continua a morire con frequenza allarmante.
Qual è l’effettiva incidenza dell’efficienza delle infrastrutture viarie nella casistica degli incidenti rilevati? Secondo me, molto alta.
Ci sono studi che analizzano e prendono in considerazione tutte le ragioni per le quali un incidente si verifica. Da questi studi emerge che l’elemento umano è sicuramente rilevante, ma laddove questo si verifica, si adottano tutti gli accorgimenti tecnologici che consentano di limitarne il peso.
In questi anni abbiamo vissuto una importante evoluzione dei sistemi di controllo all’interno degli automezzi, purtroppo non c’è stato un analogo rinnovamento delle reti viarie che consentisse, in caso di errore umano, di limitare il rischio di incidente mortale. Faccio un esempio: nella costruzione delle piste da corsa si adottano tutti gli accorgimenti strutturali affinché, in caso di incidente, scontro, uscita di pista, il pilota rimanga illeso (e parliamo di altissime velocità); sulle strade normali questo discorso non si applica, anche perché continuiamo a viaggiare su strade progettate per altri tempi di percorrenza, altre frequenze di traffico, altro numero di utenti, non più corrispondenti alle esigenze di mobilità attuali.
Che lei sappia, il Ministero alle Infrastrutture e ai Trasporti ha intenzione di mettere mano ad una ristrutturazione, non più procrastinabile, del patrimonio viario italiano?
Sicuramente c’è un piano di manutenzione e verifica, inoltre il proliferare quasi giornaliero di rotatorie è sotto gli occhi di tutti i cittadini italiani. Già l’eliminazione degli incroci, molto più pericolosi di uno scorrimento su rotatoria, va nella direzione del rinnovamento del parco viario, tuttavia bisogna anche tener presente che un conto è intervenire su una struttura di tipo urbano, un conto è farlo su una struttura extraurbana tipo autostrada.
In questo caso si parla di investimenti altissimi e le risorse economiche in gioco sono sempre poche. Fintanto che non si metterà il problema dell’adeguamento strutturale delle strade a nuovi standard di sicurezza, fra i primi punti programmatici di qualsiasi Governo, gli effetti di singoli provvedimenti , non potranno essere molto influenti nella diminuzione totale degli incidenti.
Il problema della mobilità determina effetti a cascata non solo sulla sicurezza degli utenti, ma anche sull’ambiente: inquinamento acustico, inquinamento atmosferico, consumo delle fonti energetiche non rinnovabili ed aumento delle emissioni climalteranti.
L’ACI si è posta il problema del guidare meno per guidare meglio? Certamente! Anzi, proprio a livello nazionale, recentemente è stato pubblicato il “Manifesto dell’Automobilista”, il cui punto fondamentale è proprio quello da lei suggerito. Tuttavia, colgo l’occasione della domanda per precisare che se è vero che il traffico veicolare apporta un danno ambientale, è altrettanto vero che solo il 15% dell’inquinamento totale è imputabile al trasporto stradale!
Per cui, se è vero che occorre intervenire ragionevolmente sul traffico veicolare, allo stesso tempo andrebbe posta una maggiore attenzione a tutti quegli altri aspetti dello sviluppo che sono causa maggiore di inquinamento.
Proprio nel nostro Paese, una percentuale rilevante di traffico veicolare è imputabile al trasporto merci. Troppe merci viaggiano su autocarri che hanno una vita media molto più lunga dei singoli autoveicoli, come avviene, peraltro per gli automezzi deputati al trasporto pubblico. È anche in questi ambiti specifici della mobilità che bisognerebbe dare un segnale forte. Dappertutto si dichiara questa volontà, ma purtroppo, nei fatti, non possiamo osservare risultati.
Torniamo al discorso della formazione. Cosa propone l’ACI per la crescita culturale del cittadino-automobilista? Intanto, tengo a precisare che l’Automobil Club d’Italia è stato il primo
 soggetto ad inventare la formazione in campo automobilistico; c’è addirittura una Direzione specifica nella Sede centrale che se ne occupa specificatamente, rivolta ai vari insegnanti che, a loro volta a cascata, andranno ad intervenire localmente, anche nei confronti degli utenti finali.
L’ACI di Ascoli Piceno, per esempio, ha formato al suo interno alcune figure che poi si recano nei vari Istituti Scolastici per fare Educazione Stradale. Allo stesso tempo riteniamo che la formazione alla guida non possa limitarsi all’ambiente-aula, ma, se si vuole coinvolgere un target giovanile, non si può prescindere dall’esperienza diretta. Per esempio, in occasione dell’ultima Giornata della Sicurezza Stradale che abbiamo organizzato ad Ascoli Piceno nei giorni 23 e 24 maggio, il fatto che i ragazzi potessero testare direttamente la simulazione di crash sull’apposita slitta, ha determinato un forte impatto psicologico sugli stessi, perché hanno potuto verificare direttamente cosa significa subire un urto (nel caso specifico a 30 Km/h) dal vero, e verificare l’efficacia della cintura di sicurezza.
Sulla scia di questo percorso, si inserisce la nostra proposta relativa a corsi di guida pratica per giovani ciclomotoristi, da affiancare ai corsi teorici in aula, già obbligatori.
Peraltro, l’obbligatorietà dei corsi di guida sicura, secondo me, andrebbe estesa anche ai possessori di normale Patente auto, anche perché, proprio in occasione della Giornata della Sicurezza Stradale, abbiamo potuto constatare come si comporta il guidatore medio in presenza di situazioni a rischio, per quanto simulate.
Tra l’altro, va detto che il costo di questi corsi è piuttosto esiguo: un corso per ciclomotoristi costa quanto un casco e credo che un genitore non avrebbe difficoltà ad investire questa piccola spesa per avere una garanzia in più sulla sicurezza di guida del proprio figlio. Senza contare che, qualora corsi di questo tipo fossero obbligatori, il costo unitario per la frequenza subirebbe una notevole riduzione.
Per concludere: credo che investire sulla formazione dell’automobilista e del ciclo- motorista, sia un processo vantaggioso per tutta la società. È chiaro che per ottenere degli effetti nel tempo, occorrerà aspettare un ricambio generazionale, perché se è facile cominciare un percorso di formazione in giovane età, è un po’ più difficile intervenire sulle abitudini e le menti degli automobilisti adulti. Prova ne sia, che se da un lato il proliferare di rotatorie nei centri urbani tenta di snellire i punti critici, dall’altro sembra proprio mancare una conoscenza specifica, da parte degli adulti , su come ci si muove all’interno di una simile struttura viaria.
Direttore, può farci un consuntivo della Giornata della Sicurezza Stradale, qui ad Ascoli Piceno? In realtà si è trattato di una “due giorni”. Nella prima giornata, il 23, abbiamo svolto dei corsi di guida sicura, grazie all’apporto del personale qualificato della Società Vallelunga Spa (ndr: la Società Vallelunga Spa gestisce un autodromo al cui interno è attiva una pista di guida sicura fra le più avanzate d’Europa), mentre il 24, abbiamo organizzato la vera e propria Giornata della Guida Sicura, Sportiva, Ecologica e Preventiva, attrezzando due aree all’interno del centro cittadino.
Sono stati veramente tanti i partner dell’iniziativa: Polizia Stradale, Polizia di Stato, Carabinieri, Provincia e Comune di Ascoli Piceno, Prefettura, Protezione Civile, Croce Rossa Italiana, Concessionari di Auto, Vigili del Fuoco e molti altri. Ognuno ha portato il suo contributo, illustrando e socializzando con la cittadinanza le proprie competenze e le proprie specificità. Ad esempio, si è illustrato come funziona un etilometro o un autovelox oppure come si svolge un intervento in caso di incidente stradale. In questo caso si è messa in scena una vera e propria simulazione con autovetture incidentate e attori. Quest’anno, poi, per meglio agganciare le giovani generazioni (14 – 18 anni), abbiamo proposto un gioco: Triathlon in Sicurezza. I ragazzi, divisi in squadre, hanno dapprima risposto ad un test riguardante domande di cultura generale sul Codice della Strada; poi hanno dovuto affrontare delle prove pratiche (frenata in motorino su spazio limitato e slalom), infine hanno dovuto simulare un intervento di primo soccorso.
Una piccola Commissione ha valutato le varie prove provvedendo a riconoscere, con la consegna di gadget e attestati, la squadra più performante.
Come hanno risposto i privati e le aziende, che magari dovrebbero spingere i propri dipendenti, soprattutto quelli che hanno a che fare con la strada, a questa iniziativa e alla proposta di implementare corsi di guida sicura? La sensibilità per la sicurezza su strada sta aumentando, anche se c’è ancora molto da fare su questo fronte.
Tra l’altro, una ditta della zona: la Rec-fer di Roberto Capocasa, ha fornito tutte le auto incidentate, previa bonifica delle parti pericolose, dimostrando una grande sensibilità per i temi trattati.
Quali sono gli obiettivi 2008 per l’ACI della Provincia di Ascoli Piceno? Sicuramente di incrementare l’impegno rivolto alle scuole nello specifico dell’educazione stradale. Poi, replicheremo questa iniziativa ascolana della Giornata della Sicurezza Stradale, magari puntan-do ad una sua istituzionalizzazione ed esportazione su altri luoghi sensibili del territorio provinciale.
Ci interessa implementare la cultura di un corretto utilizzo delle strade e dei mezzi a motore, pertanto saluteremo con entu- siasmo ogni tipo di collaborazione con Enti, Pubblici e Privati, che potrà dare ulteriore impulso a questa dinamica.

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