L’Europa bacchetta gli Stati membri sull’inquinamento atmosferico

Lussemburgo, Belgio e Regno Unito sotto la lente della Commissione per inadempimento degli obblighi previsti dalla normativa dell’Unione

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Solo nel mese di febbraio la Commissione europea ha adottato ben 121decisioni, tra le quali 18 pareri motivati e 8 deferimenti alla Corte di giustizia dell’Unione europea, avviando azioni legali nei confronti di alcuni Stati membri per inadempimento degli obblighi previsti dalla normativa dell’Unione.
Per quanto riguarda il settore ambientale e in particolare l’inquinamento atmosferico sono finite sotto l’attento occhio della Commissione, anche Paesi che in genere si distinguono per la loro attenzione all’ecologia e alla sostenibilità, come Lussemburgo, Belgio e Regno Unito.

Secondo la Commissione, il Regno Unito non è stata in grado di ridurre i livelli eccessivi di biossido d’azoto (NOx), principale precursore dell’ozono troposferico, nonché causa di gravi problemi alle vie respiratorie e di mortalità precoce.
In 15 zone del Paese i limiti di inquinamento atmosferico sono regolarmente superati e gli abitanti delle città sono i più esposti a causa dei fumi del traffico, ma i piani per migliorare la qualità dell’aria stimano che per il rispetto di Londra con gli standard dell’UE sarà raggiunto solo nel 2025, quindici anni dopo la scadenza originale, e nel 2020 per le altre 15 zone.
La normativa europea, che fissa limiti di inquinamento dell’aria ed i limiti di NOx, infatti, avrebbe dovuto essere realizzata entro il 1° gennaio 2010, salvo proroga concessa fino al 1° gennaio 2015 per consentire agli Stati membri di redigere dei Piani credibili per soddisfare gli standard di qualità dell’aria entro cinque anni dalla scadenza originaria.
Il Regno Unito, tuttavia, non ha ancora presentato alcun piano per le zone in questione, pertanto la Commissione ritiene tale Paese in violazione dei suoi obblighi ai sensi della direttiva. Ora il Regno Unito ha due mesi per rispondere alla lettera di messa in mora inviata.

Problemi di inquinamento atmosferico anche per il Belgio, al quale la Commissione chiede di intervenire in tema di inquinamento per tutelare i cittadini dalle polveri sottili (PM10), che provenienti dalle emissioni dell’industria, del traffico e del riscaldamento domestico, possono causare asma, problemi cardiovascolari, cancro del polmone e mortalità precoce.
Gli abitanti di Bruxelles, della zona portuale di Gand, di Anversa (compresa la zona portuale), delle Fiandre e di Liegi sono esposti dal 2005 a livelli pericolosi di PM10 e secondo la Commissione, il Belgio non ha adottato misure sufficienti per proteggere la salute dei cittadini.
L’invito è quello di adottare al più presto delle misure per risolvere la questione, ma se il Belgio non agisse opportunamente la Commissione potrà deferire la questione alla Corte di giustizia dell’UE.

Infine il Lussemburgo, al quale la Commissione chiede in che modo ha recepito nella propria normativa nazionale la legislazione dell’UE sulle emissioni industriali. La nuova direttiva europea sulle emissioni industriali, che doveva essere attuata a livello nazionale entro il 7 gennaio 2013, sostituisce e aggiorna le precedenti norme atte a prevenire, ridurre e, nei limiti del possibile, eliminare l’inquinamento derivante dalle attività industriali.
Tuttavia, il Lussemburgo, non avendo rispettato la scadenza, ha ricevuto la lettera di costituzione in mora a luglio 2013, alla quale ha risposto che sta esaminando un progetto di strumento legislativo, ma di fatto non ha ancora fornito un calendario preciso e, poiché la direttiva non è stata ancora attuata, la Commissione invia ora un parere motivato. Ora il Lussemburgo ha due mesi per intervenire, superati i quali la Corte di giustizia dell’UE potrebbe infliggere sanzioni pecuniarie.

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