L’Italia del Riciclo 2021: crescono i numeri del riciclo ma non per i veicoli fuori uso
Ancora lontani gli obiettivi europei sul recupero totale, crescono le esportazioni e permangono alcune criticità storiche.
Presentato quest’oggi, 14 dicembre, a Roma, presso la Sala Nazionale e anche in live-streaming su Ricicla TV e sulle pagine Facebook di FISE Unicircular e della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, l’edizione 2021 de “L’Italia del Riciclo”, il Rapporto a cura della FSS e Fise Unicircular, con il patrocinio del Ministero della Transizione Ecologica e dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale – Ispra che da dodici anni illustra il quadro del settore in Italia.
É un’edizione in chiaroscuro, con un sistema industriale gravato dagli effetti di un anno anomalo caratterizzato dalla pandemia e che, nonostante tutto, ha “tenuto botta”, confermando una posizione di avanguardia a livello europeo.
Buoni i risultati dei tassi di riciclo in tutti i rifiuti da imballaggio che si sono mantenuti alti su tutte le filiere merceologiche; lo stesso non si può dire per: veicoli fuori uso (che mantengono il gap con l’obiettivo Ue di recupero totale), pile e accumulatori (che hanno incrementato di poco più dell’1% la raccolta sul 2019), mentre il settore della raccolta e del riciclo degli oli minerali usati ha pagato la contrazione dei consumi ingenerata dalla pandemia con un calo dell’11% nel confronto col 2019.
Ma cerchiamo di vedere meglio i dati concentrandoci su quanto emerge dal Rapporto circa i veicoli fuori uso.
Gli ultimi dati disponibili (relativi al 2019) fanno emergere che il numero dei veicoli immatricolati, rientranti nel campo di applicazione del D. Lgs. 209/2003 è diminuito del 2% rispetto al 2018, attestandosi a 2 milioni di veicoli.
L’età media del parco circolante è aumentata ancora arrivando a 13,2 anni (era 12,9 nell’ultimo Rapporto dello scorso anno); tuttavia sono aumentate del 5% le cancellazioni dal Pubblico Registro Automobilistico, cosa che ha portato l’età media dei veicoli cancellati a 16 anni rispetto ai 15,7 del 2018.
Anche sul fronte delle esportazioni di veicoli si è assistito ad una crescita nell’ultimo triennio: dai circa 467.000 veicoli nel 2017 a circa 509.000 unità nel 2019; un fenomeno, questo, che da tempo è attenzionato dal Parlamento e dalla Commissione europea i quali, in questi anni, hanno più volte chiesto agli Stati membri di mettere in atto opportuni strumenti di controllo e dissuasione delle dinamiche di esportazione.
L’Italia, da questo punto di vista aveva già affrontato la questione con la modifica dell’art. 103 del Codice della Strada (Legge di Stabilità 2016; art. 1, comma 964) che prevede che chi vende un veicolo all’estero non lo può radiare dal PRA finché non prova che è stato reimmatricolato in un altro Paese; e, più recentemente, con la Legge 120/2020 recante “Conversione in legge, con modificazioni, del DL 16 luglio 2020, n. 76”, il cosiddetto Decreto Semplificazione che ha stabilito, tra l’altro, che per esportare un veicolo è sufficiente che lo stesso risulti in regola con gli obblighi di revisione o sia stato sottoposto, nell’anno in cui ricorre l’obbligo della revisione, a omologazione e che non sia pendente un provvedimento di revisione singola.
Il Rapporto “L’Italia del Riciclo 2021” evidenza poi, nella fattispecie dell’andamento delle percentuali di reimpiego e riciclaggio, una sostanziale stabilità (anche nel 2019 la percentuale di reimpiego e riciclaggio è cresciuta rispetto all’anno precedente facendo raggiungere il target dell’85% previsto per il 2015), però il permanere di vecchie carenze strutturali non ha consentito di aumentare la percentuale del recupero totale che rimane ben al di sotto dell’obiettivo Ue fissato al 95%.
Ancora una volta le criticità evidenziate nel Rapporto sono quelle di natura economica e pratica di “accedere a impianti di recupero della frazione residua dalle operazioni di frantumazione”, mentre il car fluff continua ad essere la frazione principale avviata a smaltimento laddove se ne potrebbe adeguatamente sfruttare l’alto potere calorifico.
Non si è risolto l’annoso problema dello scarso livello qualitativo del materiale in ingresso nei centri di demolizione, senza contare la più volte citata cannibalizzazione dei pezzi di ricambio che continua a compromettere la sostenibilità economica dei professionisti del fine vita dei veicoli.
Questi ultimi, poi, segnalano – e il rapporto ne fa menzione – le difficoltà di intervento su alcune componenti dei veicoli (ad esempio, cruscotti, imbottiture e rivestimenti dei sedili, ecc.), ancora progettate e assemblate in fase di produzione in maniera tale da rendere inefficaci le procedure di recupero e riciclo (tanto più se si considera la succitata impossibilità di avviare il car fluff a recupero energetico).
Ultimo, ma non meno importante, fra gli aspetti problematici individuati dal Rapporto per la filiera degli autoveicoli fuori uso, il fatto che, una larga percentuale di Centri di raccolta non si sia dotata di un adeguato sistema di pesatura con la conseguenza che nei formulari e nei registri si vanno ad inserire quantità non reali, ma solo stimate.
“Questi anni di pandemia ci stanno facendo toccare con mano quanto le nostre economie siano fragili e dipendenti dalla politica degli approvvigionamenti di altri Paesi”, ha commentato Paolo Barberi, Presidente di FISE Unicircular. “Ecco quindi che il riciclo, oltre alla valenza che esso riveste per la transizione ecologica, assume ancor più un’importanza strategica per la resilienza del nostro sistema economico e sociale. Per questo motivo, occorre creare un mercato e una cultura che valorizzino adeguatamente, con opportuni strumenti, i materiali e i prodotti da riciclo, scoraggiando il ricorso all’utilizzo delle materie prime vergini e premiando un settore industriale fatto spesso di attività private di piccole o medie dimensioni, che hanno consentito e consentono il raggiungimento di importanti risultati di recupero di materia e energia dai rifiuti”.
“Il sistema italiano del riciclo dei rifiuti, pilastro dell’economia circolare e importante anche per ridurre i consumi di energia e le emissioni di gas serra, ha tenuto bene nel 2020, l’anno più duro della pandemia. Ora può giocare un ruolo importante nella ripresa del Paese”, così Edo Ronchi, Presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, che ha poi aggiunto: “Deve però attrezzarsi meglio per cogliere le nuove sfide ed evitare errori che potrebbero farlo arretrare. Per cogliere le nuove sfide il riciclo deve avere maggiori sbocchi per i materiali che produce in modo che le materie prime seconde siano preferite alle materie prime vergini e maggiormente richieste e impiegate. Gli errori da evitare sono quelli che colpiscono i punti di forza del sistema italiano del riciclo e risentono di spinte di interessi e convenienze particolari con ricadute però negative sulle maggiori quantità di rifiuti riciclati”.