Auto elettriche: solo l’11% dei punti di ricarica in Ue è veloce
Sono appena circa 25.000 in tutta l’area; troppo pochi, secondo ACEA, per assicurare un massiccio passaggio all’auto elettrica nel prossimo futuro.
Con la conclusione della 26ma Conferenza delle Parti della Convenzione ONU sui Cambiamenti Climatici che ha prodotto risultati non del tutto convincenti in termini di impegni da parte dei Paesi partecipanti, ora si apre la delicata, e per certi versi ordinaria, fase di realizzazione di tali impegni che, prevedono, tra l’altro: la riduzione delle emissioni globali del 45% (rispetto al 2010) entro il 2030 e il loro azzeramento complessivo entro la metà del secolo.
Non solo, durante il confronto sono emerse precise decisioni circa: il taglio sulle emissioni di metano; la protezione delle foreste e il passaggio alle auto elettriche.
Ebbene, su questo punto in particolare già da tempo l’Associazione Europea dei Costruttori di Autoveicoli – ACEA, sta inviando segnali precisi ai decisori europei espungendo i dati relativi al numero, alla localizzazione nell’area Ue e alla qualità dei punti di ricarica per i veicoli elettrici dal suo rapporto annuale Make the Transition to Zero-Emission Mobility che tiene traccia dei progressi sui principali fattori abilitanti per autovetture e furgoni a propulsione alternativa.
In data 9 settembre, l’Associazione dei costruttori aveva diramato i dati che evidenziano una sostanziale disomogeneità dei punti di ricarica in Ue, mentre sul finire del mese aveva pubblicato una mappa interattiva che esplicita la correlazione fra vendite di auto elettriche e disponibilità di punti di ricarica in Ue da cui si evince che il 70% dei punti di ricarica disponibili in Ue si trova in tre Paesi: Olanda (29,7% pari a 66.665), Francia (20,4%, pari a 45.751) e Germania (19,9%, pari a 44.538) che insieme rappresentano solo il 23% della superficie totale dell’Ue; pertanto il residuo 30% delle infrastrutture di ricarica disponibili è dislocato nel 77% dell’area complessiva.
Durante i primi giorni della COP26, e mentre i governi nazionali e il Parlamento Ue sono al lavoro per preparare le loro posizioni sul Regolamento sulle infrastrutture per i combustibili alternativi (AFIR) così come proposto dalla Commissione europea a luglio, sempre ACEA ha reso noto un elemento ulteriore di riflessione se si vuole approcciare seriamente l’impegno del passaggio alle auto elettriche, ovvero: che non solo c’è una evidente mancanza di punti di ricarica in tutta l’area UE, ma pochissimi di questi possono effettivamente ricaricare i veicoli ad una velocità accettabile.
Dei circa 225.000 caricabatterie pubblici attualmente disponibili nell’UE (dati 2020), solo circa 25.000, in pratica 1 su 9 (11%), sono adatti alla ricarica rapida (cioè con una capacità di oltre 22 kW); tutti gli altri, con una capacità di 22 kW o meno, includono molte prese di corrente a bassa capacità comuni o da giardino!
Questo significa che per ricaricare un’auto elettrica adoperando una di queste 200.000 prese di corrente a bassa tecnologia può richiedere fino a un’intera notte, mentre il ricorso ad un caricabatterie rapido accorcia l’operazione di ricarica a meno di un’ora.
Fonte: ACEA
Puntare, quindi, ad un mercato più forte di autoveicoli elettrici significa non solo adoperarsi per spingere sulla leva dei prezzi con adeguate misure di sostegno, ma anche, e soprattutto agire affinché i consumatori non vedano l’auto elettrica come un problema o come una risorsa per pochi.
“Le persone hanno bisogno di vedere molti caricabatterie nel loro ambiente quotidiano e questi punti di ricarica devono essere veloci e facili da usare, senza dover aspettare in lunghe code… La ricarica dovrebbe essere comoda e semplice come lo è oggi il rifornimento di carburante” ha affermato il direttore generale di ACEA, Eric-Mark Huitema che, tuttavia ha ammonito: “Sfortunatamente, la proposta AFIR non è neanche lontanamente abbastanza ambiziosa per raggiungere questo obiettivo. Inoltre, è totalmente disallineato con i nuovi obiettivi di CO2 proposti per le auto”.
Da parte dei costruttori, quindi, è forte l’esortazione al Parlamento Ue e al Consiglio per rafforzare in modo significativo la proposta della Commissione, al fine di garantire che l’Europa possa costruire una fitta rete di infrastrutture di ricarica e rifornimento, compreso un numero sufficiente di caricabatterie veloci in ciascuno Stato membro dell’UE entro il 2030.