Auto elettriche: in Ue scarsa e disomogenea la geografia dei punti di ricarica
Dai dati ACEA del Rapporto 2021 “Making the transition to zero-emission mobility” emerge un quadro di forte disuguaglianza fra i Paesi membri. In Italia appena 5,1 punti di ricarica ogni 100 Km di strade.
Nonostante i dati nazionali relativi al mese di agosto restituiscano la fotografia di una forte contrazione del mercato delle quattro ruote, gli stessi dati evidenziano la crescita costante della quota di auto elettriche rispetto alle vetture ad alimentazione tradizionale. Un segno evidente di come la domanda dei consumatori stia mutando verso le tecnologie più pulite, anche in virtù di misure incentivanti appositamente messe in campo.
In un suo comunicato di inizio settembre, Motus-E, la prima associazione in Italia costituita per fare sistema e accelerare il cambiamento verso la mobilità elettrica e che associa tanti stakeholders dai settori automotive, industriale e della ricerca, nella sua consueta rilevazione mensile sullo stato dell’arte del mercato dell’elettrico in Italia ha evidenziato che, lo scorso mese: “le PEV (Plug-in Electric Vehicle, somma di BEV e PHEV) sono cresciute dell’83,81%, con 6.459 unità, suddivise in 3.233 BEV (auto elettriche a batteria) e 3.226 PHEV (ibride plug-in), che crescono rispettivamente del 71,51% e del 98,04% rispetto alle vendite registrate ad agosto dell’anno scorso. La quota di mercato delle PEV è ormai impressionante e raggiunge il 9,97% (rispettivamente 4,99% BEV e 4,98% PHEV) sfiorando il 10% di mercato già raggiunto nel mese precedente“.
Una crescita notevole che, tuttavia, non deve farci dimenticare come, al di là dei costi di acquisto, gran parte della domanda continua ad essere frenata dal fattore rappresentato dalla ridotta e variamente distribuita rete di ricarica sul territorio.
Un problema, questo, non solo locale, visto che anche nel resto d’Europa i numeri dei punti di ricarica sono ancora bassi e non equamente distribuiti nei vari Paesi.
Ad evidenziare tale disfunzione del sistema è stata ACEA, l’Associazione dei costruttori europei di autoveicoli che, in data 9 settembre ha comunicato i dati relativi alla “mappa” dei punti di ricarica in Europa espungendo gli stessi dal più ampio Rapporto Statistico “Making the transition to zero-emission mobility” (edizione 2021), che monitora l’adozione da parte del mercato e l’accessibilità dei veicoli a propulsione alternativa, nonché la disponibilità di infrastrutture, nonché i principali “fattori abilitanti” per la mobilità a zero emissioni in un arco temporale che va dal 2014 al 2020.
Ebbene, la mancanza di punti di ricarica elettrica lungo le reti stradali-chiave (autostrade, strade statali, provinciali e comunali) è decisamente grave nella maggior parte dei Paesi membri dell’Ue e ben 10, fra questi (Bulgaria, Cipro, Repubblica Ceca, Estonia, Grecia, Ungheria, Lettonia, Lituania, Polonia, Romania) non hanno nemmeno un caricabatterie ogni 100 chilometri di strade.
Tra l’altro, e non a caso, tutti questi Paesi (ad eccezione dell’Ungheria) hanno anche una quota di mercato delle auto elettriche inferiore al 3%.
Non solo, 18 Stati membri dell’UE hanno meno di 5 punti di ricarica per 100 Km di strade e solo quattro possiedono più di 10 caricabatterie ogni 100 Km di strade.
A guidare la Top Five in questo senso sono: Paesi Bassi (47,5), Lussemburgo (34,5), Germania (19,4), Portogallo (14,9) mentre l’Austria si posiziona in coda con un saldo di 6,1.
L’Italia risulta in settima posizione con una media di 5,1, appena dopo il Belgio (5,5) che, tuttavia, la supera in termini di quota di mercato EV (9,5 contro 4,3).
Fonte: ACEA
Ora, ricorda ACEA, tra gli impegni del Pacchetto Clima “Fit for 55” pubblicato in luglio la Commissione Ue ha proposto che, entro il 2030, le emissioni di anidride carbonica delle auto nuove dovranno essere del 55% inferiori ai livelli del 2021, rispetto all’obiettivo del 37,5% per il 2030 fissato solo tre anni fa; un traguardo che obbliga le case produttrici a immettere sul mercato milioni di nuovi veicoli elettrici.
E proprio qui entra in gioco la necessità di una puntuale rete di ricarica perché i consumatori non saranno invogliati all’acquisto se non sarà loro garantita la possibilità di ricaricare il mezzo ovunque e con facilità.
“Se i cittadini di Grecia, Lituania, Polonia e Romania devono ancora percorrere 200 Km o più per trovare un caricabatterie, non possiamo aspettarci che siano disposti ad acquistare un’auto elettrica”, ha dichiarato il DG di ACEA, Eric-Mark Huitema.
“Dovranno essere compiuti enormi progressi nell’implementazione delle infrastrutture in tutta l’UE in un lasso di tempo molto breve. I progressi fatti in alcuni Paesi dell’Europa occidentale sono incoraggianti, ma non dovrebbero distrarci dallo stato disastroso della rete di ricarica in altri paesi dell’UE”.
E qui il DG di ACEA non si risparmia un appunto: “Purtroppo, la proposta per un Regolamento sulle infrastrutture per i combustibili alternativi – anch’essa una componente del pacchetto Fit for 55 – non è in sintonia con le ambizioni della Commissione per gli obiettivi di CO2. Sebbene apprezziamo l’introduzione di obiettivi vincolanti tanto necessari per le stazioni di ricarica e rifornimento in ciascuno Stato membro, dovranno essere rafforzati in modo significativo se vogliamo raggiungere i nostri obiettivi climatici”.
Di qui, la richiesta rivolta al Parlamento Ue e al Consiglio da parte dei produttori europei di autoveicoli di cogliere questa opportunità per creare le giuste condizioni per la mobilità elettrica durante i prossimi negoziati su Fit for 55.