ECO-INCENTIVI ALL’OSSO E NON PER TUTTI

ecoincentivi

Dal 14 marzo del 2013 sono previsti 40 milioni di euro destinati agli incentivi per i veicoli.
Questo esiguo “aiuto” consentirà l’acquisto agevolato di appena 25.000 esemplari e bisogna anche affrettarsi a prenotare o si rischia di restare fuori e non essere ammessi neppure alla lista dell’anno a seguire.
I veicoli che usufruiranno degli incentivi saranno quelli elettrici, ibridi o a gas, con emissioni di CO2 non superiori a 120 g/Km (i mezzi più pesanti sono quindi esclusi).
La visione dell’auto ecologica che risulta dalle scelte operate nell’erogare le agevolazioni è piuttosto ristretta: un’auto dalle basse emissioni, ma della quale si è deciso volutamente di ignorare il processo di produzione dalla fabbrica allo smaltimento.
Si accantonano altri requisiti riguardanti la sostenibilità che non dovrebbe limitarsi alla semplice, seppur importante, constatazione di una bassa concentrazione di emissioni nocive nell’aria.

Un altro tema caldo che dovrebbe essere rivalutato, sempre in difesa degli automobilisti, è la proposta di “rivedere” le accise sui carburanti. La voce “carburante” nelle spese degli italiani è raddoppiata in 20 anni e il Governo non è molto interessato ad operare dei cambiamenti perché questa tassazione rende bene all’Erario (oltre 32,5 miliardi di euro). In ogni caso, nella richiesta di rimodulazione delle accise non si fa alcun accenno ai carburanti “alternativi”. Sottolineando, anche in questo caso, la solita scelta miope di valutare solo alcuni aspetti di un problema come per gli incentivi alle auto “ecologiche”.

La mentalità di ridurre la mobilità privata è un’utopia, almeno per il momento, e se c’è stata una diminuzione di acquisti di nuovi veicoli questa è dovuta solo alla crisi.
La ripresa, se mai ci sarà, non potrà però contare solo sulle maggiori possibilità di acquisto dei compratori, ma dovrebbe essere strutturata attraverso una riorganizzazione di tutta la “filiera” che non è affatto semplice e deve tenere conto di una serie di parametri da rivedere e riorganizzare, quali, stabilimenti che andranno riconvertiti, addetti che dovranno essere tutelati e ricollocati, mobilità privata che dovrà essere orientata verso quella pubblica.
Queste decisioni non possono essere lasciate al mercato, ma dovrebbero essere prese da una guida politica che finalmente decida di prendere una posizione in merito, visto che finora solo la Commissione europea ha mostrato un certo interesse a volere rispondere a queste pressanti questioni. L’Italia resta ancora “al palo”, ci auguriamo che il prossimo Governo mostri una maggiore propositività e partecipazione, rispondendo almeno ad alcune di queste non trascurabili domande.

I semplici acquirenti privati non si illudano, però, perché questa manna, abbastanza ristretta, è destinata in minima parte ai cittadini (4,5 milioni di euro), la fetta più consistente delle risorse verrà impiegata per le flotte pubbliche e aziendali.

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