Produzione automobilistica mondiale: diffusi i dati 2020 dell’OICA
Con il -16% a livello globale, la produzione automobilistica nel mondo è tornata ai livelli del 2010; il calo medio in Europa si è assestato al -21%.
Sul finire dello scorso mese, OICA – Organizzazione internazionale dei costruttori di autoveicoli ha diffuso i dati 2020 sulla produzione automobilistica mondiale evidenziando l’impatto senza precedenti che la diffusione del virus Covid-19 e le conseguenti misure di contenimento messe in atto dai diversi Paesi del mondo hanno provocato su un settore nevralgico dell’economia globale.
OICA, che ha sede a Parigi ed è stata fondata nel 1919, riunisce 36 associazioni nazionali di categoria in tutto il mondo, inclusi tutti i principali Paesi produttori di automobili in Europa, America e Asia ed è l’unica organizzazione non governativa di produttori di auto e camion accreditata presso le Nazioni Unite a rappresentare gli interessi tecnici nelle istituzioni e organizzazioni internazionali.
Ebbene, dati alla mano, lo scorso anno, secondo la ONG, si è verificata: “la peggiore crisi che abbia mai avuto un impatto sull’industria automobilistica, un settore chiave dell’economia mondiale”, come ha sinteticamente dichiarato il presidente di OICA, Fu Bingfeng.
A livello globale il calo della produzione automobilistica si è assestato al -16%, percentuale equivalente a -78 milioni di autoveicoli prodotti e a sua volta equivalente ai livello di vendita del 2010. Insomma, l’annus horribilis dell’industria automobilistica mondiale si è chiuso con risultati che hanno cancellato tutta la crescita realizzata nell’ultimo decennio.
Peraltro, sottolineano da Parigi, il deprimente 2020 con la chiusura di gran parte dell’industria automobilistica e dei suoi numerosi fornitori in tutto il mondo per diverse settimane è arrivato dopo un anno durante il quale la produzione mondiale di auto si era già contratta del 5% (circa meno 92,2 milioni di auto, camion e autobus).
In questo contesto di generale contrazione l’industria automobilistica del Vecchio Continente (che da sola rappresentava il 22% della produzione mondiale), lo scorso anno ha registrato un calo medio del 21% con tutti i Paesi coinvolti con picchi dall’11% al 40%.
Nel continente americano sono stati prodotti 15,7 milioni di unità, il 20% della produzione globale, tuttavia, nella sola regione NAFTA (USA+Canada+Messico) il calo complessivo è stato del 20% con gli USA, da soli, al -19%.
Ancora più pesante la situazione nell’America del Sud con il l’industria brasiliana scesa del 32% e tutta l’area, in generale, cha ha registrato una riduzione di oltre il 30%.
Su percentuali vicine il calo subito dal continente africano: oltre il -35%!
Ad opporre una più efficace resistenza ai colpi della crisi pandemica è stata l’intera regione asiatica (peraltro la più grande regione produttrice al mondo con una quota del 57% della produzione mondiale) che, complessivamente, ha registrato un calo del solo 10%, guidata dal colosso cinese che è riuscito a contenere la riduzione entro il 2%.
Analizzando i dati relativi a vendite e immatricolazioni nei diversi Paesi, OICA ha osservato un andamento sostanzialmente parallelo ma limitato a circa il -12%: “gli ultimi mesi del 2020 hanno mostrato globalmente un graduale recupero ai livelli del 2019 – ha rimarcato il Presidente Bingfeng – tale che i risultati finali sono stati chiaramente migliori del calo originariamente previsto del 20% o più”.
Tuttavia, si sono rilevate marcate differenze nei diversi Paesi con forti cali di oltre il 20% o addirittura del 30% nella maggior parte dei mercati principali, ad eccezione della Cina (-2%) e della Corea del Sud che hanno visto addirittura una crescita del 6%.
Nel Vecchio continente, anche il mercato turco è riuscito a limitare i danni dopo due anni consecutivi di forti cali nel 2018 e nel 2019.
E il futuro? Quali prospettive si aprono per l’industria automobilistica?
“Si prevede che la domanda di mobilità per persone e merci rimarrà elevata – ha rimarcato il Presidente dell’OICA; da un lato c’è la cognizione del fatto che l’industria automobilistica sta affrontando contemporaneamente molte sfide oltre alla necessità di recuperare economicamente: aumento della domanda di prodotti sempre più green e più sicuri, senza contare gli aspetti legati alla connettività e all’automazione sono aspetti che si legano fortemente alla necessità di rivedere gli aspetti legati alla produzione.
“I produttori di veicoli e le loro vaste reti di fornitori stanno raccogliendo tutte queste sfide – ha concluso Bingfeng – e continueranno a plasmare il futuro della mobilità pulita e sostenibile”.