Veicoli commerciali Ue: gennaio -7,2% le nuove immatricolazioni
Nel confronto con i principali mercati europei l’Italia è riuscita meglio a contenere il calo della domanda e in due segmenti, addirittura, ha registrato una crescita.
Il nuovo anno è partito, comprensibilmente, con il segno “meno” per il settore dei veicoli commerciali che, nel complesso, ha visto contrarre la domanda di nuove immatricolazioni del 7,2% in rapporto a gennaio 2020 con una differenza di 11.035 unità.
Lo afferma ACEA – European Automobile Manufacturers Association nel primo report mensile 2021 dedicato all’andamento del mercato dei veicoli commerciali in Europa.
Ebbene, secondo i dati pubblicati stamane il calo della domanda ha interessato tutti i segmenti, sebbene, il calo delle vendite di furgoni abbia impattato maggiormente sul totale finale dal momento che tale segmento rappresentava quasi l’80% delle immatricolazioni totali dell’UE.
Quasi tutti i mercati, ad eccezione di Svezia, Slovenia, Lituania, Lettonia, Grecia e Francia, hanno visto diminuire la loro domanda e, nei mercati-chiave i risultati sono stati piuttosto disallineati con la Spagna che ha visto diminuire sensibilmente le immatricolazioni (-29,3%), seguita dalla Germania (-17,1%), mentre l’Italia è riuscita a contenere le perdite (-6,7%) e la Francia, come già detto, addirittura, ha incrementato i propri risultati (5,7%).
Vediamo insieme i dati per segmenti.
Nuovi veicoli commerciali leggeri (LCV) fino a 3,5 tonnellate.
A livello europeo, nel primo mese dell’anno, la domanda di furgoni è calata del 7,1% rispetto a gennaio 2020 (116.177 unità contro 125.017). Molti i segni negativi – anche a due cifre – con la Lituania che raggiunge il risultato peggiore (-37,3%).
Nella classifica dei principali mercati dell’Unione, la Francia è in testa, unico mercato, fra i 4 ad aver registrato una crescita (7,4%); tutti gli altri hanno subìto una riduzione dei volumi, ma, con la Spagna che ha registrato la performance peggiore (-31,2%), seguita dalla Germania (-18,5%) e dall’Italia (-9,2%).
Nuovi veicoli commerciali pesanti (HCV) di 16 tonnellate e oltre.
Nel comparto degli autocarri pesanti la contrazione della domanda, in generale, è stata meno pesante il mese scorso in rapporto ai risultati del primo mese dello scorso anno (-3,3% pari a 19.227 contro le precedenti 19.889). In questo caso i cali sono stati piuttosto diffusi tra i diversi mercati (spesso con punte a due cifre) e pochi casi di crescita (Cipro, Ungheria, Italia, Lettonia, Lituania, Polonia).
Piuttosto allineate le perdite nei maggiori mercati dell’Europa occidentale: Spagna (-8,6%), Francia (-7,8%) e Germania (-5,3%), mentre, come già accennato, il nostro Paese ha visto una considerevole crescita (+ 8,7%).
Nuovi veicoli commerciali medi e pesanti (MHCV) oltre 3,5 tonnellate.
Rispetto al comparto dei veicoli commerciali più pesanti, il segmento MHCV ha visto una partenza 2021 con un calo più marcato a livello europeo (-5,8%), con la domanda scesa dalle precedenti 24.198 unità alle 22.795.
Salvo pochissime eccezioni (Ungheria, Lettonia, Lituania, Polonia e Italia), tutti i 26 mercati Ue hanno registrato cali considerevoli, anche a doppia cifra, come nei casi di Spagna (-12,8%), Germania (-11,5%) e Francia (-4,9%).
Anche in questo caso, invece, l’Italia è riuscita a registrare una crescita (8,5%).
Nuovi autobus e pullman medi e pesanti (MHBC) oltre 3,5 tonnellate.
Quello dei mezzi a motore dedicati al trasporto collettivo è stato il settore che ha subìto il calo maggiore a gennaio 2021 con le immatricolazioni che sono diminuite del 24,1% rispetto a gennaio 2020 (2.490 unità contro le precedenti 3.282).
Anche in questo caso sono poche le eccezioni rispetto alla media negativa: solo Austria, Repubblica Ceca, Irlanda, Lettonia, Lituania, Romania, Slovenia e Svezia hanno registrato un aumento della domanda. Altrove si è assistito ad un calo marcato cui non si sono sottratti i 4 mercati-chiave dell’Europa occidentale, ma con sostanziali differenze, infatti la Spagna ha visto crollare la sua domanda di autobus e pullman (-60,0%); Germania (-27,3%) e Francia (-13,1%) hanno subito cali notevoli, mentre l’Italia ha registrato si una performance negativa ma ben più modesta (-4%).