2020 l’anno dell’auto elettrica in Europa.
Ma, secondo T&E c’è il rischio di un ristagno del mercato fino al 2029 e occorre che, pertanto, l’Ue, colga le opportunità di rivedere gli obiettivi di emissione di CO2 per accelerare definitivamente la transizione alla mobilità a zero emissioni.
Decisamente il 2020 è stato l’anno delle auto elettriche, il cui settore ha visto un forte balzo in avanti spinto dall’entrata in vigore di più rigorosi obiettivi di emissione e ancor più beneficiato dalle misure di incentivazione all’acquisto messe in campo da vari Paesi per compensare gli effetti economici delle chiusure imposte a contrasto della pandemia.
Un balzo che, per la prima volta, ha portato il Vecchio Continente a superare il colosso cinese e a conquistare una posizione leader nel mercato dell’e-mobility con effetti positivi anche sulla riduzione delle emissioni.
Ma, non bisogna “dormire sugli allori” perché il rischio di una stagnazione del mercato nei prossimi anni non è così distante e occorre, quindi, capitalizzare gli ottimi risultati e cogliere appieno le opportunità di una transizione effettiva verso la mobilità a zero emissioni.
È quanto afferma, in estrema sintesi, Transport & Environment nel suo ultimo Report: “CO2 targets propel Europe to 1st place in emobility race” che, partendo dall’analisi del mercato auto UE dello scorso anno, ipotizza l’andamento dello stesso nei prossimi anni e offre ai decisori di Bruxelles, alcune raccomandazioni per guidare l’Europa verso l’obiettivo della mobilità sostenibile.
I numeri delle vendite parlano chiaro: nonostante la pandemia l’aumento della mobilità elettrica è stato evidente e il 2020 ha visto realizzare il più grande aumento delle vendite di EV (+ 144% in volume di veicoli elettrici in Europa) con le auto plug-in che hanno rappresentato il 10,5% del mercato (quando erano solo il 3% l’anno prima) e che con 1.045.000 unità immatricolate hanno portato il parco circolante Ue a più di due milioni di veicoli elettrici.
Ma non solo, i veicoli elettrici a batteria (BEV) hanno rappresentato il 5,4% delle vendite totali di autovetture nei 27 mercati dell’Europa, mentre i veicoli ibridi plug-in (PHEV) si sono attestati al 5,1% del mercato.
Con questi numeri e le notevoli performance dei mercati tedesco, francese, del Regno Unito e della Norvegia (che, peraltro, ricordiamo, pur essendo un Paese produttore di petrolio è diventata la prima nazione al mondo in cui le vendite di auto elettriche hanno superato quelle dei veicoli a benzina, diesel e ibridi e, nel 2020, il 54,3% dei nuovi veicoli ivi immatricolati è stato elettrico (quando erano pur sempre il 42,4% nel 2019), T&E afferma che “I veicoli elettrici hanno resistito alla crisi del COVID-19 molto meglio dei motori a benzina e diesel, di cui i volumi combinati sono diminuiti del 36%“.
Il vantaggio, non è stato solo a livello di mercato dal momento che, evidenzia la ONG, il boom degli EV ha provocato anche il più grande calo delle emissioni di CO2 delle auto nuove fino ad oggi (12,6%), passate dai 122 gCO2/Km nel 2019 a 107 gCO2/Km nel 2020 (dati ottenuti dalle misurazioni effettuate utilizzando il protocollo di prova NEDC).
A questo punto, però, pur valutando positivamente la svolta dello scorso anno, T&E si interroga sulle prospettive future per raggiungere il 100% delle vendite di auto a zero emissioni partendo da due considerazioni: da un lato, la volontà espressa da molte Case automobilistiche di elettrificare sempre di più le proprie flotte; dall’altro, i tempi di revisione degli standard di emissione di biossido di carbonio allo scarico che vengono inaspriti dall’Ue con cadenza quinquennale.
Ebbene, proprio quest’ultimo aspetto, secondo T&E, non favorirebbe una diffusione costante nel tempo dei veicoli elettrici, ma, al contrario, spingerebbe il mercato verso cicli di espansione e stagnazione inefficaci a raggiungere gli ambiziosi obiettivi Ue al 2030.
Senza contare che sui veicoli ibridi plug-in pesano i sospetti di maggiori emissioni in condizioni di guida reali: dal 28% all’89% superiori a quelli pubblicizzati in condizioni ottimali e da 3 a 8 volte superiori a valori ufficiali sulla modalità di ricarica della batteria.
Urge, pertanto, secondo T&E che l’Ue colga l’opportunità offerta dalla revisione degli standard di CO2 post 2020 (calendarizzata per il prossimo giugno) per correggere i difetti dell’attuale regolamento e accelerare la transizione a mobilità a zero emissioni e, in questo senso raccomanda alla Commissione Ue di:
– aumentare l’ambizione degli obiettivi di CO2, impostando l’obiettivo al 2025 almeno al -25% rispetto ai livelli del 2021 e impostare l’obiettivo al 2030 almeno al -65%;
– evitare la stagnazione del mercato fissando allo scopo un obiettivo intermedio del -40% nel 2027 per promuovere la continuità degli investimenti e la domanda di veicoli puliti;
– introdurre un obiettivo-emissioni zero fissando una data nel 2035 o prima per l’eliminazione graduale a livello europeo per la vendita di auto nuove con motori a combustione interna;
– applicare credenziali di CO2 più realistiche ai PHEV con una riforma del regolamento WLTP.
In gioco ci sono tanti fattori e tante opportunità: quelle economiche legate alla buona tenuta del mercato auto del futuro e alla conseguente stabilità di imprese e occupazione lungo tutta la catena del lavoro e anche quelle eminentemente ambientali legate alla sostenibilità di una mobilità meno impattante sul clima e sulla qualità dell’aria.
Ci auguriamo che tali opportunità siano colte appieno.