GLI ITALIANI NON RINUNCIANO ALL’AUTO

Ma la crisi ne riduce l’uso

grafico rapporto aci censisGuidare meno, guidare sempre. È questa la sintesi che emerge dal 18° Rapporto ACI-CENSIS “Automobile 2010” presentato a Roma dall’Automobile Club d’Italia, dal Presidente dell’ACI, Enrico Gelpi, e dal Presidente della Fondazione Censis, Giuseppe De Rita. Gli italiani non riescono a rinunciare alla propria auto, neanche per i brevi spostamenti. La mobilità con il mezzo privato è considerata una necessità irrinunciabile, sebbene la crisi economica, lo stress, il traffico facciano emergere una leggera riduzione dei kilometri percorsi. I tre filoni analizzati questo anno sono: mobilità, sicurezza stradale e mercato auto.

Mobilità
Dal Rapporto Aci-Censis 2010 emerge uno scenario di cambiamento della mobilità italiana. Gli italiani riducono l’uso dell’auto privata in termini di kilometri percorsi ma al tempo stesso aumentano la frequenza dei loro spostamenti; cresce inoltre l’abitudine d’uso del mezzo pubblico così come l’impiego di motocicli e biciclette. Nel 2009 l’auto è stato il mezzo più favorito dagli italiani, ma il suo uso cominciava ad essere più modico e consapevole: meno giorni a settimana e meno Km percorsi, con una conseguente crescita dell’uso dei mezzi pubblici e delle due ruote. Gli automobilisti, spaventati dalla crisi economica che avanzava, avevano cominciato ad adottare dei comportamenti più “virtuosi” senza, però, rinunciare all’utilizzo del loro mezzo di trasporto privato. Un anno dopo, la congiuntura economica senza crescite significative, un tasso di disoccupazione in aumento, i continui rialzi del prezzo del carburante e il mercato dell’auto in picchiata non hanno fermato i patentati italiani, anzi, il desiderio di mobilità si è ampliato. I dati raccolti, infatti, richiamano i valori del 2007, quando la crisi non si era ancora manifestata. Cresce il numero medio dei giorni d’uso dell’auto privata in una settimana (festivi inclusi): 5,1 rispetto ai 4,9 del 2009 (nel 2007 era al 5,3); aumenta, fortemente, il numero medio degli spostamenti giornalieri (soprattutto feriali) con l’auto: 4,1, rispetto ai 3,4 del 2009 e ai 3,3 del 2007; cresce il numero medio degli spostamenti inferiori ad 1 Km, compiuti (nei feriali e nei festivi) con l’autovettura privata. Nei giorni feriali, la media è 0,6 spostamenti (come nel 2007) rispetto agli 0,2 del 2009; nei giorni festivi è, invece, 0,4 rispetto agli 0,2 del 2009. Nessuna sorpresa per quanto riguarda il mezzo preferito per gli spostamenti ricorrenti, l’auto privata conferma anche quest’anno il suo primato con il 90,4% delle preferenze. Dal grafico (di seguito), però, emergono anche alcuni cambiamenti significativi nelle abitudini degli automobilisti, probabilmente legati all’aumento del costo del carburante. Rispetto a 3 anni fa, le quattro ruote sono state sostituite da mezzi pubblici, due ruote, o passeggiate a piedi. Aumenta, infatti, notevolmente (+8,9 punti percentuali rispetto al 2007) il ricorso ai mezzi pubblici urbani (49,5%, era il 41,2% nel 2009) e cresce anche l’utilizzo sia di moto/scooter (17,9% rispetto al 14,9% del 2007), che di bici (18,7% rispetto al 13,7% del 2007). L’aumento è maggiore negli uomini, che erano i più restii all’utilizzo dei mezzi pubblici: nel 2007 gli automobilisti che se ne servivano erano il 19,2%, nel 2010 la percentuale ha toccato quota 31,0%. Tra le donne, invece, l’aumento è stato minore: + 5,8% (dal 31,4% del 2007 al 37,2% del 2010). La percentuale d’uso della macchina tra gli uomini appare, infatti, in leggero calo (dal 90,3% del 2007 all’88,9% del 2010) a vantaggio del trasporto pubblico e delle due ruote (19,7% nel 2007, 25,5% nel 2010). Cresce anche l’utilizzo dell’auto con altri passeggeri (+8% rispetto 2007), indice di un aumento costante nei sistemi di car sharing fai-da-te. Il 18% dei patentati (erano il 13,1% nel 2009) si accorda con amici, parenti o colleghi per risparmiare e ottimizzare gli spostamenti. Nonostante il ricorso ad autobus e metro sia considerevolmente incrementato, persiste una percentuale piuttosto alta (49,8% in crescita rispetto al 44,0% del 2007) di automobilisti che in qualche modo rifiuta il trasporto pubblico a causa dell’assenza di collegamenti diretti e di coincidenze inadeguate e allo lo scarso comfort del viaggio. Tra le azioni che potrebbero invertire questa tendenza emergono – in particolare tra le donne (26,3% rispetto ad un media totale del 25,4%) – le corse più frequenti, a seguire il diverso orario dei mezzi pubblici di trasporto (12,0%); il maggior numero dei parcheggi di scambio (7,1%) ed i contributi sui biglietti o gli abbonamenti (5,1%).
Sicurezza stradale
Secondo i dati Aci – Istat nel 2009 in Italia sono stati rilevati 215.405 incidenti stradali, causando la morte di 4.237 persone e lesioni di diversa gravità in altri 307.258 casi. Malgrado il positivo miglioramento del quadro generale dell’incidentalità stradale del 2010 (incidenti -1,6%; feriti -1,1%; morti -10,3%), preoccupano i dati, in netta controtendenza, legati all’aumento delle vittime fra i pedoni con un incremento del quasi 3%. La guida sotto l’influsso di alcol si attesta nettamente come la principale preoccupazione degli automobilisti (64,9%), seguita dall’eccesso di velocità con il 49,8%. Alcuni comportamenti a rischio nel consumo di alcolici si associano fortemente ai giovani tra i 18 e i 24 anni e all’abitudine ad andare nelle discoteche e più in generale nei luoghi in cui ci sono occasioni di incontro e socializzazione. Tra chi frequenta assiduamente le discoteche (più di 12 volte nell’anno) la quota di quanti dichiarano un comportamento di consumo a rischio è più alta. I giovani (18-34 anni) sono i più inclini a commettere infrazioni e fanno registrare percentuali più elevate della media nella quasi totalità delle violazioni. La frequenza delle infrazioni è, invece, più bassa tra gli over 55, per il ridotto utilizzo dell’auto e il crescere, con gli anni, del senso di responsabilità. Divieto di sosta (27,8%), doppia fila e/o marciapiede (21,7%) sono le infrazioni commesse più frequentemente dagli automobilisti italiani. Il mancato uso delle “frecce”, coinvolge ben il 10% degli intervistati, mentre il 7,6% dei giovani tra i 18 e i 34 anni continua a circolare nelle zone ZTL senza autorizzazione. Per quanto riguarda, invece, le infrazioni ad elevato grado di pericolosità, primeggiano il superamento dei limiti di velocità (23,5%) ed il mancato uso delle cinture di sicurezza (18,4%). Percentuali già preoccupanti, che crescono ulteriormente nella fascia di età 18-34 (30,9%; 30,2%) e 35-44 anni (23,5%; 19,9%). Tra gli under 35 oltre il 30% supera i limiti di velocità, il 23,5% guida senza cintura, il 23,3% parla al cellulare senza vivavoce o auricolare. Il 4,1%, (quattro volte la media pari a 1%), ammette di guidare in stato di ebbrezza. La guida degli over 35, che dovrebbero essere più responsabili, è altrettanto preoccupante: Oltre il 30% supera i limiti di velocità, il 20% non indossa le cinture di sicurezza, l’11% passa con il semaforo rosso e il 6% non rispetta la precedenza in prossimità degli incroci. Il tasso di infrazione più basso si registra tra gli over 60 ovvero tra coloro che, riducono il carico di impegni, interrompono il lavoro ed escono di meno la sera. Questa categoria tende a moderare l’uso dell’auto mentre, come hanno evidenziato i dati precedenti, è notevolmente più alto nella fascia d’età tra i 18 e i 44 anni, dove la percentuale di utilizzo dell’auto privata raggiunge la quota più elevata. “Tra i conducenti dilaga un senso di onnipotenza al volante, soprattutto tra i più giovani, che deve essere rapidamente contrastato con specifiche iniziative istituzionali e nuove attività di sensibilizzazione. – ha dichiarato Enrico Gelpi, Presidente dell’ACI – L’inesperienza facilita una maggiore propensione alla trasgressione tra i neopatentati, verso i quali vanno delineati percorsi di formazione continua che favoriscano consapevolezza dei rischi e comportamenti più responsabili.” Quasi nove automobilisti su dieci (87,8%) riconoscono che il cellulare come principale fattore di distrazione al volante, eppure – nel 12,8% dei casi (percentuale che raggiunge quota 23,3% tra i 18-34enni) – lo usano lo stesso senza vivavoce. Tra i principali problemi della sicurezza stradale cresce la percezione di una cattiva manutenzione delle strade (8,5% rispetto al 7,8% del 2009) e dell’inefficienza della segnaletica nei punti pericolosi (3,9 rispetto al 2,9 del 2009). I patentati inoltre non sono soddisfatti o solo “parzialmente” delle condizioni del manto stradale della propria città, dello stato degli attraversamenti pedonali e dell’illuminazione stradale.
Mercato auto
Come già ben evidenziato dai nostri ultimi articoli, il mercato italiano dell’automobile è in crisi profonda. Nonostante questo settore, colpito dalla grave crisi economica che ha investito, seppur in misura diversa, tutti i settori economici del nostro Paese, avesse ricevuto nel 2009 una vera e propria “boccata d’ossigeno” grazie agli incentivi alla rottamazione, la loro assenza dall’aprile 2010 sembra aver profondamente danneggiato – unitamente ad un freno generale nei consumi degli italiani – il mercato dell’auto che appare, allo stato attuale, in caduta libera. Il 2011 non fa certo ben sperare, in quanto, in tema di acquisto di auto nuove gli automobilisti appaiono profondamente indecisi. Solo il 4,8% dichiara di averne acquistata una nel corso del 2010 ed è ancora inferiore la percentuale di chi pensa di farlo nel 2011, solo il 3,9%. Per le due ruote la situazione è leggermente migliore, infatti il 7,9% degli intervistati sono intenzionati all’acquisto di un nuovo veicolo nel 2011. L’indagine si è posta poi un’importante questione: come si potrebbe invertire la tendenza e rivitalizzare il mercato delle automobili? Al primo posto (47,5%) si segnala la reintroduzione degli incentivi. Seguono l’abolizione del bollo (24,3%) e, con percentuali che oscillano intorno al 16%, un calo netto del costo del carburante, sconti relazionati al reddito dell’acquirente, e un’assicurazione agganciata ai punti patente (più basso il numero di infrazioni commesse, più basso il costo della polizza o del bollo). Le auto low cost spingerebbero all’acquisto solo il 5,7% degli automobilisti, mentre un’auto completamente made in Italy motiverebbe appena il 3,8% dei patentati. Le auto preferite dagli italiani sono quelle straniere con il 54,7%, mentre per il 42,2% degli intervistati si affida ad un modello made in Italy. Il restante 3,1% ne possiede una per entrambe le provenienze. Coloro che preferiscono l’auto italiana giustificano la loro scelta per prezzo competitivo (29%), buon rapporto costo/qualità (22%), condizioni di pagamento vantaggiose (15,6%), bassi costi di manutenzione (14,3%). Un buon 19,8% ha, invece, acquistato un’auto italiana perché ripone fiducia nella qualità dei nostri prodotti, il 7,1% per portare avanti l’orgoglio nazionale e il 16,8% perché le nostre auto hanno una linea più gradevole. Le due principali ragioni di acquisto di auto straniere, invece, rimangono il buon rapporto qualità/prezzo (41,1%) e il costo competitivo (31,1%). Inoltre gli automobilisti italiani tendono a dare maggiore importanza agli standard di sicurezza (9,0%) e alla tutela dell’ambiente (9,7%), che risultano meno rilevanti nell’acquisto di un’auto italiana (rispettivamente 2,0% e 1,1%). L’acquisto di una macchina estera sembra, dunque, più “razionale”, mentre per l’auto italiana entrano in gioco fattori più emotivi. Si cerca di compensare l’assenza dell’italianità del prodotto con solidità, bellezza e sicurezza. Ecco l’auto ideale degli italiani: con il prezzo della benzina alle stelle gli automobilisti preferiscono un diesel (20,2%) o un’auto alimentata a GPL (13,2%). Maggiore perplessità destano il metano (3%) o l’ibrida (2,9%). L’auto elettrica, invece, continua a lasciare “indifferenti”. Un prezzo in linea con le auto tradizionali (32,8%) e un sistema rapido ed efficiente di ricarica delle batterie (27,3%) sono le caratteristiche che potrebbero spingere gli italiani verso l’acquisto di un auto elettrica; seguono comfort di guida, design e prestazioni in linea con le auto tradizionali (21,7%) e la certezza che questa tipologia di auto sia realmente meno dannosa per l’ambiente (15,4%). da un punto di vista di genere, le donne vogliono un’auto maneggevole, economica e facile da guidare, le patentate preferiscono, in netta maggioranza (32,1% rispetto al 18,5% degli uomini), acquistare un’utilitaria mentre gli uomini si presentano più variegati e rivolti anche a macchine più “prestigiose” e potenti: il 20,9% acquisterebbe una berlina medio-grande rispetto al 13,2% delle donne. Per quanto riguarda la gestione, il costo annuo (ammortamenti esclusi) si riduce di 3 punti percentuali rispetto al 2009, passando da 3.306€ a 3.191€. In leggera contrazione i costi-carburante (a causa della riduzione dei km percorsi e la crescita delle auto GPL), i costi-“custodia e parcheggio ad ore” (per risparmi “soggettivi” e politiche d’offerta di alcuni comuni), e i costi-assicurativi, frutto di una concorrenza più aggressiva (polizze online) o di scelte di risparmio da parte dei consumatori (franchigie, rinuncia ad incendio e furto, ecc.). Crescono, invece, di oltre il 10% il costo delle multe e le spese per la manutenzione straordinaria, probabilmente dovute all’invecchiamento del parco auto italiano. Secondo Enrico Gelpi, Presidente ACI, “L’automobile conferma il suo primato tra le abitudini degli italiani, ma dal rapporto emerge la richiesta sempre più diffusa di una nuova cultura della mobilità. È indispensabile che le istituzioni affrontino con determinazione i problemi: la pianificazione del sistema dei trasporti, il ripensamento del rapporto tra urbanistica e mobilità, l’accessibilità ai grandi centri urbani”.


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