IL RECUPERO ENERGETICO DEL FLUFF
Vogliamo riprendere il discorso sul recupero energetico del Fluff dall’Ing. Mario Stizza riportato nella Rivista “AUTODE- MOLITORI, Notiziario di aggiornamento del settore”, n. 2 – Aprile 2006 – Anno II? Il fluff costituisce una quantità rilevante dei residui della frantumazione dei veicoli fuori uso sottoposti ad operazioni preventive di messa in sicurezza e di demolizione. Con la Direttiva 2005/64/CE e del Consiglio si vorrebbe ridurre al minimo l’impatto ambientale dei veicoli fuori uso con flussi minimi da destinare allo smaltimento finale, concependo il riciclo e il recupero.
Le nuove tecnologie di termovalorizzazione e di recupero consentono già questa riduzione. Tecnologie già adoperate ampiamente in tanti paesi (Germania, Austria, Belgio, Danimarca e Francia hanno già realizzato impianti di trattamento del fluff) mentre l’Italia è di fatto assente dal processo di innovazione . Mediamente una autovettura è costituita per il 75 % del suo peso da materiali ferrosi e non, mentre il restante 25 % risulta composto da materiali organici e vetri (così chiamati fluff ). Secondo stime dell’APAT emerge che ogni anno in Italia la quantità di vetture avviate alla demolizione ammonta a 1,6 milioni di unità. Se consideriamo un peso medio di 650 Kg e un potere calorifico di 14.500 kJ/kg la quantità di energia ricavabile potrebbe aggirarsi intorno a 1.048.060 MWh (ved. tabella 1). Gli scarti di quel 25%, – costituiti da guarnizioni e profili di gomma, tessuti, plastiche, frammenti di pneumatici provenienti dalla macinazione dei veicoli dopo separazione dei componenti metallici -, andrebbero in discariche con le conseguenze ambientali già ben note. Considerando la potenza richiesta di circa 130 MW si potrebbe fare l’ipotesi di distribuire 10 impianti su tutto il territorio nazionale con circa 13 MW ciascuno, di cui circa 2-3 MW per autogestione ed il resto ceduto all’ENEL . È inutile continuare la polemica sull’inquinamento prodotto dai nuovi impianti di termovalorizzazione dei rifiuti perché non esiste oggettivamente tale inquinamento in termini significativi. Esiste, la volontà di non risolvere un problema. Basta pensare alla quantità di discariche che in Italia sono già esaurite, alla energia che importiamo (più dell’ 80%) e alla enorme quantità di rifiuti di ogni genere che produciamo. Che i rifiuti siano ridotti è solo un sogno e pensare che la soluzione sia portarli in discariche pensando di non inquinare è non voler affrontare il problema. *Direttore generale della Lamir s.r.l. **Responsabile tecnico dell’area rifiuti ed energia ***Assistente di ricerca