Mercato auto italiano di nuovo in rosso
Gli incentivi governativi, che avevano lasciato intravedere un impulso alle vendite di auto nuove nel mese di settembre, hanno esaurito il loro effetto.
Dopo un settembre in crescita, lo scorso mese il mercato auto italiano è rimasto sostanzialmente stabile scontando un giorno lavorativo in meno rispetto ad ottobre 2019.
Secondo i dati pubblicati dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, ad ottobre sono state immatricolate 156.978 unità, in linea con le 157.262 dello stesso periodo dello scorso anno (-0,2%).
Negli ultimi 3 giorni del mese è stato immatricolato il 36,4% del totale mercato, mentre le auto-immatricolazioni di case e concessionari, secondo le elaborazioni Dataforce, hanno rappresentato il 9,6% dei volumi di vendita mensili: in particolare, le auto-immatricolazioni dei dealer sono state 13.235, quelle delle case auto 1.780, rispettivamente in discesa del -38,3% e -33,7% su ottobre 2019.
Oltre mezzo milione sono le vetture perse nei 10 mesi dell’anno che segnano un pesante calo del 31% con 1.123.194 unità che si confrontano con le 1.625.500 del gennaio-ottobre 2019.
Dopo un 2019 all’insegna della stagnazione su livelli insufficienti per assicurare la normale sostituzione di un parco circolante di quasi 40 milioni di autovetture e tra i più vecchi d’Europa, il 2020 era iniziato sottotono con cali del 5,8% in gennaio e dell’8,7% in febbraio.
Su questo quadro già in difficoltà si è abbattuta la pandemia che ha comportato cali fino al 97,5% ad aprile e una contrazione delle immatricolazioni totali a fine luglio del 41,7%.
Con gli incentivi alla rottamazione ad agosto e settembre il mercato è tornato a respirare, ma le risorse previste si sono rivelate ben presto assolutamente insufficienti.
“Gli incentivi governativi – ha dichiarato Adolfo De Stefani Cosentino, Presidente di Federauto – che avevano lasciato intravedere un impulso alle vendite di auto nuove nel mese di settembre, hanno esaurito il loro effetto. Pesa la scelta del Governo di non rifinanziare il provvedimento”.
L’11 settembre sono terminati i fondi del decreto Agosto per la fascia 91-110 g/km di CO2 e, oggi, anche la quota relativa a 61-90 g/km di CO2 è agli sgoccioli, con un residuo di circa il 10%.
Secondo Federauto, il mancato rifinanziamento delle risorse per supportare la vendita delle auto maggiormente appetibili per il mercato, unito alle forti ripercussioni sugli acquisti per la ripresa dei contagi e per le nuove misure di contenimento, ha spinto il mercato ad un rallentamento che potrebbe portare ad un ultimo trimestre 2020 dai toni drammatici.
Dall’inchiesta congiunturale sul mercato dell’auto condotta dal Centro Studi Promotor a fine ottobre emerge con grande chiarezza la preoccupazione per le prospettive.
Il clima di fiducia degli operatori del settore auto, dopo aver toccato quota 53,2 in agosto per effetto dell’adozione degli incentivi, è crollato a 28,1 in ottobre per la constatazione dell’inadeguatezza degli stanziamenti previsti.
Particolarmente negativi i giudizi dei concessionari sulle prospettive.
In settembre l’87% degli interpellati dichiarava di attendersi domanda stabile o in aumento a tre/quattro mesi, mentre oggi il 70% si attende nuovi cali.
Le previsioni per fine anno dell’Unrae proiettano un livello di immatricolazioni che dovrebbe attestarsi probabilmente al di sotto di 1.400.000 unità, in calo di oltre il 27% rispetto al 2019, una riduzione drammatica che ha un solo precedente nella storia moderna.
Senza contare poi un eventuale e possibile nuovo lockdown generalizzato che peggiorerebbe ulteriormente la già pesante situazione.
“A questo punto è chiarissima la necessità di dare maggiore continuità al sostegno del settore automotive, già a partire dalla prossima Legge di Bilancio. – ha dichiarato Michele Crisci, Presidente dell’Unrae – In parallelo sarà necessario avviare un approccio strategico verso soluzioni strutturali che accompagnino la transizione tecnologica verso la mobilità a zero emissioni, includendo tutta la filiera produttiva e commerciale. Da una visione strategica sulle infrastrutture di ricarica per le nuove motorizzazioni ad un approccio fiscale sulle auto aziendali non più in deroga e finalmente allineato agli altri paesi europei”.
“In riferimento all’attuale congiuntura, – ha aggiunto Paolo Scudieri, Presidente di Anfia – riteniamo opportuna l’introduzione di una misura che incoraggi gli investimenti delle imprese per il rinnovo del parco circolante dei veicoli commerciali leggeri, in modo da sostenere il mercato e, contestualmente, ottemperare alle esigenze di miglioramento della qualità dell’aria in ambito urbano, dove la logistica delle merci sta vivendo una fase di particolare sviluppo. L’idea è prevedere un contributo economico differenziato in base alla massa totale a terra del veicolo, al tipo di alimentazione e all’eventuale rottamazione di un veicolo della medesima categoria fino ad Euro 4/IV”.
Ogni euro destinato al rinnovo del parco auto non è un regalo al settore ma piuttosto un investimento, che finora ha dato frutti positivi: sia in termini ambientali, con la rottamazione dei veicoli più inquinanti, sia come ritorno per le casse dello Stato in termini di gettito fiscale superiore allo stanziamento dedicato.
Non trascurando, inoltre, che una ripresa del settore automotive comporterebbe anche minori aggravi sulla previdenza sociale.