L’UNECE lancia il Manuale sulla mobilità urbana sostenibile
Obiettivo del documento: guidare approcci politici olistici alla mobilità e alla pianificazione delle aree urbane e limitrofe.
Più volte, nel corso della prima parte di quest’anno particolarissimo s’è avuto modo di riflettere, a partire dalle notizie di cronaca e dalle proiezioni delle diverse categorie e settori del mondo automotive, di come, nei fatti, la pandemia da covid-19 abbia avuto un impatto notevole anche sulla mobilità urbana, delle merci e delle persone, rendendo improcrastinabili alcune domande sul suo ruolo, soprattutto in considerazione dello sviluppo urbano del futuro.
La necessità di garantire il giusto distanziamento fra le persone ha, sin dal principio della pandemia, spinto al ricorso all’auto privata, ma questo cozza decisamente con tutte le politiche di riduzione del traffico veicolare e delle emissioni generate da questo. D’altro canto, il potenziamento del trasporto pubblico consentirebbe la riduzione dei mezzi privati e un maggior distanziamento fra gli utenti.
In questo contesto, in cui occorre lavorare per favorire la ripresa delle città puntando sulla pianificazione del territorio a medio e a lungo termine, per conseguire uno sviluppo economico che proceda soprattutto nel solco della sostenibilità, l’UNECE – Commissione economica per l’Europa delle Nazioni Unite ha recentemente pubblicato un nuovo Manuale per guidare approcci politici olistici alla mobilità e alla pianificazione delle aree urbane e limitrofe.
Quello della mobilità è un aspetto di non poco conto per i 3,5 miliardi di persone che vivono oggi nelle città del mondo ed è particolarmente significativo nella regione UNECE (altamente urbanizzata), con le aree urbane che concentrano oltre il 75% della popolazione in Europa, l’80% in Nord America e quasi il 50% in Asia centrale.
Ebbene, fra le opportunità che il covid-19 ha fatto emergere c’è ora quella, per le aree urbanizzate: “di capitalizzare lo slancio crescente nella loro transizione alla mobilità sostenibile“, mentre, per le altre “gli sforzi di crisi e ripresa rappresentano un’opportunità unica per cambiare rotta e “ricostruire meglio” nei modi in cui le popolazioni si muovono“.
In tal senso, il Manuale, sviluppato nel quadro del Programma paneuropeo per i trasporti, la salute e l’ambiente (THE PEP) – amministrato dall’UNECE e dall’OMS-Europa – si prefigge di aiutare i responsabili delle politiche urbane, i decisori locali (compresi i sindaci, gli urbanisti, gli ingegneri delle infrastrutture di trasporto), nell’adozione di un approccio multidisciplinare alla mobilità urbana sostenibile.
La sfida non è di poco conto dal momento che, ricorda l’UNECE, l’abbondanza di auto e altri veicoli a motore garantisce, sì, sussistenza, servizi e vita sociale, tuttavia ha un costo notevole in termini di inquinamento atmosferico, acustico, cambiamenti climatici e sicurezza; il settore trasporti è responsabile di ¼ delle emissioni di gas-serra nell’UE e al traffico stradale è imputato il 42% dei 105.000 decessi registrati ogni anno nelle aree edificate della regione UNECE (dati 2017). Senza contare che è di circa 100 miliardi di Euro (più dell’1% del PIL dell’Ue) la stima del danno economico annuale associato ai ritardi causa traffico congestionato nel trasporto passeggeri o merci.
Si può ben comprendere, a questo punto come: “Rendere i sistemi di trasporto urbano più verdi ed efficienti può quindi sbloccare importanti vantaggi – per la salute, il clima e la prosperità delle città – con il potenziale per guidare una ripresa sostenibile dalla crisi covid-19“.
Il Manuale, messo a punto con il sostegno finanziario della Federazione Russa, fornisce casi di studio, buone pratiche ed esempi di città che coprono un’ampia gamma di aree tematiche, tra cui:
– il futuro della mobilità urbana sostenibile;
– la pianificazione del territorio in funzione della mobilità urbana sostenibile e dell’accessibilità;
– la pianificazione del trasporto pubblico;
– la mobilità attiva e suo contributo agli obiettivi di salute e ambiente;
– il potenziale dei sistemi di trasporto intelligenti in un contesto urbano.
La metodologia proposta nel Manuale per la pianificazione del trasporto urbano sostenibile prevede lo sviluppo di un modello analitico costi-benefici della politica dei trasporti per consentire ai responsabili delle politiche urbane di valutare l’idoneità delle diverse strategie e decisioni.
Tre sono i principi-base per l’integrazione dei trasporti e della pianificazione urbana e per l’attuazione della gestione della domanda:
– “evitare” (dal momento che lo sviluppo di aree urbane compatte, dense e orientate al trasporto pubblico, combinato con la promozione dell’uso misto del suolo, riduce la necessità di viaggiare);
– “spostare” (dal momento che lo sviluppo del trasporto pubblico e delle aree urbane orientate alla mobilità attiva sostiene il passaggio a modalità di trasporto più pulite e più sane);
– “migliorare” (dal momento che lo sviluppo e l’adattamento di nuove tecnologie nelle aree urbane sostiene il miglioramento del sistema di trasporto urbano).
Ma non solo, il documento delinea anche una serie di raccomandazioni pratiche:
1) Il trasporto pubblico è un elemento-chiave della città sostenibile e quindi è necessario dare priorità ai miglioramenti dello stesso e disporre di adeguati fondi.
2) La sostenibilità nel TP implica:
a) la sostituzione di flotte di autobus inquinanti;
b) la promozione della mobilità elettrica;
c) lo sviluppo di tram moderni e hub intermodali; e
d) l’elaborazione di adeguate politiche di gestione del territorio.
3) Sostenere la mobilità dolce (piedi e bicicletta) non solo nei centri urbani, ma anche su scala più ampia, in combinazione con il TP;
4) Sviluppare e sostenere hub intermodali di facile utilizzo e fornire servizi che supportino la mobilità dolce.
5) Sviluppare trasporti pubblici e infrastrutture di buona qualità a sostegno della mobilità attiva per rendere le città più vivibili e per salvaguardare l’accesso ai mercati promuovendo il benessere.
6) Considerare che le città possono trarre il massimo da una nuova generazione di sistemi di trasporto intelligenti sfruttando le opportunità finanziarie e tecnologiche offerte dalla digitalizzazione.
Fra i case history citati, particolarmente interessante è quello della città di Almaty, in Kazakistan, dove è stato creato sistema di trasporto pubblico fatto di autobus e filobus ad alta velocità che serve 26 rotte e che trasporta 140.000 passeggeri al giorno, con notevole riduzione (-20%) dei tempi di percorrenza grazie alla ridotta congestione veicolare.
Non solo, nel 2018 sono stati commissionati oltre 100 Km di corsie dedicate al trasporto pubblico e oltre 80 Km di piste ciclabili, con la messa in atto di un sistema urbano di noleggio bici e la promozione della mobilità sostenibile tramite l’organizzazione di eventi ciclistici di massa. Questa strategia ha contribuito all’eliminazione del traffico automobilistico privato e alla conseguente riduzione delle emissioni dei veicoli a motore.
Un esempio-chiave nel settore della mobilità dolce (bicicletta) è quello di Copenaghen ove, tutti i 28 percorsi ciclabili che vanno dalla periferia al centro città sono fisicamente separati dalla carreggiata. L’area della capitale vanta più di mille chilometri di piste ciclabili dedicate e diverse centinaia di chilometri di piste ciclabili.
Si ricorda che, in questo caso, gli investimenti nelle infrastrutture per la bicicletta non sono nati solo da istanze ambientali, ma da semplici considerazioni di carattere economico-finanziario. Infatti, il costo di 1 Km di pista ciclabile viene recuperato dopo cinque anni grazie al miglioramento della salute di chi lo utilizza regolarmente. Il traffico stradale su questi tratti di strada è ridotto del 10%, mentre il traffico ciclistico aumenta del 20%. Circa il 41% dei cittadini si reca al lavoro o a scuola in bicicletta, risparmiando circa 235 milioni di euro all’anno.
Per quanto concerne le soluzioni alternative all’uso dell’auto privata, un caso interessante è quello di Mosca che ha lanciato il car sharing nel 2015 dopo il sistema cittadino di bike sharing (2013) e, successivamente (2018) ha attivato il sistema di condivisione degli scooter elettrici. Attualmente la flotta di car sharing a Mosca comprende 11.000 auto, la rete di bike sharing vanta 4.300 biciclette e ci sono 2.950 scooter elettrici condivisi; in questo modo, giornalmente nella metropoli russa si verificano più di 30.000 viaggi in car sharing e oltre 27.000 viaggi in bicicletta.
Parallelamente, ricorda l’UNECE: “le autorità regionali di Mosca stanno implementando un sofisticato sistema di trasporto intelligente (ITS) che include sottosistemi di informazioni per gli utenti della strada, gestione automatizzata del traffico, registrazione CCTV e sistemi di telecontrollo. Le misure ITS contribuiscono all’armonizzazione dei flussi di traffico, nonché a garantire una risposta rapida alle situazioni di emergenza“.
Infine, quale esempio di successo nell’approccio alla pianificazione dei trasporti, il manuale identifica il Piano di mobilità urbana sostenibile di Basilea (Svizzera), che sin dal suo sviluppo e attuazione ha portato a miglioramenti significativi in termini di riduzione del traffico automobilistico (nonostante la crescita della popolazione), accessibilità che si estende a tutto il territorio, numero di ciclisti e aumento di sicurezza stradale e qualità dell’aria.