Mercato auto italiano: a maggio un altro crollo
Nonostante la riapertura il 4 Maggio delle attività economiche, dopo quasi due mesi di chiusura per l’emergenza COVID-19, il mercato delle autovetture registra ancora numeri disastrosi.
Secondo i dati pubblicati dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, a maggio il mercato auto italiano ha registrato 99.711 immatricolazioni di autovetture nuove, con una flessione del -49,6% rispetto ai volumi di maggio 2019.
Negli ultimi tre giorni del mese è stato immatricolato il 35,57% del totale mercato, mentre le auto-immatricolazioni di case e concessionari, secondo le elaborazioni Dataforce, hanno rappresentato il 7,6% dei volumi di vendita mensili: in particolare, le auto-immatricolazioni dei dealer sono state 5.973, quelle delle case auto 1.695.
Alla riapertura, lo scorso 4 maggio, la rete dei concessionari si è trovata a dover fare i conti con le difficoltà economiche di famiglie e imprese, in un clima di forte incertezza e di scarsa propensione all’acquisto di beni durevoli, senza contare che il mese appena concluso ha ancora visto, nella prima parte, restrizioni alla mobilità delle persone.
“Il dato delle immatricolazioni di maggio – ha commentato Michele Crisci, Presidente dell’UNRAE – per la maggior parte consegne di ordini sottoscritti prima dell’inizio dell’emergenza da COVID-19, conferma la gravità della crisi senza precedenti che sta attraversando il settore auto. Nonostante la riapertura a inizio Maggio dopo due mesi di chiusura completa, il sistema della distribuzione auto resta attanagliato da una grave crisi di liquidità, appesantito da centinaia di migliaia di veicoli fermi nei piazzali e con le risorse messe a disposizione dal Decreto Liquidità ancora impigliate nella burocrazia e bloccate all’interno del sistema bancario.”
Il dato è drammatico, ma appare ancora più disastroso se si considera che è dovuto anche a ordini rimasti inevasi alla fine di febbraio, ultimo mese di andamento normale.
È del tutto evidente che, con il risultato di maggio, catastrofico è anche il cumulato dei primi cinque mesi dell’anno: 451.366 vetture, con una perdita di 459.506 pezzi, pari a -50,4% nel confronto con i primi cinque mesi del 2019.
Precipitano tutti i canali di vendita: privati -35,4% (-48,9% rispetto al dato di gen-mag 2019), società -58,2%(-52,9% da inizio anno) e noleggio con -69,5% (-52,7% nel cumulato), impattati gravemente dalla chiusura delle attività e dalla crisi socio-economico-finanziaria conseguenti al coronavirus.
Secondo una prima stima del Centro Studi Promotor la perdita di fatturato è stata di 8,3 miliardi a cui occorre aggiungere 1,8 miliardi di minor gettito Iva.
E questo rischia di essere solo la punta di un iceberg perché, procedendo alla velocità dei primi cinque mesi dell’anno, le immatricolazioni a fine 2020 si collocherebbero a quota 950.000 con un calo di fatturato rispetto al 2019 di 17,4 miliardi e di gettito Iva di 3,8 miliardi.
Sul fronte delle alimentazioni, le immatricolazioni a benzina scendono del -52,3%, quelle diesel -56,8%, GPL -50,6% e metano -48,7%.
Segno positivo soltanto per i veicoli elettrici (+51%) ed ibridi (+16,6%) che nel complesso raggiungono una quota di mercato del 12,85%.
“I dati di mercato stanno purtroppo confermando che il recupero sarà molto lento ed i primi dati lo dimostrano con chiarezza. – ha spiegato Adolfo De Stefani Cosentino, Presidente di Federauto – Ogni settimana che passa, aumenta la probabilità che gli operatori più fragili della nostra filiera chiudano i battenti, generando una spirale negativa dalla quale il sistema automotive rischierebbe di non riprendersi più, con nefaste ripercussioni economiche, sociali e fiscali”.
Le associazioni di categoria lamentano la mancanza di un piano di rilancio della filiera, che invece altri major market europei, come la Francia, hanno già messo in campo, per riportare la domanda e la produzione su livelli regolari nel breve termine.
Non solo, si avvertono espliciti segnali di ostilità e discriminazione anche per accompagnare la transizione verso l’elettrificazione nel medio-lungo periodo.
“Il Decreto Rilancio, attualmente alle Camere per la conversione in legge, per il settore dell’auto – ha spiegato Gian Primo Quagliano, Presidente del Centro Studi Promotor – ha previsto solo un cip per aumentare lo stanziamento a favore delle auto a basso impatto. È quindi assolutamente necessario che, in sede di conversione in legge, il testo del Decreto venga integrato con misure che prevedano un congruo incentivo per chi rottami un’auto di oltre 10 anni ed acquisti una vettura Euro 6. Il contributo al rilancio dell’economia sarebbe molto significativo e si aggiungerebbe a benefici altrettanto significativi in termini di qualità dell’aria e di sicurezza stradale”.
Oltre agli incentivi alla rottamazione per facilitare il ricambio del vetusto parco circolante, l’Unrae chiede al Governo anche un regime fiscale pari a quello degli altri paesi europei a partire dalla detrazione dell’IVA sulle auto aziendali al 100% e che il sistema bancario trovi forme e modi di accelerare l’erogazione alle imprese della filiera distributiva automotive delle sempre più vitali risorse rese disponibili dal Decreto Liquidità.