Mobilità sostenibile: la Corte dei conti Ue boccia le città europee
Secondo l’ultima relazione Speciale della Corte il traffico urbano deve necessariamente orientarsi verso modalità più sostenibili.
Urge orientare la mobilità urbana delle città europee verso orizzonti di sostenibilità. Ad affermarlo è la Corte dei conti europea nell’ultima Relazione speciale: “Mobilità urbana sostenibile nell’UE: senza l’impegno degli Stati membri non potranno essere apportati miglioramenti sostanziali“.
Il documento che secondo le parole della Corte stessa “dovrebbe aiutare la Commissione, gli Stati membri e le città ad utilizzare in modo più efficace ed efficiente i fondi per affrontare le sfide in questo settore“, porta in primo piano un problema, quello della sostenibilità dei sistemi di mobilità urbana nelle città europee che rappresenta una delle principali sfide per le città ed una fonte di preoccupazione per i cittadini stessi, sempre più assediati dal traffico e dalle conseguenze di questo sulla loro salute e sulla qualità dell’aria.
La sola congestione del traffico incide pesantemente sulla vita della maggior parte degli europei e ha un costo di circa 270 miliardi di euro all’anno; viceversa, una maggiore fluidità del traffico urbano favorirebbe la crescita economica e accrescerebbe la produttività dei lavoratori fino al 30%. Senza contare che i trasporti stradali sono una delle principali cause dell’inquinamento atmosferico e delle emissioni di gas a effetto serra nelle aree urbane.
Orbene, sentenzia la Corte: “sei anni dopo il salto di qualità richiesto dalla Commissione europea ancora non vi sono segnali chiari indicanti un sostanziale cambiamento di approccio nelle città dell’UE in materia di mobilità urbana e l’adozione di modi di trasporto urbano più sostenibili e rispettosi dell’ambiente“. In speciale modo, continua: “non vi è una significativa riduzione dell’uso dell’auto privata, e l’inquinamento atmosferico in molte città resta al di sopra dei livelli di sicurezza“.
Nella sintesi della corposa Relazione (ben 63 pagine) la Corte ricorda come la maggior parte dei finanziamenti UE per la mobilità urbana proviene dai Fondi strutturali e di investimento europei (SIE) che, nel periodo 2014-2020, hanno erogato 16,3 miliardi di euro, dei quali la maggior parte a favore di trasporti puliti (metropolitana e tram), ma anche per piste ciclabili e sistemi di trasporto intelligenti.
Non solo, altri denari sono stati resi disponibili grazie al Meccanismo per Collegare l’Europa (Connecting Europe Facility – CEF) che per i trasporti ha fornito oltre 200 milioni di euro a molte delle città più grandi dell’UE.
È vero che sulla questione della sostenibilità applicata alla mobilità urbana sono competenti i singoli Paesi membri e che, pertanto il ruolo della Commissione in tale ambito è limitato, tuttavia, questa già da tempo – considerata l’importanza della questione – dopo il Pacchetto sulla mobilità urbana del 2013, ha diffuso una serie di documenti di strategia e orientamenti ed ha aumentato i finanziamenti per i progetti in questo settore.
In questo quadro si inserisce l’intervento della Corte che ha voluto verificare in che misura il sostegno dell’UE abbia contribuito a raggiungere gli obiettivi di sostenibilità prefissati; in particolar modo:
– se le città dell’UE abbiano compiuto o meno progressi nel migliorare la mobilità urbana Pacchetto succitato;
– se abbiano seguito gli orientamenti dell’UE e utilizzato i finanziamenti UE in modo mirato per ottenere una mobilità urbana maggiormente sostenibile;
– se i progetti esaminati fossero basati su strategie valide e si siano rivelati efficaci.
Sono stati presi in esame parametri quali: i trasporti pubblici, l’inquinamento e la congestione in otto centri metropolitani in quattro Stati membri: Amburgo e Lipsia in Germania, Napoli e Palermo in Italia, Łódź e Varsavia in Polonia e Barcellona e Madrid in Spagna. Peraltro tutte le città esaminate sono incluse in procedure di infrazione e alla fine del 2019 registravano tutte, eccetto Lipsia e Palermo, livelli di inquinamento superiori ai limiti consentiti.
Ebbene, nonostante la Corte abbia riconosciuto che deve trascorrere più tempo prima che si producano miglioramenti significativi nella mobilità urbana sostenibile, tuttavia: “non si osserva una netta tendenza a promuovere modi di trasporto più sostenibili. Anche se le città hanno adottato una serie di iniziative per aumentare la qualità e la disponibilità dei trasporti pubblici, l’uso dell’auto privata non si è significativamente ridotto. Alcuni indicatori della qualità dell’aria hanno registrato un lieve miglioramento, ma le emissioni di gas a effetto serra prodotte dai trasporti su strada sono costantemente aumentate e in molte città sono ancora superiori alle soglie di sicurezza fissate dell’UE“.
La Corte ha rilevato che, mancando un obbligo di legge, gli orientamenti emanati dalla Commissione sono stati attuali da molti Membri solo in misura limitata, soprattutto in merito alla compilazione dei “piani di mobilità urbana sostenibile“, tanto più che l’accesso ai finanziamenti dell’UE non è subordinato obbligatoriamente all’esistenza di questi piani (anche se 2 degli Stati presi in esame hanno imposto questa condizione a livello nazionale).
Inoltre, alcuni stati membri e relative città “non hanno stanziato, ad integrazione dei fondi UE, risorse nazionali sufficienti a garantire l’adeguato funzionamento e la manutenzione della propria rete di trasporti pubblici“. E ancora: “le strategie di mobilità urbana a livello locale non sono sempre in linea con l’obiettivo di pervenire ad una mobilità urbana maggiormente sostenibile“.
Progetti locali non del tutto efficaci, dunque, deboli già in fase di concezione, a causa di strategie a corto raggio e basate su dati essenziali carenti e mancanza di coordinamento con altri Piani e comuni circostanti.
Invece, sostiene la Corte: “Una rete di trasporti pubblici efficiente, che includa le zone periferiche e preveda diverse opzioni di trasporto, è fondamentale per incoraggiare i cittadini ad abbandonare l’auto privata a favore di mezzi di trasporto più puliti, ossia a spostarsi a piedi e in bicicletta o ad utilizzare i trasporti pubblici“.
“Potrebbe occorrere più tempo per migliorare in modo significativo la mobilità nelle nostre città e renderla più sostenibile – ha dichiarato Iliana Ivanova, membro della Corte responsabile della relazione – ma senza l’impegno degli Stati membri ciò non sarà possibile. Tutte le parti interessate, a livello UE, nazionale, regionale e cittadino devono collaborare per raggiungere questo obiettivo“.
“Il recentissimo Green Deal europeo – ha proseguito – sottolinea quanto sia importante realizzare nelle nostre città questo salto di qualità atteso da tempo“.
La Corte ricorda che nel 2019 la Commissione come parte del processo del Semestre europeo ha iniziato a formulare raccomandazioni specifiche sulla mobilità urbana per gli Stati membri e occorre verificare il seguito dato a tali raccomandazioni, per accertare come vengono utilizzati i fondi nazionali e dell’UE.
La Commissione è dunque invitata a richiedere agli Stati membri di fornire dati migliori sulla mobilità urbana nelle principali città e a riferire regolarmente in merito ai progressi compiuti. Inoltre, ritiene la Corte: “le città che non hanno ancora elaborato un piano valido di mobilità urbana sostenibile non dovrebbero più ricevere finanziamenti dell’UE“.