2019: anno nero per la qualità dell’aria
Legambiente ha anche evidenziato come il mercato auto italiano stia attraversando una fase caotica determinata dal cambio di alcuni limiti normativi e dei test di omologazione.
Un 2019 nero dal punto di vista della qualità dell’aria in molte città italiane, un’emergenza che ormai siamo abituati a vedere da troppi anni.
È quanto emerge dai dati di Mal’aria, il report annuale di Legambiente sull’inquinamento atmosferico in città, che quest’anno ha preso in considerazione, non solo l’anno appena passato, ma anche i primi giorni del 2020 e l’ultimo decennio.
Nelle prime tre settimane del 2020 Frosinone e Milano (19), Padova, Torino e Treviso sono stati i centri urbani che hanno superato per 18 giorni i limiti di PM10.
Male anche Napoli (16) e Roma (15).
Anche, il 2019 è stato all’insegna dell’inquinamento e dello smog con 26 centri urbani fuorilegge sia per polveri sottili (PM10) sia per l’ozono (O3).
Torino con 147 giorni (86 per il PM10 e 61 per l’ozono) è la città che lo scorso anno ha superato il maggior numero di giornate fuorilegge, seguita da Lodi con 135 (55 per PM10 e 80 per ozono) e Pavia con 130 (65 superamenti per entrambi gli inquinanti).
Infine, gli anni ’10 del nuovo millennio che lasciano in eredità un bilancio negativo: il 28% delle città monitorate da Legambiente hanno superato i limiti giornalieri di PM10 tutti gli anni, 10 volte su 10.
Ancora una volta la maglia nera va a Torino, prima in classifica 7 volte su 10, con un totale di 1086 giorni di inquinamento in città.
La salute dei cittadini e l’ambiente sono continuamente minacciati da diversi fronti: in primis, il trasporto stradale con le sue emissioni di inquinanti atmosferici nelle aree urbane, senza però dimenticare anche il riscaldamento domestico, l’industria e l’agricoltura.
“L’ormai cronica emergenza smog – ha dichiarato Stefano Ciafani, Presidente nazionale di Legambiente – va affrontata in maniera efficace. Le deboli e sporadiche misure anti-smog, come il blocco del traffico adottato nei giorni scorsi a Roma e in diverse città della Penisola, sono solo interventi palliativi che permettono di contenere temporaneamente i danni sanitari, ma non producono effetti duraturi se non all’interno di interventi strutturali. È urgente mettere in campo politiche e azioni efficaci ed integrate a livello nazionale che riguardino tutte le fonti inquinanti, programmando interventi sia sulla mobilità urbana sempre più pubblica, condivisa, a zero emissioni e multi-modale, che sul riscaldamento domestico, la produzione di elettricità e quella industriale e l’agricoltura. Solo così si potrà aggredire davvero l’inquinamento atmosferico e affrontare in maniera concreta il tema della sfida climatica”.
In particolare, quest’anno il report Mal’aria di Legambiente ha analizzato l’attuale situazione del mercato auto italiano fotografando la fase caotica e ricca di cambiamenti che stanno attraversando sia le case costruttrici sia gli automobilisti.
Nel report si auspica il tramonto del diesel anche in Italia, dove “ha trionfato ancora questo tipo di motorizzazione sino a pochi mesi fa grazie solo alle basse accise sul gasolio, alle fake news sul diesel pulito (nonostante gli scandali internazionali e nostrani), le pubblicità martellanti e allettanti sconti sul prezzo di listino”.
Inoltre, il cambio di alcuni limiti normativi e dei test di omologazione per le autovetture sempre più stringenti di fatto hanno tagliato fuori alcuni tipi di motorizzazioni.
Per rispettare i nuovi limiti alle emissioni di ossidi d’azoto, infatti, si è dovuto aggiungere un nuovo dispositivo antinquinamento (filtro all’urea) che ha comportato un aumento notevole del costo per le nuove auto diesel.
Alcune case automobilistiche hanno quindi rinunciato alla motorizzazione a gasolio per i modelli più piccoli ed economici e sono pochissimi anche i modelli a metano.
Infine, secondo Legambiente, le case automobilistiche al momento stanno “svendendo modelli che tra pochi anni non potranno più circolare, nascondendo la verità ai potenziali acquirenti subissandoli da pubblicità rassicuranti ma molto spesso ingannevoli”.
Oggi il parco auto attualmente in circolazione in Italia emette mediamente 180-190 grammi di CO2 indipendentemente dalla motorizzazione e dal carburante usato.
Né il gasolio, né il gas, specie per le cilindrate e potenze maggiori, riescono a garantire una mobilità davvero sostenibile.
Solo le migliori auto ibride (le così dette “full hybrid”) sembrano distinguersi nell’uso reale, riuscendo veramente a rientrare nei limite dei 130 grammi (85-95 nel ciclo di prova NEDC).