DALLA CRISI LA SPINTA ALLA MOBILITÀ SOSTENIBILE

Sale la benzina, l’uso dell’auto si fa più “risparmioso” e cresce il ricorso al trasporto pubblico. Questa in sintesi la fotografia della mobilità italiana del 2009

Sale il prezzo della benzina e anche l’automobilista italiano tira la cinghia e diventa meno auto-dipendente. A scattare la foto della mobilità italiana alle prese con la crisi è il XVII Rapporto Aci – Censis Servizi “Da una congiuntura costrittiva ad una mobilità eco-compatibile”. Secondo il Rapporto, con l’aumento del prezzo della benzina a 1,5 euro 13 italiani su 100 hanno deciso di lasciare a casa l’auto, o meglio, di consolidarne un uso più “attento” e “parsimonioso”. Mentre 79 automobilisti avrebbero continuato ad utilizzare l’auto con la stessa intensità; 21 ne avrebbero ridotto l’utilizzo solo in concomitanza dell’impennata dei prezzi; 8 avrebbero tirato fuori l’auto dal garage con il calare dei prezzi; mentre 13 avrebbero continuato ad optare per altre forme di mobilità. Ma non solo. La riduzione nell’utilizzo dell’auto si sarebbe tradotta anche nella riduzione dei suoi costi di “gestione” che nel biennio 2007-2009 si sarebbero ridotti dello 0,9%, (da 3.339 a 3.306 euro annui). 

Nell’analizzare poi le varie voci dei costi di gestione emrgono i paradossi della mobilità italiana: si spende meno per carburante (-5,2%) e assicurazione (-7,3%), molto di più per parcheggi (+50%) e multe (+57%). Con la crisi nel 2009 si riduce, così, rispetto al 2008, il numero di km percorsi (da 16.300 a 15.700); il numero di giorni d’uso (da 5,3 a 4,9); il numero di spostamenti giornalieri inferiori al kilometro (0,2 spostamenti/giorno contro 0,6) e il numero di spostamenti effettuati nei giorni festivi (2,0 contro 2,2). Insomma, il consumo di mobilità, secondo il Rapporto, si fa “meno sprecone”. L’anno “nero” della crisi si rivela l’ “anno verde” per la mobilità: dal 2007 al 2009 il trasporto pubblico urbano (bus, metro, treni) è cresciuto del 7,9%; l’utilizzo della bicicletta dell’8%; % la condivisione dell’auto (car-sharing) del 4,2%. Fare di necessità virtù, si dice. Insomma, dell’auto si può fare a meno, specie in tempi di crisi. Gli italiani lo avrebbero capito, stando ai dati riportati nel Rapporto ACI- Censis Servizi. La congiuntura avrebbe indotto così nuovi comportamenti virutosi, spingendo forme di mobilità più sostenibili, a scapito di un uso sconsiderato dell’auto. La scelta più “naturale” cade sui mezzi pubblici per il 41,2% degli intervistati, la camminata a piedi è scelta dal 34,3%, la bicicletta con il 16,3% di preferenze “supera” invece la moto/ scooter, indicata come “vice” dell’auto dal 15,7%. L’ultima opzione è infine il “car-sharing” fai da te (13,1%). Cambia anche la percezione dell’inquinamento urbano e la “coscienza ambientale” degli automobilisti italiani. Piuttosto che fare mea culpa, gli automobilisti puntano il dito sugli scarichi e sui veicoli industriali. E non solo. Bocciano come “poco o per nulla efficienti” le politiche per fronteggiare il problema del traffico (43,9%) e come “inadeguate” quelle rivolte a contenere l’inquinamento (54,3%). Poco entusiasti delle “targhe alterne'” e delle ztl, specie nei comuni con meno di 250mila abitanti, gli automobilisti italiani vedono nel trasporto pubblico locale la misura antismog più efficace e quindi da perseguire. Peccato che poi il trasporto pubblico disattenda le loro aspettative. “Lo studio conferma l’inadeguatezza del trasporto pubblico locale che non riesce a costituire una valida alternativa all’auto nemmeno in tempo di crisi: anche se bus e tram fanno registrare un incremento del 7,9% della domanda, il 46,3% degli italiani rifiuta il mezzo pubblico perché scomodo e poco pratico – commenta Enrico Gelpi, Presidente dell’Automobile Club d’Italia -All’incremento della domanda non corrispondere un’offerta caratterizzata da quegli standard di qualità del servizio necessari (puntualità, comfort, svecchiamento del parco veicolare) affinché il ricorso al mezzo pubblico non sia determinato da qualunque tipo di contingenza ma si consolidi come abitudine. Ora più che mai – continua Gelpi – bisognerebbe cavalcare questa crescita di interesse impegnandosi per migliorare al massimo il servizio offerto così da non perdere i nuovi passeggeri acquisiti e trasformare un fenomeno congiunturale in un dato strutturale”. Ma poiché, l’auto, allo stato attuale, rimane la regina in- contrastata tra tutte le forme di mobilità, l’ACI sottolinea la necessità del prolungamento degli incentivi: “Poiché non si riesce a fare a meno dell’auto – puntualizza Gelpi – è opportuno prevedere una nuova serie di incentivi nel 2010 per favorire il rinnovo del parco veicolare con vetture a basso impatto ambientale e dotate dei principali dispositivi per la sicurezza. Tali incentivi dovrebbero essere estesi anche alle auto usate più moderne”. Promossi dall’ACI, gli ecoincentivi piacciono anche agli automobilisti, perché aiutano a ridurre l’inquinamento atmosferico (34,8%), contribuiscono al rilancio di un settore in forte difficoltà con effetti positivi sul mercato del lavoro (22,2%), agevolano lo svecchiamento del parco veicoli circolante (21,6%). Ma i paradossi della mobilità italiana vengono al pettine se si analizza l’universo dei giovani conducenti, sempre più sensibili verso il problema della sicurezza stradale, ma recidivi nei loro atteggiamenti di guida trasgressivi, consapevoli della scorrettezza dei loro comportamenti e allo stesso tempo esigenti nel richiedere una maggiore repressione. I paradossi della mobilità italiana non finiscono qui. “Gli automobilisti – commenta il Presidente dell’ACI – hanno poca fiducia verso gli altri pur avendo la presunzione che i propri comportamenti non destino preoccupazione”. Eccesso di velocità (59,3%), alcool (59,1%), scarsa educazione di automobilisti e motociclisti (27,8%) e distrazione (15,9%) si confermano i principali nemici della sicurezza sulle strade. Le più diffidenti nei confronti dei “colleghi al volante” sono proprio le donne, più “preoccupate” dall’eccesso di velocità (63,9% rispetto al 54,7% dei maschi) e dalla guida sotto l’in- flusso di alcool (60,2% rispetto al 58,1% dei maschi). Gli uomini invece prestano più attenzione a manutenzione delle strade, inefficienza dei veicoli obsoleti e della segnaletica. Secondo il Rapporto, calano, tuttavia, gli incidenti nel primo semestre del 2009. A confermare la tendenza al ribasso sono i dati dell’Osserva- torio ASAPS – Il Centuaro (Polizia di Stato), che evidenziano una riduzione degli incidenti (-5,4%), una diminuzione delle vittime (-27,6%) e un più lieve calo dei feriti (-4,3%). Secondo il Rapporto, è il venerdì la giornata nera per la sicurezza stradale. Di venerdì si concentrano, infatti, il maggior numero di incidenti (15,7% del totale) e di feriti (15,2%). Di sa- bato, invece, si registra il maggior numero di morti (17,6%). In particolare, il venerdì e il sabato notte (tra le 22 e le 6) si verifica il 44,6% del totale degli incidenti notturni. Il collegamento tra incidenti, alcool e movida giovanile salta così subito in primo piano. Fra i maschi che vanno in discoteca più di 12 volte l’anno, il 35,1% dichiara di consumare alcool in modo rischioso, le femmine sono il 12,8%. La percentuale diminuisce (24,2% per i maschi, 6,2% per le femmine) fra chi non va in discoteca. Inoltre sono sempre di più i giovani (18-24) che consumano alcool in maniera occasionale, senza consuetudine di utilizzo. Dilaga anche il fenomeno del cosiddetto binge drinking (il consumo di 6 o più bicchieri di bevande alcoliche in un’unica occasione), che nel 2008 ha coinvolto 8,5 milioni di under trenta, di cui 6 milioni e 531 mila maschi ed 1 milione 910 mila femmine. I dati dell’ACI rivelano la pericolosità del binomio alcool-guida. I giovani ne sono consapevoli. Ma come si comportano dopo aver bevuto? Il Rapporto parla chiara: “Un rassicurante 37,9% di under 30, rispetto ad una media totale del 36,9%, sceglie responsabilmente di limitare il consumo di alcolici; ancor più saggi i 30-44enni che ne contengono l’utilizzo nel 41% dei casi. Il 47,1% (dato stabile rispetto alla precedente rilevazione) afferma di non preoccuparsi del problema della guida dopo il consumo di alcool ‘perché non è un bevitore abituale’. D’altra parte il 22,1% degli under 30 (quasi 1 su 4) preferisce responsabilmente non guidare pur, però, di non rinunciare a bere. Preoccupante (anche se si tratta di una percentuale piuttosto bassa) la quota di giovani (3,4% rispetto ad una media totale dell’1,2%) che pur sapendo di doversi mettere alla guida sceglie di non limitare il consumo di alcool”. Buone notizie arrivano invece sul versante dei controlli che, per fortuna, aumentano: nel 2009 il 9,2% degli intervistati è stato testato dall’etilometro almeno una volta (erano 8% nel 2007). Tra le misure di prevenzione adotate per contrastare gli incidenti stradali non piacciono agli automobilisti le tabelle sull’alcolemia, entrate in vigore nel settembre 2008. Il 22,8% degli intervistati le giudica difficili da leggere, il 14% le ha trovate di difficile comprensione, mentre il 28,% degli automobilisti, addirittura, non le ha mai lette, perché non le ha mai notate. Eppure gli automobilisti chiedono maggior repressione. A richiedere più controlli e sanzioni è il 45% degli inter- vistati, mentre il 20% invoca addirittura il divieto assoluto di bere. Insomma, gli automobilisti non solo chiedono di essere frenati, ma addirittura di essere puniti per le loro trasgressioni. Di qui l’accordo plebiscitario degli intervistati (oltre il 72%) sulla possibilità di prevedere l’arresto immediato di chi causa incidenti mortali sotto l’influsso di sostanze stupefacenti o alcool. Tra le trasgressioni dichiarate, le più frequenti tra gli automobilisti sono il superamento dei limiti di velocità (24,3%) ed il mancato uso delle cinture di sicurezza (19,2%). Ma la lista delle cattive abitudini al volante comprende anche infrazioni non pericolose: il parcheggio in divieto di sosta (27,7%), il parcheggio in doppia fila (21,2%) ed il mancato uso degli indicatori direzionali (12,7%). I giovani risultano la categoria più trasgressiva, soprattut- to per l’abuso di alcool associato alla guida, mentre gli over 55 risultano i più corretti, soprattutto per il minor uso dell’auto. Di qui la necessità, si legge in un comunicato dell’ACI, “di un percorso formativo continuo che parta dall’obbligo della prova pratica per il patentino dei ciclomotori, prosegua a 17 anni con un anno di apprendistato alla guida di un’auto affiancati da un tutor, e si consolidi con corsi periodici di guida sicura presso una struttura qualificata come i Centri di Guida Sicura dell’ACI”. “Una più moderna e costante formazione – sottolinaea Enrico Gelpi- unitamente alla frequenza di corsi di guida sicura ed eco-compatibile entro i tre anni dal conseguimento della patente, che l’ACI auspica vengano al più presto resi obbligatori come in Europa, siamo certi potranno contribuire ad accelerare il cambiamento negli stili di vita dell’automobilista. Dovrebbero frequentare corsi di guida sicura soprattutto i conducenti che hanno provocato incidenti pericolosi o commesso gravi violazioni alle norme del Codice della strada, e più in generale chi deve recuperare punti sulla patente”.


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