Trasporti, energia e clima: c’è ancora parecchio da fare in Europa
Una analisi di Transport & Environment effettuata sui Piani Nazionali per l’Energia e il Clima presentati dai 28 Paesi europei per quanto riguarda il settore dei trasporti mostra che in quest’ambito i Paesi membri sono ben lungi dagli obiettivi al 2030 e al 2050.
I progetti dei Piani Nazionali per l’Energia e il Clima (National Energy Climate Plans – NECP) presentati dai 28 Paesi europei in vista degli obiettivi energetici e climatici al 2030 sono in larga parte insufficienti se si vanno ad analizzare dal punto di vista del trasporto.
Ad affermarlo è una nota dell’Associazione Transport & Environment che ha valutato tutti i NECP presentati dai Paesi membri entro la fine dello scorso anno cercando di comprendere se questi fossero compatibili o meno con gli obiettivi del 2030 e soprattutto allineati nella prospettiva della decarbonizzazione dei trasporti a lungo termine.
Ebbene, secondo T&E i risultati sono quanto meno sconfortanti: solo i Paesi Bassi, il Regno Unito e la Spagna hanno ottenuto un punteggio superiore al 50% nella classifica; tutto il resto d’Europa, non riuscirà a ridurre l’inquinamento provocato dai trasporti.
Addirittura la Germania, la più importante realtà economica dell’Eurozona, si classifica al quindicesimo posto e potrebbe pagare milioni di euro per il mancato raggiungimento degli obiettivi condivisi, tra l’altro ha rinviato la decisione fino alla pubblicazione della versione finale del suo piano previsto per la fine di quest’anno.
Il nostro Paese non è messo meglio, dal momento che si piazza in diciassettesima posizione e prevede nel prossimo futuro di spingere il mercato interno verso le alimentazioni a gas, nonostante queste tipologie di veicoli emettano più gas a effetto serra dei veicoli a benzina e diesel.
Insomma, tutti i paesi dovranno attuare politiche molto più efficaci rispetto a quanto è stato proposto fino ad oggi per ridurre le emissioni dei trasporti.
Ma non è tutt’oro quel che luce per i Paesi sul podio.
I Paesi Bassi hanno sì annunciato lo stop alla vendita delle auto a combustibili fossili al 2030, riducendo le emissioni complessive di trasporto del 29% rispetto ai livelli del 2005, tuttavia la sua prima posizione nella classifica è subordinata a un progetto di accordo sul clima nazionale del quale il governo locale ha già previsto un indebolimento.
D’altro canto, il Regno Unito e la Spagna hanno presentato Piani simili con analogo divieto di commercializzazione di automezzi a combustibili fossili al 2040, un range temporale decisamente troppo breve per raggiungere l’obiettivo di decarbonizzazione dell’intera flotta nazionale al 2050. Inoltre, tanto gli impegni del Regno Unito, quanto quelli spagnoli, non sono vincolanti.
“Al momento la maggior parte dei piani climatici dei trasporti dei governi dell’UE li vedrà sfuggire agli obiettivi vincolanti delle emissioni del 2030. Ciò significa che potrebbero essere portati in tribunale e multati, o essere costretti a pagare per le riduzioni delle emissioni in altri paesi dell’UE“, ha dichiarato Carlos Calvo Ambel, trend and analysis director di T&E.
E c’è anche chi, in Europa, fa spallucce.
Ad esempio la Bulgaria che, nel suo Piano, non prevede nulla nella direzione del taglio emissioni di camion, furgoni, aerei o spedizioni, così come l’Ungheria ha dichiarato addirittura che farà crescere le sue emissioni di trasporto del 30% rispetto ai livelli del 2005.
A questo punto la palla passa alla Commissione che dovrà analizzare e verificare ogni Piano nazionale sull’Energia e il Clima prima della fine di giugno, mentre i Paesi membri dovranno redigere la versione definitiva entro la fine del 2019.
Ma le cose non sembrano andare per il verso giusto dal momento che molti Paesi si stanno smarcando dagli obiettivi condivisi al 2030 e quindi secondo le norme dell’UE finiranno per acquistare miliardi di crediti in euro dagli Stati membri più virtuosi.
Intanto, però, da parte di T&E non si ignorano i risultati delle elezioni europee che confermano i successi delle coalizioni più sensibili alle problematiche ambientali al punto di farne il centro della loro istanza politica: “L’onda verde delle elezioni europee dimostra che gli europei vogliono l’UE per difendere l’ambiente“, ha commentato Carlos Calvo Ambel e ancora, alludendo al movimento di protesta Friday For Future, ha concluso affermando: “La nuova Commissione dovrebbe rimandare i governi ai tavoli di progettazione e dire loro di elaborare strategie che tengano in considerazione e non ignorino i giovani che marciano sulle loro strade“.