BRUSCA FRENATA AL TESTO UNICO AMBIENTALE

Un vizio nel rispetto dei termini formali per la presentazione alle Camere del testo, blocca l’iter procedurale che riparte da zero con una nuova scadenza. E si rinvia tutto al 2008

Vi ricordate quel vecchio gioco che si faceva da bambini, con un tabellone segnato da un percorso spiraliforme suddiviso in diverse caselle, ognuna delle quali, una volta raggiunta tramite il classico lancio dei dadi, elargiva sentenze a favore e temuti verdetti di gara, il più temuto dei quali era: “ritorna al punto di partenza”? Ebbene, il meccanismo del “Gioco dell’Oca” s’è applicato pure all’iter previsto per le attese correzioni al D. Lgs 152/2006 più noto come Testo Unico Ambientale. Risultato: dal 13 settembre, come da ordine del giorno nell’agenda del Consiglio dei Ministri, riparte l’esame preliminare di un nuovo provvedimento che – in luogo dei due precedenti decreti legislativi – dovrebbe riscrivere il Codice dell’Ambiente soprattutto per le parti che riguardano i Rifiuti e la Valutazione di Impatto Ambientale.

La cosa assume una importanza considerevole, in termini di tempo, se si pensa che l’intero iter previsto dalla Legge delega (308/2004) prevede due pareri delle Commissioni parlamentari e tre passaggi in Consiglio dei Ministri senza contare il parere della Conferenza unificata Stato-Regioni e del Consiglio di Stato. E proprio un vizio nel rispetto dei vincoli imposti dalla delega per il corretto svolgimento di questo iter ha causato lo stop con ripartenza da zero per lo schema di decreto correttivo. Infatti è stato trasmesso alle Camere per il secondo parere con una settimana di ritardo un tempo risibile per le lungaggini burocratiche italiane, ma bastante a far scattare la “regola” del gioco imposta dalla Legge delega, la quale prevede chiaramente che il mancato rispetto dei termini di consegna causa il decadimento del provvedimento. Se pensiamo che la prima approvazione del Consiglio dei Ministri risale a più di un anno fa (12 ottobre 2006) e che se i tempi di trasmissione alle Camere (11 agosto) fossero stati rispettati, presumibilmente in questi giorni avremmo avuto in vigore le nuove disposizioni, appare chiaro come sarà difficile rimettere mano ad un testo insidioso e su cui gravitano svariati interessi contrapposti e che, proprio in questo faticoso anno di lavoro, era stato licenziato dal Ministro dell’Ambiente dopo una serie di “bracci di ferro” con i vari soggetti interessati. Già, perché la materia del contendere tocca temi piuttosto caldi come le disposizioni in materia di rifiuti (definizione di rifiuti, sottoprodotto e materia prima secondaria, norme circa il deposito temporaneo, il trasporto, recupero di rottami ferrosi e non, obbligatorietà del MUD per chi produce rifiuti speciali non pericolosi); tutela delle acque e bonifiche. Ora, sostanzialmente, c’è già il primo “sì” del Consiglio dei Ministri per la bozza del nuovo decreto correttivo che , oltre a raccogliere i primi due decreti, assomma in sé anche il terzo quello relativo alla riforma della Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) sulle singole opere e della Valutazione Ambientale Strategia (VAS) su Piani e Programmi. Tuttavia, tenendo presente che i tempi previsti per l’esame nei vari passaggi previsti dall’iter normativo constano di intervalli di tempo compresi fra i 30 e i 45 giorni e che la decadenza della delega alla correzione, contenuta nel D. Lgs 152/2006 stesso, è fissata alla data inderogabile del 29 aprile 2008, a questo punto, per la riscrittura del Codice dell’Ambiente comincia una vera e propria corsa contro il tempo a cui si aggiungono i prevedibile ostacoli frutto di un dibattito politico acceso ed esacerbato e dell’ancor più prevedibile ingerenza degli interessi privati di categorie imprenditoriali capaci di “smuovere l’economia”. E in tutto questo tempo, a fare gli interessi dell’ambiente e anche della salute dei cittadini, chi ci pensa? Paradossalmente un Testo Unico che non è a norma con i parametri UE ma che per le strane alchimie politiche del nostro Paese, rimane tutt’ora in vigore malgrado alcuni aspetti di non conformità rispetto alle Direttive europee.


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