Boom del car sharing nelle città italiane: quasi 6,3 milioni di noleggi nel 2016

Secondo un’innovativa ricerca, condotta da ANIASA e Bain & Company, 2 utenti su 10 rinunciano alla propria auto.

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È stata presentata a Milano la ricerca “Il Car Sharing in Italia: soluzione tattica o alternativa strategica?”, condotta da ANIASA, Associazione Nazionale Industria dell’Autonoleggio e Servizi Automobilistici e dalla società di consulenza strategica Bain & Company, che illustra caratteristiche, prospettive e impatto del car sharing sulla mobilità urbana in Italia.

Dai numeri del report emerge un fenomeno in grande sviluppo in diverse città d’Italia: 1.080.000 tessere di iscrizione (+70% rispetto al 2015), 6.270.000 noleggi (+33%) e una flotta di 6.000 veicoli (+33%).

L’utente medio del car sharing è maschio, ha in media 38 anni, è pendolare e utilizza l’auto condivisa principalmente per motivi di lavoro (nel 55% dei casi è dipendente di azienda).
Vive soprattutto in zone centrali (46%) o semi-centrali (27%) ed è un utente pragmatico.
Ancora saltuario e poco fidelizzato al singolo operatore o allo specifico modello di auto, possiede in media 2,8 tessere dei diversi fornitori e guarda alla disponibilità del servizio prima che al brand.

Due sono i diversi fabbisogni, con orari e modalità differenti, che vengono soddisfatti dai servizi di car sharing: lavorativo, dal lunedì al venerdì, con un picco di utilizzo tra le ore 9 e le 12, e personale, in particolare nel weekend, con un picco pomeridiano tra le 16 e le 19.

Il car sharing rappresenta un’alternativa all’auto di proprietà e al trasporto pubblico, infatti il 40% del campione intervistato lo utilizza al posto del proprio veicolo, mentre il 55% dichiara di usarlo in alternativa a taxi e autobus.

L’auto condivisa al momento rappresenta un’opportunità di mobilità aggiuntiva, eventualmente sostitutiva della seconda auto, tanto che il 43% degli utenti non è ancora pronto ad abbandonare la propria vettura e il 32% lo farebbe se solo potesse affidarsi pienamente al car sharing.
Tuttavia, l’11% ha rinunciato a comprare un’auto e il 6% ne ha già venduta una, passando al car sharing.

Considerando il numero delle iscrizioni al servizio e le auto oggi disponibili in car sharing, ogni auto condivisa toglie dalla strada fino a 9 automobili di proprietà.
Chiaramente si tratta di un valore cumulato su più anni, in quanto ogni anno sono solo i nuovi utenti che rinunciano alla propria auto, e non necessariamente da subito.

Rispetto all’auto di proprietà, conviene utilizzare il car sharing per percorrenze annue medio/basse: fino a 11.800 km per una vettura grande, 8.300 km per una vettura media e 6.000 km per un’utilitaria.
Inoltre, utilizzare un’auto condivisa consente di entrare nelle zone a traffico limitato, sostare gratuitamente nelle aree pubbliche a pagamento, evitare un consistente immobilizzo di capitale per l’acquisto del bene, oltre ai possibili risparmi grazie alla condivisione delle spese di viaggio, una scelta già oggi operata dal 56% degli utenti.

L’utente medio del car sharing è notevolmente pragmatico e vuole prezzo competitivo (indicato dal 63% del campione), presa/riconsegna ovunque (53%) e facilità d’uso (44%).
Con riferimento all’auto gli utenti chiedono un abitacolo pulito (48%), sistemi di sicurezza (40%) e dispositivi di bordo come navigatore e kit vivavoce (39%).
Inoltre, l’utente vorrebbe conoscere a priori l’importo da spendere per un determinato tragitto (spesso quello casa-lavoro), ma con la tariffa al minuto è difficile prevederlo nel traffico di certe città.
Infine, più auto, più parcheggi, diffusione più ampia in periferia e maggiore facilità d’uso anche con le app sono gli altri miglioramenti richiesti.

La ricerca dimostra come il Car Sharing sia il frutto di esigenze diverse che trovano nella flessibilità e praticità del servizio una risposta che il trasporto pubblico oggi non riesce a dare. – ha spiegato Gianluca Di Loreto, Principal di Bain & Company – Su queste diverse esigenze gli operatori possono trovare il proprio spazio di manovra ed il proprio posizionamento strategico. Perché il car sharing diventi una vera alternativa è però necessario che esso si integri pienamente nel sistema mobilità, grazie ad una maggiore sinergia tra pubblico e privato”.

Il car sharing è un fenomeno destinato ad esplodere nei prossimi anni ma restano ancora da risolvere alcune rigidità che rischiano di ingessare un mercato fortemente dinamico.

Manca innanzitutto una definizione normativa di vehicle sharing, così come una cornice legislativa unica per gli operatori pubblici e privati, i quali oggi si confrontano con regolamentazioni del servizio disomogenee fra una città e l’altra, che creano anche confusione nell’utente finale specialmente quando è in trasferta – ha evidenziato Andrea Cardinali, Presidente di ANIASA – Come testimonia la ricerca, è necessario un potenziamento delle infrastrutture, prevedendo, tra l’altro, parcheggi dedicati e di scambio intermodale presso stazioni ferroviarie e della metropolitana, centri commerciali, poli universitari e ospedalieri: vere e proprie ‘isole della mobilità’ dove l’utente possa cambiare mezzo di trasporto in modo agevole, e soprattutto garantito”.

Per trasformare il car sharing da alternativa tattica a soluzione strategica per la mobilità urbana, le istituzioni nazionali e locali dovrebbero, quindi, uniformare la normativa sul settore e rendere omogenee le condizioni di utilizzo nelle città.


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