Esportazione di veicoli industriali: l’AIRA in audizione alla Commissione Ambiente del Senato
L’Associazione dei Riciclatori di Auto annuncia un ricorso al TAR contro il Decreto che incentiva l’acquisto di mezzi industriali.
Più volte si è parlato del problema annoso e ancora irrisolto delle esportazioni di veicoli obsoleti, magari pure radiati per rottamazione.
Contro tali pratiche e si è scagliata l’AIRA (Associazione Industriale dei Riciclatori di Auto), che, intervenuta in audizione alla 13a Commissione Territorio, Ambiente e Beni Ambientali del Senato, mercoledì 18 gennaio, ha annunciato un ricorso al TAR contro il Decreto del Ministro delle Infrastrutture e Trasporti 19 luglio 2016 sugli incentivi alle imprese di autotrasporto e contro il Decreto del Direttore Generale per il Trasporto Stradale e per l’Intermodalità che ne contiene le disposizioni attuative.
“Una norma che elude le disposizioni nazionali in materia di radiazione dei veicoli – dicono all’AIRA – e contravviene a quelle europee in tema di aiuti di stato e che non porterà alcun beneficio sul fronte dell’inquinamento atmosferico, ma agevolerà traffici di metalli da riciclare verso l’estero”.
Orbene, il Decreto assegna 6,5 milioni di euro di contributo dello Stato per l’anno 2016 per incentivare la radiazione dal parco circolante italiano dei mezzi pesanti non solo mediante la rottamazione dei veicoli più obsoleti ed inquinanti, ma anche attraverso l’esportazione degli stessi in Paesi estranei all’Unione Europea.
Tuttavia, secondo l’Associazione Industriale dei Riciclatori di Auto, il DM impugnato elude, da un lato, la normativa nazionale, dal momento che non prevede la dimostrazione dell’avvenuta re-immatricolazione all’estero, limitandosi a chiedere all’aspirante al beneficio del contributo la sola notifica di esportazione attraverso una documentazione riduttiva e inadeguata; dall’altro, viola le disposizioni europee in materia di aiuti di Stato, ammessi, secondo una ratio di tutela ambientale, esclusivamente “per l’acquisto di nuovi camion (peraltro con limitazioni), per l’adeguamento tecnico e per la demolizione dei veicoli più inquinanti”.
Ma, l’esportazione di veicoli obsoleti e meno performanti dal punto di vista delle emissioni nocive e climalteranti, nonché degli stessi consumi di carburante non è di per sé un beneficio per l’ambiente, di fatto è solo uno spostamento del problema.
Una traslazione in questo senso verso i Paesi confinanti con l’UE, magari già poco sensibili a questo tipo di problematiche, va ad aumentare il carico di inquinamento in quei territori. Senza contare che, una volta lì e ri-immatricolati, possono avere il via libera alla circolazione anche nei territori UE.
L’AIRA ha sottolineato, inoltre, che i due Decreti oggetto del ricorso contribuiscono a favorire comportamenti contro le regole di leale concorrenza in quanto consentono agli esportatori di risparmiare indebitamente su tutti i costi d’impresa: fiscali, amministrativi (dal momento che la pratica di esportazione è meno onerosa di quella di demolizione), ambientali (di demolizione e smaltimento conformemente alle vigenti norme) e di responsabilità civile.
L’AIRA, nel richiedere “la sospensione della validità degli incentivi all’acquisto di veicoli industriali, limitatamente a quelli ottenuti mediante esportazione di un veicolo usato”, ha espresso le sue perplessità ampliando la riflessione nel più ampio contesto di mercato dei veicoli a fine vita; un mercato che vede la progressiva riduzione della quantità di veicoli conferiti per la corretta demolizione ed il seguente riciclaggio dei metalli stessi.
Una dinamica, questa, che va ad incidere negativamente nel ciclo ideale uso-demolizione-riciclo e riuso che sta alla base dell’economia sostenibile.