Veicoli fuori uso protagonisti al Recycling Confex Middle East
A Dubai è stato fatto il punto sullo stato dell’arte del riciclaggio ELV nel mondo.
I veicoli a fine vita sono stati i protagonisti della terza sessione dell’edizione 2016 del Recycling Confex Middle East, che si è svolta a inizio dicembre a Dubai e che ha fatto il punto sullo stato dell’arte del riciclaggio ELV nel mondo.
I relatori hanno trattato i temi del disinquinamento, dello smontaggio, della frantumazione e dei processi di recupero a valle, ognuno dei quali con metodologie e prassi diverse in tutto il mondo.
Sayed Hussain, amministratore delegato della Sayed Metal con sede negli Emirati Arabi, ha spiegato che, anche se attualmente il 68% della media ELV sia costituito da metalli ferrosi, la media di plastica al 9% e dei non ferrosi all’8% è destinata a crescere.
Secondo Hussain, la lavorazione dei veicoli a fine vita è solo una parte della storia, infatti un “buon riciclo” che coinvolga in maniera corretta la gestione dei liquidi, delle batterie al piombo e di altri materiali potenzialmente pericolosi rappresenta il 90% del costo di trasformazione.
In alcune parti del mondo, i demolitori “illegali” non seguono queste procedure e quindi “moltiplicano i loro profitti del 200%”, causando danni ai lavoratori e all’ambiente.
Joachim Vogt della Recycling Partners con sede in Germania ha illustrato alcune delle tecnologie di disinquinamento e smontaggio forniti dai produttori in Europa per affrontare le fasi iniziali del trattamento ELV.
Di solito una “pre-stazione” comprende uno strumento di registrazione dell’immatricolazione e delle informazioni del veicolo, seguito dalla rimozione dei cerchi in alluminio e della batteria al piombo, che ha valore ma è anche pericolosa. In questa fase sono rimossi anche cablaggi ed altri fili di rame.
Nella fase successiva, vengono drenati e stoccati i liquidi e avviene lo smontaggio e la raccolta in magazzino delle componenti che possono essere vendute.
La tedesca Sicon GmbH, rappresentata da Heiner Guschall, sta puntando invece su quel 20/25% di residui da frantumazione che non è captato dai magneti iniziali.
L’obiettivo della loro ricerca è assicurare una separazione dei materiali sempre maggiore, perché, ad esempio, il rame contenuto nei rottami ferrosi non viene accettato dalle acciaierie.
“Per un recupero economico del materiale, – ha spiegato Guschall – ogni frazione dei residui, compresa la plastica, deve essere separata in prodotto finale”.
Il messaggio dei relatori del Recycling Confex Middle East è stato quindi molto molto chiaro:
prima di frantumare riciclate più materiale possibile!