UN PROBLEMA CHE LA COMUNITÀ EUROPEA AFFRONTA DA ANNI E CHE CONTINUA AD ESSERE IRRISOLTO
L’industria automobilistica italiana si segnala per i migliori risultati raggiunti nell’abbattimento delle emissioni inquinanti
Il Protocollo di Kyoto ha indicato la giusta rotta da seguire ma per raggiungere gli obiettivi di riduzione previsti dallo stesso e dalla direttiva 2003/87/CE sulle emissione di CO2, c’è l’esigenza di ulteriori misure. Da un punto di vista normativo, si richiede alle case automobilistiche di ridurre le quantità di emissioni e questo si può ottenere attraverso vari sistemi: 1) Filtro attivo antiparticolato (FAP), un dispositivo adottato dal gruppo PSA Peugeot-Citroën per abbattere le emissioni inquinanti da polveri sottili dei motori diesel. Altre case automobilistiche hanno scelto tecnologie differenti.
Questa tecnologia è stata adottata da Peugeot già nel 2000; col passare del tempo alcune province, come quella di Bolzano nel 2003 e, un anno più tardi, anche la Regione Emilia Romagna, hanno deliberato a favore delle automobili dotate di una qualche tecnologia di abbattimento del PM10 concedendo deroghe alle targhe alterne. Oggi molte amministrazioni locali concedono deroghe al blocco del traffico alle automobili dotate di filtri come il FAP o che comunque garantiscano un abbattimento del PM10. L’obiettivo principale di questo dispositivo è ovviamente il rispetto dei limiti di emissione euro 4 e quindi la cattura del PM10 di origine carboniosa emessa dai motori diesel, particolato pericoloso in quanto contiene sostanze fortemente tossiche come gli idrocarburi policiclici aromatici. 2) Sistemi start-stop per l’avviamento del motore, una soluzione semplice e già attuata su veicoli ormai “storici”, come la Fiat Regata ES. Il sistema che spegne automaticamente il motore a ogni arresto è stato reintrodotto nel 2006 da versioni specifiche delle Citroën C2 e C3; pochi mesi dopo BMW lo ha adottato di serie sulla maggior parte dei modelli della Serie 1 e Mini. Secondo Bosch, che equipaggia il Gruppo tedesco, i vantaggi, riferiti ai consumi misurati dal ciclo urbano europeo che simula 12 “soste” da 15 secondi ciascuna, possono arrivare all’8% (mentre Fiat parla di “oltre il 10%”), margine che scende al 4% nel ciclo misto. Ovviamente nel caso di marcia prolungata in colonna i benefici sono ben più sensibili. Il controllo dell’avvio è integrato nelle centraline dei motori benzina e diesel; per questi ultimi il sistema Bosch prevede modifiche al sistema di iniezione common rail. Il motorino di avviamento è più potente e assicura così maggior durata e un avvio più rapido e silenzioso. Per la riaccensione del motore non serve ovviamente la chiave di avviamento: la procedura si basa sull’uso dei pedali o del cambio e varia a seconda del tipo di trasmissione, manuale o automatica. 3) Sistemi di carburazione più efficaci: per i quali i settori Ricerca e Sviluppo di molte Case costruttrici stanno lavorando già da vari anni 4) Sistemi di propulsione (carburanti) più eco-compatibili; metano, miscela metano-idrogeno, biocarburanti di seconda generazione che non impattano gravemente sull’agricoltura per fini alimentari. Il mercato delle auto è in crisi (visto il continuo aumento del prezzo del petrolio che induce un aumento di prezzo anche degli altri generi di consumo, soprattutto alimenti) e l’auto- mobile sta diventando sempre di più un “bene di lusso”. Pertanto, vista “l’aria che tira” e lo con lo spettro della recessione da un lato, e la spada di damocle del global warming, dall’altro, le Case costruttrici stanno puntando molto sulle performance ecologiche (o supposte tali) dei propri mezzi, per invogliarne l’acquisto. Ma cosa succede se si vanno ad analizzare i dati? Secondo le ultime proiezioni della Commissione Europea, di qui al 2010, il settore dei trasporti è quello che sta ostacolando maggiormente il raggiungimento dell’obiettivo di Kyoto dell’ Unione Europea di ridurre le emissioni di gas serra dell’ 8% ed è il settore dove si prevede che si incontreranno i maggiori problemi di riduzione anche nell’ottica post 2012. Settori come l’energia, l’industria, l’agricoltura e i rifiuti hanno già ridotto le loro emissioni e in molti casi sono chiamati a ridurle ulteriormente, il settore dei trasporti ha avuto nel 2004 un incremento del 26% rispetto al 1990, con le misure esistenti continuerà a crescere del 34% al 2010 e con le misure addizionali continuerà a crescere del 27%. Per quanto riguarda l’Italia, l’ISPRA ha comunicato che le emissioni di CO2\km del parco circolante auto passeggeri: nel periodo 1990-2006, sono aumentate del 24%. Ciò è avvenuto a causa dell’incremento della mobilità privata mediante auto (le percorrenze sono aumentate del 30%) mentre l’efficienza d’uso del parco circolante è migliorata solo del 4% rispetto al 1990. In relazione a queste statistiche è utile puntualizzare che le percorrenze sono aumentate anche a causa di un triste primato europeo: in Italia ci sono infatti 60 auto ogni 100 abitanti. È il valore più alto in Europa ed emerge da uno studio con- dotto dall’Osservatorio sulla Mobilità Sostenibile dell’AIRP (Associazione Italiana Ricostruttori Pneumatici). Nella graduatoria europea dei paesi a maggior densità automobilistica, l’ Italia, seconda nel mondo solo agli Stati Uniti, è davanti a Germania con 57 autovetture ogni 100 abitanti, Gran Bretagna, e Austria(entrambe con 51 autovetture), Francia con 50 e tutti gli altri Paesi sino alla Polonia con 35 auto per 100 abitanti. Lo studio contiene anche la graduatoria per densità automobilistica delle venti regioni italiane. In testa alla classifica il Lazio con 69 vetture per ogni 100 abitanti, seguito da Umbria (67), Piemonte e Valle D’Aosta (64), Toscana e Marche (entrambe con 63). Negli ultimi quattro posti della graduatoria si collocano invece: la Liguria (52), la Puglia (53) e il Trentino Alto Adige a pari merito con la Basilicata (55). Il primato europeo dell’Italia per tasso di motorizzazione comporta naturalmente anche aspetti negativi. In primo luogo la congestione del traffico determinata non solo dall’elevato numero di vetture circolanti, ma anche una rete stradale e autostradale inadeguata alle esigenze di una mobilità che si attua in misura crescente con mezzi privati. Questa situazione, come sottolinea anche l’Osservatorio Airp, ha un impatto negativo sui livelli di inquinamento e comporta per il nostro Paese l’esigenza di incentivare comportamenti e consumi virtuosi in termini ambientali come ad esempio l’utilizzo dei gas per autotrazione piuttosto che benzina e gasolio, l’adozione di comportamenti di guida eco compatibili, il sistematico controllo dei pneumatici per ridurre i consumi e le emissioni di CO2 o l’impiego di pneumatici ricostruiti che consentono di ridurre sensibilmente l’esigenza di smaltire pneumatici usati potenzialmente inquinanti. Negli ultimi giorni del mese di Giugno Amici della Terra/Friends of The Heart Italia e una coalizione di organizzazioni ambienta- liste hanno denunciato alla Commissione Europea alcuni Paesi (Italia, Francia, Germania, Polonia, Slovenia e Spagna) per mancata vigilanza nell’attuazione della Direttiva 1999/94/CE, relativa all’obbligo di informazione ai consumatori su consumi di carburante ed emissioni di CO2 nella pubblicità delle auto. LaDirettiva in Italia è stata recepita con il DPR 17/2/2003, “in questo modo – spiega un comunicato a firma della direzione nazionale degli Amici della Terra – sei nazioni saranno soggette a verifiche da parte della Commissione Europea per inadempienza degli organismi preposti all’attuazione della legge sull’informativa obbligatoria dei consumi e delle emissioni di CO2 nella pubblicità delle auto”. Nel rapporto “Pubblicità Regresso”, reso pubblico il 20 maggio scorso, gli Amici della Terra rilevano una sistematica violazione da parte di costruttori ed importatori di auto operanti sul territorio italiano. In particolare il Rapporto mette in evidenza che oltre il 90% delle pubblicità riportate su quotidiani e magazine non rispetta le direttive di legge, riportando l’informativa sui consumi e sulle emissioni di CO2 dei modelli pubblicizzati in formati illeggibili e in scarsa evidenza rispetto alla comunicazione commerciale. La denuncia degli Amici della Terra rientra negli obiettivi delle campagne “Cars fuel Efficiency” e “Big ask- SOS clima” cui l’associazione partecipa unitamente a Friends of the Earth Europe. “La possibilità di appellarsi alla Commissione Europea – ricorda l’associazione denunciando l’inadempienza da parte di uno Stato membro agli obblighi derivanti dal diritto comunitario – è un diritto sancito per tutti i cittadini Europei. La Commissione dispone di poteri propri per cercare di porre fine all’eventuali infrazioni denunciate e se, necessario, può appellarsi alla Corte di Giustizia Europea. “Una maggiore consapevolezza dei consumatori rispetto ai consumi ed emissioni è fondamentale per il raggiungimento degli obiettivi di riduzione di emissione di CO2 delle auto, causa di oltre il 20% delle emissioni in atmosfera di gas serra. I costruttori di auto, oltre a non rispettare gli obiettivi sottoscritti nel 1995 per la riduzione delle emissioni di CO2 per i nuovi modelli immessi sul mercato hanno contemporaneamente violato la legge sulla pubblicità mentre le istituzioni preposte alla vigilanza per una corretta applicazione della legge hanno lasciato fare. E’ tempo che la Commissione Europea intervenga, sia rendendo più stringenti le direttive comunitarie in materia, sia garantendo una loro corretta e completa applicazione negli Stati membri”, ha dichiarato Massimiliano Binati, responsabile della campagna per Amici della Terra. Tuttavia, ci sono fortunatamente anche notizie confortanti. Per esempio, in base ai dati diffusi nel mese di settembre da JATO Dynamics, leader globale per la consulenza e ricerca nel campo automotive, nata nel 1984 e presente in oltre 40 paesi, la Fiat Automobiles è il brand che nel 2007 ha registrato il valore medio più basso di emissioni di CO2 sulle proprie vetture vendute:137,3 g\km. L’analisi della JATO vede il brand Fiat precedere i marchi Peugeot (141,9 g\km), Citroen(142,2 g\km), Renault (146,4 g\km) e Toyota( 141,9 g\km). “Il risultato di questa importante analisi premia l’impegno continuo di Fiat nella ricerca di soluzioni innovative per il contenimento del- le emissioni inquinanti e del livello di CO2” – ha dichiarato Lorenzo Sistino, Amministratore Delegato di FIAT Automobiles. Inoltre, stante le dichiarazioni di intenti, l’impegno di FIAT, sempre mirato a essere vicino alle necessità più reali della gente, non si ferma qui. Infatti, a prescindere da quelle che saranno le decisioni in sede europea, l’obiettivo dell’azienda torinese è quello di raggiungere, entro il 2012, il più basso livello medio ponderato di emissioni di CO2 per le sue automobili. FIAT intende ottenere questo risultato attraverso l’introduzione di un piano di intervento mirato su motori e trasmissione, oltre all’utilizzo dell’Eco Drive, un’innovativa applicazione sviluppata con Microsoft, che – attraverso la porta USB del versatile sistema Blue & Me – consente di analizzare lo stile di guida dell’automobilista aiutandolo a ottimizzarne il com- portamento in termini di consumi e quindi di emissioni. FIAT è uno dei marchi automobilistici che meglio sta rispondendo, nel mondo, alla necessità di limitare l’impatto del trasporto sull’ambiente. Per raggiungere questo importante traguardo esso propone soluzioni concrete che sono alla por- tata di tutti e sono disponibili oggi. Lo dimostrano i prodotti presenti sul mercato; i piani di ricerca e sviluppo; le iniziative di mobilità sostenibile portate avanti in collaborazione con la Pubblica Amministrazione; e gli investimenti nello sviluppo di nuovi prodotti. Senza dimenticare che FIAT è leader in Europa nella produzione di vetture compatte, che per definizione sono più rispettose dell’ambiente: per esempio, con due anni in anticipo, la Fiat 500 e la Fiat Bravo hanno introdotto i propulsori Euro 5 Ready (benzina e diesel). Non solo, entro la fine del 2009, la maggior parte dei motori dell’intera gamma Fiat anticiperanno la normativa Euro 5. In più, essa è la prima ad aver realizzato la tecnologia Multijet, che muove tutti i diesel di nuova generazione, ed è leader mondiale nel campo delle vetture OEM a metano (lo scorso anno in Italia ne sono state vendute oltre 50.000). Del resto, l’azienda torinese ritiene che la propulsione a meta- no sia oggi la scelta tecnologica più appropriata e disponibile per risolvere i problemi di inquinamento delle aree urbane. Questo perché l’uso del metano presenta una valenza positiva sia sul piano dei benefici ambientali (riduzione di circa il 23% delle emissioni di CO2 e praticamente a 0 le emissioni del PM), sia sotto l’aspetto economico. Leader in questa tecnologia, è il primo costruttore a offrire nella sua linea ecologica “Natural Power” un’ampia gamma di veicoli con doppia alimentazione, metano-benzina, capace di rispondere alle esigenze di mobilità di una vasta categoria di utenti, compreso il settore professionale: dal Doblò (anche Cargo) alla Punto (anche Van), dalla Multipla alla Panda (anche Van), fino alla Grande Punto che sarà in vendita entro l’anno. Oltre alla ricerca nell’ambito dei combustibili alternativi, FIAT attua il down-sizing delle motorizzazioni diesel e benzina, come dimostrano le nuove famiglie del 1.4 T-Jet e del 1.6 Multijet. In particolare, l’adozione di un turbocompressore di nuova generazione, abbinato ad un motore di cilindrata ridotta, consente di esprimere prestazioni confrontabili o migliori a propulsori di cilindrata superiore, ma con consumi ed emissioni inferiori. Mancano 4 anni al 2012, si può fare ancora moltissimo per far sì che si riesca a raggiungere l’obiettivo prefissato nel Protocollo di Kyoto. Pur essendoci dati contrastanti è lecito sperare e credere che molte case automobilistiche debbano puntare ancora di più e in modo continuativo su performance ecologiche dei propri mezzi (come, ad esempio sta facendo, la FIAT) o su tutto ciò che possa limitare il più possibile le emissioni di CO2. In questo senso, mentre il mese di settembre stava volgendo al termine, la Commissione Ambiente dell’Europarlamento ha respinto una mozione di provenienza franco-tedesca che spingeva per ottenere uno slittamento sull’entrata in vigore della severa normativa per quanto concerne i limiti di emissione. In sostanza la Commissione ha cassato (46 voti contro 19) la proposta di introdurre con gradualità i nuovi limiti di emissioni di CO2 (130 g/Km), posticipandoli al 2015 in luogo del previsto 2012; inoltre, cosa più preoccupante per le Case automobilistiche, si è ribadita la volontà di applicare il dispositivo previsto originariamente dalla Commissione per quanto riguarda le multe comminate alle Case automobilisti- che inadempienti, multe calcolate proporzionalmente sulla base della distanza dell’obiettivo di riduzione. Rimesso in discussione, infine, il principio delle “eco-innovazioni” in virtù del quale, alle Case inadempienti sarebbero stati concessi particolari “sconti” qualora queste, pur non conseguendo gli obiettivi prefissati, avessero introdotto sul mercato almeno un nuovo modello in linea con le nuove norme. Morale della favola: mentre ancora si attende una approvazione definitiva della Commissione per quanto riguarda gli obblighi cui i produttori di autoveicoli dovranno sottostare, onde garantire performance più ecologiche dei propri pro- dotti, una volta tanto è l’industria italiana a fare bella figura e a non chiedere sconti e canali preferenziali. Bisogna osare, rischiare e trasformare molte buone idee in atti concreti se si vuole dare un forte segnale per aiutare il Mondo a guarire.