Mercato auto Italia: prosegue il calo per il quarto mese consecutivo.

-10,82% su ottobre 2023. Pesano sul calo della domanda l’aumento dei prezzi auto e, per l’industria che si interroga sul futuro dell’automotive, i costi della transizione energetica.

Non si arresta la discesa del mercato auto nazionale che, lo scorso mese, come evidenziato dai dati forniti dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti all’inizio di questa settimana, ha riportato una variazione percentuale negativa a due cifre rispetto all’analogo mese dello scorso anno: -10,82%, pari a 124.251 autovetture immatricolate contro le 139.319 iscrizioni di allora.

Contestualmente si è registrato un leggero aumento dei trasferimenti di proprietà: 470.757 a fronte dei 469.979 passaggi registrati a novembre 2023, con un aumento dello 0,17%. Il volume globale delle vendite mensili, pari a 595.008 unità, ha interessato solo per il 20,88% vetture nuove, mentre la gran parte delle vendite, il 79,12%, ha riguardato l’usato.

Quarto mese consecutivo di flessione, dunque, dopo i risultati deludenti di agosto, settembre e ottobre; una dinamica che ha portato il cumulato degli undici mesi dell’anno al –0,2% pari a 1.452.973 immatricolazioni. Tuttavia, il calo rispetto al periodo pre-covid è sempre molto alto: -18,3%, come ricordano da UNRAEUnione Nazionale Rappresentanti Autoveicoli Esteri.

I dati di novembre, che certificano la caduta del mercato auto nazionale fanno presagire agli analisti del settore automotive che la chiusura dell’anno sarà, comunque, negativa rispetto al 2023, né consola il fatto che la situazione nazionale, in parte rifletta la flessione che interessa tutto il settore dell’auto a livello europeo.

Sul banco degli imputati, per i produttori, i costi della transizione energetica, che si riflettono sull’aumento dei prezzi delle auto e che, ancor più favoriti da una dinamica inflattiva, hanno causato un generale crollo della domanda rispetto al nuovo e un conseguente rifugio da parte degli acquirenti verso l’usato.

Se il tavolo Sviluppo Automotive dello scorso 14 novembre ha rappresentato un momento di confronto e un primo passo in direzione del rifinanziamento del fondo automotive – ha dichiarato Roberto Vavassori, Presidente ANFIA nel comunicato di commento ai dati di novembre – permane la necessità di strutturare un piano di politica industriale per il settore. Adesso, è importante che il Governo concentri le risorse al momento disponibili – pur se non sufficienti – sul fronte dell’offerta, attraverso misure mirate al sostegno alle imprese che affrontano la transizione energetica, agendo in via prioritaria sulla riduzione del costo dell’energia e sul lancio di iniziative che favoriscano gli investimenti in ricerca e sviluppo”.

Dal canto suo, l’UNRAE, che ha già annunciato per il prossimo 16 dicembre, a Roma, un incontro con giornalisti e operatori del settore sui temi più attuali della transizione energetica, dove oltre a fornire un quadro del mercato e delle sue prospettive, illustrerà nel dettaglio le proposte dell’Associazione al Governo e presenterà un nuova ricerca dell’Osservatorio Auto e Mobilità della Luiss Business School, di cui l’UNRAE è partner, ricorda che l’Italia ha già presentato, lo scorso 28 novembre, una proposta di revisione del percorso che porterà allo stop ai motori endotermici al 2035.

Il documento, promosso dall’Italia e Repubblica Ceca, sottoscritto anche da Austria, Slovacchia, Bulgaria, Polonia, Malta e Romania e sostenuto da diverse Associazioni imprenditoriali nazionali ed europee, non punta tanto a mettere in discussione termine e target dello stop al 2035, ma rimarca che tali obiettivi saranno realisticamente raggiungibili solo attraverso una revisione tempestiva del Regolamento che tenga conto:

– della necessità di anticipare anche la revisione degli standard di emissione dei veicoli pesanti;
– di adottare il principio di neutralità tecnologica favorendo l’apertura ad alimentazioni alternative purché a basse emissioni;
– di approcciare al calcolo delle emissioni in modo diverso, sostenendo, da un lato la competitività delle imprese europee e, dall’altro, mettendo al riparo i posti di lavoro;
– di reperire risorse comuni per il sostegno del settore, promuovendo un piano di incentivi per i consumatori europei, che siano stabili, continuativi e duraturi nel tempo;
– della necessità, infine, di rivedere i target intermedi di emissioni previsti dal Regolamento Ue, perché, stante lo stato attuale del mercato dei veicoli elettrici, l’obiettivo del 15% di riduzione delle emissioni al 2025 è piuttosto difficile da raggiungere e le Case automobilistiche temono la scure delle sanzioni (previste per una cifra che si aggira tra i 15 e i 17 miliardi di € nel 2025) che andrebbero ad aggiungersi agli effetti già pesanti del calo della domanda.

Auspichiamo vivamente – ha dichiarato Michele Crisci, Presidente UNRAE – che la transizione energetica diventi una priorità cruciale nei primi 100 giorni di attività della nuova Commissione europea. Consumatori e imprese necessitano ormai urgentemente di indicazioni immediate e certe per orientarsi in questa complessa fase di trasformazione”.

Nel frattempo la combo negativa tra forte aumento dei prezzi auto, calo della domanda di vetture nuove, perdita del potere d’acquisto da parte delle famiglie che si rifugiano comprensibilmente nell’usato e scarsa penetrazione delle auto elettriche, a parte i rari casi nei quali vengono acquistate come seconda auto, sta determinando, nel nostro Paese, una situazione paradossale.

Le vendite di auto nuove sono molto depresse – ha affermato Gian Primo Quagliano, Presidente del Centro Studio Promotor – ma il parco circolante continua ad aumentare e ciò nonostante che la popolazione sia in calo. Prima della crisi da pandemia nel 2019, secondo l’Isfort (Istituto Superiore di Formazione e Ricerca per i Trasporti), il tasso di motorizzazione in Italia era pari a 65,6. Ciò significa che per ogni 100 abitanti circolavano 65,6 autovetture. Nel 2023 questo tasso è salito a 69,4 ma è aumentata anche l’età media delle auto circolanti con ripercussioni negative sia sulla sicurezza della circolazione che sull’ambiente“.

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