Aftermarket automobilistico: le sfide del futuro
4 aziende di ricambi su 10 stimano aumenti di fatturato nel 2024 ma solo il 5% delle imprese si sta riconvertendo all’elettrico.
Vale 28,1 miliardi di euro, fattura il 46,4% all’estero, quasi 400.000 lavoratori e guarda al futuro con cauto ottimismo senza temere il passaggio all’elettrico.
È l’identikit dell’aftermarket automobilistico italiano che emerge dalla ricerca “Il settore dell’Aftermarket dell’automotive…tra tradizione e innovazione” realizzata dal Centro Studi Tagliacarne, per conto della Camera di commercio di Modena, in collaborazione con la Camera di commercio di Torino e con il supporto di ANFIA.
“Il rilievo economico dell’aftermarket emerge ancora di più in termini di comparazione con altre filiere: il suo valore aggiunto è quasi pari al settore dell’agricoltura e tre volte il settore della farmaceutica. – ha sottolineato Giuseppe Molinari, Presidente del Centro Studi Tagliacarne e della Camere di commercio di Modena – Importante, quindi, è anche la domanda di policy che queste imprese esprimono e al primo posto troviamo la richiesta di abbattere i costi energetici (indicata come prioritaria da circa la metà delle imprese), seguita dal sostegno all’adozione di tecnologie digitali (quasi 40%) e dagli incentivi a supporto dell’attività di ricerca e sviluppo (30%)”.
L’aftermarket automobilistico è una filiera composta da una platea di quasi 29.000 imprese, prevalentemente a conduzione familiare che operano nella produzione e nella vendita di ricambi di auto. Al Nord si concentra oltre il 70% del valore di questo comparto, trainato dalla Lombardia con il 28,6%.
Per quest’anno, il 41% delle imprese del settore si aspetta una crescita del proprio fatturato e il 27% stima un aumento della forza lavoro.
Per quanto riguarda il futuro, il 2035 non sembra essere così vicino e neppure così costrittivo.
Dal 1° gennaio 2035 infatti, le auto alimentate a benzina e con motore a scoppio non potranno più essere vendute né immatricolate, ma appena il 5% delle imprese si sta riconvertendo all’elettrico, anche perché, dopo l’inizio del 2035 le auto a motore endotermico potranno continuare a circolare, garantendo così ai ricambisti lavoro per almeno altri 10 anni.
A destare veramente preoccupazione è la concorrenza dei paesi emergenti, in particolare la Cina, vista come il principale ostacolo alla crescita da parte del 37,7% delle imprese del settore. Anche i limiti dimensionali e le difficoltà nel rispettare gli adempimenti normativi, sia nazionali che europei, sono ritenuti di ostacolo alla crescita del business.
Cosa chiede il settore?
In cima alle priorità delle imprese vi sono i contributi per l’abbattimento dei costi energetici, interventi di supporto all’adozione di tecnologie 4.0, incentivi alle attività di R&S e interventi di supporto all’internazionalizzazione.
Digitalizzazione e green sono nei programmi di investimento delle imprese dell’aftermarket.
Il 53,6% ha investito in tecnologie 4.0 nel triennio 2021-2023 e, anche se in quota più ridotta, il 49,1% lo farà tra il 2024 e il 2026. L’attenzione verso la transizione “verde” è in continua crescita: se tra il 2021 e il 2023 il 43,7% delle imprese ha investito in green, la quota salirà al 51,3% nel prossimo triennio.
Sul fronte occupazione, infine, tra le figure professionali più richieste ci sono operai e tecnici specializzati (dal 72,5% delle imprese), seguiti da ingegneri (37%), personale altamente qualificato nelle attività di R&S (26%) e manager (14%).
Ma non sarà facile trovare queste figure professionali sul mercato, soprattutto nel caso di operai e tecnici specializzati e di personale qualificato per la ricerca e sviluppo.
Di A. M.