Auto elettrica: come cambierà il gettito fiscale per lo stato italiano.
La riduzione dei consumi energetici comporterà una diminuzione delle entrate fiscali di 1 miliardo di euro al 2030 rispetto ai volumi attuali.
La crescente elettrificazione della flotta automobilistica, da un lato riduce le emissioni provenienti dal trasporto su strada grazie all’utilizzo di elettricità prodotta in mix sempre più orientati verso fonti rinnovabili.
Dall’altro lato, grazie all’aumentata efficienza rispetto alle vetture tradizionali, si registra una diminuzione dei consumi di energia finale che sarà ulteriormente accentuata a causa della prevista riduzione del traffico automobilistico, derivante dalle politiche di promozione di alternative di mobilità.
La penetrazione dell’auto elettrica nella flotta circolante comporta anche una significativa riduzione dei consumi energetici, data la sua elevata efficienza energetica. Ne consegue una inevitabile riduzione del gettito dello Stato, stimata in 1 miliardo di euro al 2030.
È quanto emerge da un’analisi condotta da ECCO, il think tank italiano per il clima, che ha comparato i costi di ricarica elettrica e di rifornimento di carburanti tradizionali per l’auto, concentrandosi sul peso degli oneri fiscali e parafiscali applicati e sulle implicazioni di gettito per lo Stato.
Lo studio ha rilevato che, a parità di energia consumata, l’assetto degli oneri fiscali e parafiscali dei beni energetici è in tutti i casi penalizzante per le ricariche elettriche e solo la maggiore efficienza energetica delle auto elettriche rende comunque vantaggioso guidare elettrico per i consumatori.
Nonostante il peso delle componenti fiscali e parafiscali per kWh di energia consumata, l’auto elettrica rimane l’opzione economicamente più conveniente a parità di km percorsi.
Grazie alla sua maggiore efficienza energetica, il costo per fare 100 km con un’auto elettrica ricaricando da casa o da ufficio, risulta fino a 2,5 volte inferiore rispetto a percorrere gli stessi chilometri con un’auto a benzina e fino a 1,5 volte se la ricarica viene fatta da colonnine di ricarica pubblica a bassa tensione.
In termini di spesa media annua, per 10.000 km di percorrenza e considerando un mix tipico di ricariche, il risparmio di guidare elettrico è pari a circa 340 €/anno.
L’incremento del peso della fiscalità sull’elettricità porterebbe ad un aumento dei costi insostenibile per famiglie e imprese.
Già oggi gli oneri fiscali e parafiscali applicati alle ricariche elettriche sono maggiori delle accise sui carburanti fossili, in contraddizione con un approccio coerente con i principi di fiscalità ambientale e attento alle necessità di evoluzione del mercato dell’auto verso l’elettrico.
“Stiamo procedendo verso una sempre maggiore integrazione dei sistemi energetici – ha dichiarato Massimiliano Bienati, Responsabile del programma trasporti di ECCO – che convergono sull’elettrico sia per il servizio di trasporto che per quote importanti di calore domestico e industriale. Sistemi fiscali e strutture tariffarie devono prendere atto di questo e distribuire i costi e le attese di gettito in maniera coerente con la realtà, non in base a schemi passati”.
Sulle tariffe di ricarica per veicoli elettrici, infatti, oltre ai costi dell’energia (componenti Materia Energia) e ai costi di distribuzione (componenti Trasporto e gestione del contatore), gravano le accise e, in maniera rilevante, i costi degli “oneri generali di sistema” riferiti a componenti tariffarie di natura parafiscale destinate alla copertura di spese di interesse generale, che possono incidere significativamente sui differenziali di costo rispetto alle vetture a combustione interna.
I benefici climatici, e ambientali in generale, derivanti dall’utilizzo del vettore elettrico nella mobilità privata non sempre trovano adeguato riscontro in un vantaggio fiscale per i consumatori.
Secondo ECCO, lo sconto dell’accisa sul diesel rispetto alla benzina costa, ad oggi, allo Stato, 3,5 miliardi di euro ed è considerato un Sussidio Ambientalmente Dannoso (SAD).
In un’ottica di progressiva elettrificazione della flotta di auto circolanti è necessario guardare in modo coerente alle componenti fiscali e parafiscali dell’energia per i trasporti.
L’eliminazione dei Sussidi Ambientalmente Dannosi deve portare a un sistema di tassazione dell’energia per i trasporti su strada armonizzato e coerente, unica opzione in linea con il percorso di riforma della fiscalità intrapreso dal Governo.
“La proposta del governo di mettere mano alla differenza di accisa tra diesel e benzina è una decisione inevitabile – ha spiegato Matteo Leonardi, Co-fondatore e Direttore di ECCO – sia per le evoluzioni attese del mercato dell’auto sia per le esigenze di gettito dello Stato. È essenziale che la fiscalità dei beni energetici sia coerente con l’evoluzione del mercato e a sostegno della transizione. Spetta al governo decidere se i meccanismi con cui correggere questa esigenza fiscale possano essere diluiti in un periodo più ampio in base alle dinamiche di penetrazione sul mercato dell’auto elettrica o maggiormente concentrati per esigenze di bilancio. Certamente questi aumenti devono essere accompagnati da strumenti di garanzia per i consumatori finali. Il meccanismo introdotto dal Decreto Legge nr. 5 del 2023 va in questa direzione”.
L’effetto di una riforma estesa sugli attuali Sussidi Ambientalmente Dannosi per gli usi di tutti i carburanti fossili per i trasporti consentirebbe di recuperare oltre 6 miliardi di Euro (su un totale di 8,8 miliardi Euro di SAD in essere per il settore energetico).
Il recupero di gettito potenziale di una riforma estesa dei SAD consentirebbe di tamponare la riduzione anche nel medio termine, stimata al 2035 compresa tra 3,8 e 4,2 miliardi di euro a seconda delle ipotesi di scenario prese in considerazione.
In un orizzonte temporale di più lungo periodo, con il progressivo e significativo avanzare dell’elettrificazione della flotta, contestuale a una riduzione delle auto circolanti, le stime di scenario sulla riduzione di gettito crescono in una forchetta compresa tra 5,9 e 6,5 miliardi di Euro al 2040, comunque gestibili nel quadro di un riordino della disciplina dei Sussidi Ambientalmente Dannosi vigente.
Infine, in un orizzonte temporale successivo, quando la transizione all’elettrico nella mobilità privata potrà dirsi consolidata, secondo ECCO, sarà necessario valutare interventi compensativi con meccanismi di imposizione fiscale ad agire sui veicoli in quanto tali, ovvero attraverso politiche associate al possesso e alle percorrenze dei mezzi.
Di A. M.