Materie prime critiche; via libera dal PE alle misure per aumentarne l’approvvigionamento
La sostenibilità è la parola chiave che l’UE intende utilizzare per il futuro dei rifornimenti di materie prime critiche per la transizione ecologica. Ma serve ora l’approvazione formale del Consiglio Ue.
In data 12 dicembre il Parlamento europeo si è espresso definitivamente a favore della proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce un quadro atto a garantire un approvvigionamento sicuro e sostenibile di materie prime critiche e che modifica i regolamenti (UE) n. 168/2013, (UE) 2018/858, (UE) 2018/1724 e (UE) 2019/1020, più noto come: Critical Raw Materials Act.
Si tratta di un atteso quadro normativo atto a garantire un approvvigionamento sicuro e sostenibile di materie prime critiche con gli obiettivi ulteriori di rendere l’Unione più competitiva e indipendente attraverso la riduzione della burocrazia, la promozione dell’innovazione lungo l’intera catena del valore e il sostegno alle PMI.
Senza contare la promozione della ricerca e dello sviluppo di materiali alternativi e metodi di estrazione e produzione più rispettosi dell’ambiente.
Le misure, proposte in partenza dalla Commissione Ue lo scorso marzo, attendono ora l’approvazione formale del Consiglio Ue prima della pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea e l’entrata in vigore.
Queste si sono rese necessarie dal momento che il futuro della transizione ecologica e digitale imporrà un aumento vertiginoso della domanda di tecnologie e strumenti, dalle auto elettriche ai pannelli solari, dai dispositivi di comunicazione a tutta la tecnologia smart applicata, che, per funzionare hanno bisogno di materie prime critiche come litio, cobalto, nichel, ecc.
Solo considerando la domanda di litio, componente essenziale per le batterie e pertanto cardine della nuova mobilità elettrica, ad esempio, la Commissione Ue appena qualche mese fa ne prevedeva un aumento fino a 12 volte la domanda attuale entro il 2030 e fino a ben 21 volte entro il 2050!
La proposta di Regolamento licenziata prevede, tuttavia, ben 34 materie prime critiche, di cui 17 considerate strategiche stante la previsione di crescita esponenziale della domanda e che, quindi, sono più esposte a un rischio più elevato di problemi di approvvigionamento.
Pertanto, stante anche i complessi fattori geopolitici in gioco e i diversi Paesi produttori, diventa cruciale per l’Ue, poter garantire un approvvigionamento sicuro e al tempo stesso sostenibile che ne aumenti la resilienza di fronte alle fluttuazioni e ai rovesci dei mercati internazionali.
“Questa normativa è un progetto di politica industriale per un approvvigionamento sicuro e sostenibile di materie prime in Europa”, ha dichiarato la relatrice Nicola Beer (Renew, DE).
“Grazie a incentivi economici mirati, stiamo creando certezza nella pianificazione dei progetti per gli investitori privati, attraverso punti di contatto unici per le imprese e procedure di autorizzazione rapide e semplici con scadenze chiare per le autorità nazionali. Ciò stimolerà l’estrazione, la lavorazione e il riciclaggio in Europa”.
Durante i negoziati con il Consiglio, i deputati hanno spinto per una maggiore attenzione alla produzione e all’espansione dei materiali che possono sostituire le materie prime strategiche. Inoltre, hanno definito obiettivi per promuovere l’estrazione di più materie prime strategiche dai prodotti di scarto e insistito sulla necessità di ridurre la burocrazia per le aziende, in particolare le piccole e medie imprese.
Per ciò che concerne l’estrazione l’obiettivo del legislatore Ue è quello di: “incrementare l’utilizzo delle proprie risorse geologiche di materie prime strategiche e dotarsi di capacità che le consentano di estrarre le materie necessarie a coprire almeno il 10 % del consumo di materie prime strategiche dell’Unione”.
Ma è dalle attività di trasformazione lungo la catena del valore che dovrebbe arrivare la quantità maggiore di materie prime critiche, ben il 40% secondo le intenzioni di Strasburgo, mentre una quota considerevole, il 25% dovrebbe essere coperta da materie prime secondarie attraverso le attività di riciclo.
La nuova legislazione prevede, inoltre, incentivi economici e un contesto imprenditoriale più stabile e sicuro per i progetti di estrazione e riciclaggio, con procedure di autorizzazione più rapide e semplici.
Sul fonte dei rapporti con i Paesi terzi produttori, i deputati hanno sottolineato l’importanza dei partenariati strategici tra l’Unione e questi ultimi, al fine di diversificare l’offerta dell’UE, con vantaggi per tutte le parti.
Tali partenariati non avrebbero solo lo scopo di tutelare l’approvvigionamento vantaggioso per la filiera produttiva europea, ma anche favorire il trasferimento di conoscenze e tecnologie, formazione e aggiornamento professionale che, per i Paesi in via di sviluppo si tradurrebbero in nuovi posti di lavoro capaci di offrire migliori condizioni di lavoro e di reddito.
Senza contare che rapporti di partnership improntati sulla sostenibilità consentirebbero l’estrazione e la lavorazione nei paesi partner secondo i migliori standard ecologici.