Veicoli a noleggio: secondo ANIASA il primo semestre 2023 è stato un boom.
Cresciute del 47% le immatricolazioni nel settore del noleggio veicoli rispetto allo scorso anno; la flotta circolante ha superato 1.300.000 veicoli.
Mentre il mercato dell’auto privata sembra dare segnali positivi di ripresa, anche se i volumi pre-pandemia sono ancora molto distanti dall’essere raggiunti (per maggiori informazioni sull’andamento del mercato auto europeo si rimanda a questo articolo), il settore del noleggio veicoli, in Italia, appare sempre più solido e performante.
Nei primi sei mesi del 2023 il settore ha immatricolato 308.950 veicoli, il 33% del totale immesso sulle strade: in pratica 1 veicolo nuovo su 3 è a noleggio e la dimensione del fenomeno acquista maggiore chiarezza se si considera che, rispetto al primo semestre 2022 la crescita è stata del +47% e che, attualmente la flotta circolante ha superato 1,3 milioni di unità, delle quali 1.197.000 sono noleggiate a lungo termine da aziende, pubbliche amministrazioni e privati (con partita IVA o solo codice fiscale) e 135.000 prese in locazione a breve termine per esigenze turistiche o di business.
Lo ha reso noto stamani l’ANIASA – Associazione Nazionale Industria dell’Autonoleggio, della Sharing mobility e dell’Automotive digital, presentando la sua analisi semestrale sull’avanzata della mobilità pay-per-use, a breve e lungo termine e in sharing e confermando che lo stimolo allo sviluppo del settore è dato dall’aumento della domanda di mobilità aziendale, turistica e di tanti privati.
Non solo, il fenomeno del noleggio, secondo l’Associazione che opera in seno a Confindustria, conferma il ruolo-chiave nella diffusione di veicoli a basse o zero emissioni allo scarico; il settore, infatti rappresenta il 34% delle nuove vetture elettriche e il 63% dei veicoli ibridi alla ricaricabili.
“L’avanzata della mobilità a noleggio nel nostro Paese segue da diversi anni un trend inarrestabile, solo leggermente rallentato dalla pandemia e oggi accelerato anche dalla necessità di imprimere una svolta alla transizione ecologica del nostro vecchio parco circolante”, ha dichiarato il Presidente ANIASA – Alberto Viano.
Sono sempre di più i privati (con e senza partita IVA) che scelgono di avvalersi di servizi di noleggio a lungo termine (1 o più anni), le ragione è semplice, costo di gestione fisso e preventivabile (che comprende anche il bollo e le spese assicurative), l’ampia gamma di veicoli sempre nuovi e addio alla preoccupazione di vedersi svalutare l’auto al termine del suo utilizzo.
I privati hanno raggiunto le 163.000 unità, che rappresentano circa il 14% del totale veicoli in flotta, ma anche le aziende, per i motivi di cui sopra, si confermano la clientela consolidata dei noleggiatori con il 76% dei mezzi a nolo in circolazione; mentre il restante 10% è in forza alle pubbliche amministrazioni.
Luci e ombre, invece, per quanto concerne il noleggio a breve termine che, nella prima parte di quest’anno ha ripreso vigore dopo il tracollo conseguente agli stop alla circolazione durante il periodo della pandemia, tuttavia il gap con il 2019 è ancora forte: -17,5%, quasi un noleggio su 5 perduto.
Il recupero, però, c’è e lo dimostra la riduzione dei prezzi per noleggio (scesi del 9,4% rispetto allo scorso anno); mentre il giro d’affari complessivo è cresciuto del 21% rispetto al 2019, sono aumentati i giorni di noleggio (+4%), si è rafforzata la flotta (+1%) e si sono allungate le durate dei noleggi (+26%).
E per il prossimo futuro, cosa aspettarsi dal settore considerando la necessità di dare una spinta al mercato e svecchiare il parco auto circolante?
Secondo Alberto Viano, Presidente ANIASA: “L’accelerazione del ricambio non può che passare da una maggiore diffusione delle forme di mobilità pay-per-use. L’occasione per spingere su questo acceleratore è offerta dalla imminente Legge di Bilancio che, riprendendo anche quanto previsto dalla Legge Delega fiscale, potrebbe finalmente alleggerire la pressione tributaria sulla mobilità delle aziende italiane, aumentando il livello di deducibilità dei costi connessi alle auto a bassissime o zero emissioni. Un risultato, atteso da anni, che porrebbe le imprese nazionali sullo stesso livello delle loro competitor europee, azzerando il gap sofferto su questa importante voce di costo”.
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