Come cambia il settore automotive in Italia
Transizione ecologica, nuove e vecchie esigenze di mobilità, evoluzione del mercato auto e nuovi attori emergenti dall’Oriente, nello studio condotto da ANIASA e la società di consulenza Bain & Company.
Il mercato auto è evidentemente ormai in transizione, spinto dalla crisi post covid, dalle incertezze geopolitiche, dalle fluttuazioni del costo energetico e dalla spinta operata dalla maggior presa di coscienza circa la necessità di rispondere attivamente alle pressioni dell’inquinamento atmosferico e del cambiamento climatico.
In un frangente di particolare instabilità, anche economica e sociale, il settore automotive è destinato a cambiare molto più velocemente di quanto non abbia fatto negli ultimi decenni, non solo dal punto di vista dei modelli disponibili, ma anche, ovviamente, delle diverse alimentazioni, dei nuovi produttori asiatici, delle diverse esigenze dei consumatori (sempre più interessati a dinamiche di noleggio a lungo termine piuttosto che alla proprietà con tutti i costi che ne derivano).
Dunque come evolve e come si prospetta il futuro della mobilità degli italiani?
A questa domanda ha tentato una risposta lo studio: “Il vento dell’est soffia sull’automotive” condotto da ANIASA – Associazione Nazionale Industria dell’Autonoleggio, della Sharing mobility e dell’Automotive digital Bain & Company, Società di consulenza globale che aiuta le aziende change-makers più ambiziose a definire il proprio futuro, Studio presentato a Milano il 10 maggio nel corso della Conferenza Stampa dell’Associazione dove, tra l’altro, è stata presentata la 22esima edizione del Rapporto ANIASA.
“Uno dei trend inarrestabili del mercato auto italiano che emerge con chiarezza dallo studio è senza dubbio la crescita del noleggio come canale di acquisizione dell’auto”, ha dichiarato Italo Folonari, Vice Presidente ANIASA.
“Chi cambia l’auto, piuttosto che comprarla preferisce noleggiarla. La quota di vendite a privati è ormai in calo da alcuni anni e il noleggio riempie il vuoto grazie ai costi certi e alla possibilità di spalmare su più anni il costo del ‘rischio tecnologico’. Il trend è destinato a proseguire anche nel 2023, come mostrano i dati dei primi quattro mesi dell’anno”.
Ma vediamo insieme le principali risultanze emerse dallo Studio.
Cresce ancora e il parco auto circolante nazionale
Incertezza economica, allungamento dei tempi di consegna delle auto nuove e tutto il mix pernicioso di fattori limitanti di cui si accennava all’inizio, hanno indotto i consumatori a rimandare l’acquisto di un’auto nuova.
Risultato: crollo delle rottamazioni (-30% nel 2022 contro il risultato dell’anno precedente) e crescita dell’età media del parco circolante che ha superato i 12 anni. C’è poi il fatto acclarato che, il noleggio a lungo termine è sempre più preferito all’acquisto.
BEV ancora troppo costose e per pochi
La spinta verso una progressiva elettrificazione della mobilità ha indotto i produttori a privilegiare il segmento delle auto più grandi (e costose) a discapito di quello delle utilitarie (storicamente più appetibile per il mercato nazionale).
Il binomio piccolo ed elettrico al momento non funziona, i dati parlano chiaro: la quota BEV nelle vetture medie e grandi è pari a circa il 13% del totale mercato, contro il 2,6% nelle compatte (dati delle immatricolazioni del primo trimestre dell’anno); inoltre le BEV si confermano essere più concentrate nelle grandi città.
Nonostante tutto, le alimentazioni a benzina e diesel continuano ad essere le preferite, accanto agli ibridi e la frammentazione del mercato nazionale è evidente nella differenziazione geografica Nord vs Sud.
Nel segmento full electric, poi, l’Italia è decisamente il fanalino di coda (con la Spagna) rispetto agli altri maggiori mercati europei.
Pesa l’incertezza economica
Incertezza economia, fluttuazioni del mercato, aumento dell’inflazione e dei costi energetici frenano ovviamente la domanda. Se è vero, però, che il mercato auto è leggermente in ripresa (si vedano a questo proposito gli ultimi dati relativi al mese di aprile, qui) e che le proiezioni del primo trimestre allargate a tutto il resto dell’anno a venire inducono gli analisti a prevedere una ulteriore espansione, è altrettanto vero che il calo delle immatricolazioni da prima del covid in poi è notevole.
La propensione all’acquisto è analogamente in calo: “Quasi il 60% della popolazione, infatti, non ha preso in considerazione, lo scorso anno, l’acquisto di un bene costoso come l’auto, principalmente per motivi legati all’incertezza economica”, si legge nel Comunicato dell’ANIASA.
In questo senso, ad una inversione di tendenza gioverebbero alquanto una serie di misure di incentivazione e riduzione del costo-auto.
Il vento dell’Est sul mercato italiano
Soffia dalla Cina e dall’Est Europa, secondo gli autori dello studio, il vento che “spariglia le carte” del mercato automobilistico italiano.
Costruttori marginali fino a pochi anni fa e nuovi attori del settore, molto più competitivi, si muovono alla conquista dei mercati del Vecchio Continente in risposta alle nuove esigenze dei consumatori locali ed erodendo fette di mercato ai player storici; dal 2015 ad oggi, spiega lo studio, l’Europa ha perso la produzione sul proprio territorio di 5 milioni e 300.000 vetture, oggi prodotte per lo più in Cina.
Del resto, il “dragone” cinese è già oggi il 4° nella classifica dei Paesi che hanno raggiunto il maggior numero di brevetti automotive in Europa; l’Italia, per dire, è solo 11°. E il futuro, secondo gli analisti, è sempre più “orientale”: la stima per l’Italia è al 4% del mercato al 2030 a totale discapito dei brand storici.
“In un contesto di incertezza come quello attuale, la centralità – per gli italiani – dell’aspetto economico legato alla mobilità emerge con forza: pur preferendo i marchi europei, un italiano su cinque sta già considerando marchi cinesi e asiatici perché più convenienti, anche se di minore qualità. Il futuro è già qui: l’assetto del mondo automotive si sta spostando velocemente verso Oriente. Ha commentato Gianluca Di Loreto, Partner Bain & Company.
“In questo contesto – ha concluso – è quindi necessario e urgente che l’Italia acceleri gli investimenti sulla filiera auto, riaffermando il proprio ruolo industriale nel comparto: la chiave è puntare sulle eccellenze del Made in Italy (i “Campioni nazionali” del settore) attraverso il progressivo superamento delle vecchie tecnologie, storico fiore all’occhiello del Paese, per sviluppare nuovi centri di eccellenza e competenza nel mondo dell’elettrificazione”.
Foto di Danny See Chuan Seng da Pixabay