Mercato auto in Italia: settembre positivo, ma la crisi c’è e si sente
Guerra in Ucraina, difficoltà economiche, inflazione e carenza di componenti essenziali per costruire le automobili pesano su un mercato già in grossa difficolta.
Secondo i dati diffusi dal CED del Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili, a settembre sono state immatricolate 110.976 autovetture, il +5,4% rispetto allo stesso periodo 2021.
Negli ultimi tre giorni di settembre è stato immatricolato il 35,4% del totale mercato, mentre le auto-immatricolazioni di case e concessionari (incluso l’uso noleggio), secondo le elaborazioni sui dati Dataforce, hanno rappresentato circa l’8,2% dei volumi di vendita mensili, in flessione del 7,4% sui volumi dello stesso mese dello scorso anno.
Settembre segna il secondo mese positivo dopo un anno di cali continui, ma il mercato auto italiano rimane ancora troppo debole. Il dato di settembre infatti risulta positivo solo perché a confronto con il disastroso -32,7% di settembre 2021. Se si fa riferimento al periodo precedente la pandemia, cioè allo stesso periodo del 2019, si registra un calo del 33,5%.
Nei primi 9 mesi dell’anno la riduzione tendenziale si attesta a -16,3%, ovvero 976.055 contro 1.165.692 unità del 2021, con una perdita di volumi pari a circa 190.000 (-33,5% sul pari periodo gennaio-settembre 2019).
Il Centro Studi Promotor prevede che il 2022 si chiuderà intorno a quota 1.200.000 immatricolazioni, un livello da fine anni ’60 del secolo scorso.
Guerra in Ucraina, difficoltà dell’economia, ritorno dell’inflazione e carenza di componenti essenziali per costruire le automobili pesano su un mercato già in grossa difficolta. Secondo l’inchiesta congiunturale del Centro Studi Promotor di settembre, ben il 43% dei concessionari è pessimista anche sul prossimo futuro.
Secondo l’indagine ISTAT, a settembre è stato registrato un calo deciso sia dell’indice del clima di fiducia dei consumatori (base 2010=100), che passa da 98,3 a 94,8, sia dell’indice composito del clima di fiducia delle imprese (Iesi), da 109,2 a 105,2. In riferimento al clima di fiducia dei consumatori, inoltre, l’indice relativo all’opportunità attuale all’acquisto di beni durevoli, tra cui l’automobile, è risultato in flessione da -67,2 a -83,2 rispetto ad agosto 2022.
Alla crisi della domanda si aggiunge anche la crisi dell’offerta.
Ben il 96% dei concessionari dichiara di non avere giacenze di auto nuove sufficienti per far fronte alla domanda. E a ciò si aggiunge che la carenza di auto nuove ha molto stimolato la domanda di auto usate per cui l’82% dei concessionari dichiara di avere giacenze insufficienti anche di auto usate.
“La conseguenza di questa situazione – ha spiegato Gian Primo Quagliano, Presidente del Centro Studi Promotor – è che la gente si tiene l’auto che ha, anche se è vecchissima, e il crollo nelle rottamazioni di auto a fine vita lo conferma”.
Secondo l’Aci, nel periodo gennaio-agosto le radiazioni dal Pra di autovetture si sono infatti ridotte del 30,3%, cioè 308.124 autovetture in meno, rispetto allo stesso periodo del 2021. Di conseguenza l’anzianità media del parco circolante italiano, tra i più vecchi d’Europa, non sta calando, ma anzi il suo ritmo di invecchiamento è in accelerazione.
Il Governo Draghi ha cercato di affrontare la situazione ed è recentissima la notizia di ulteriori interventi per favorire l’acquisto di auto ecologiche. A distanza di ben 2 mesi dall’approvazione, è stato finalmente pubblicato in Gazzetta Ufficiale il DPCM del 4 agosto scorso, un passo necessario per sbloccare l’utilizzo dei fondi destinati agli incentivi per le auto a zero o bassissime emissioni anche da parte delle aziende di noleggio a lungo termine.
Tuttavia, secondo una interpretazione estremamente restrittiva del provvedimento, i fondi destinati al noleggio sarebbero quelli precedentemente stanziati per il car sharing, e ad oggi largamente inutilizzati, che però ammontano a soli 20 milioni di euro, appena il 5% del totale per un canale che normalmente assorbe il 20% dei volumi di vetture che beneficiano degli incentivi.
“Questa interpretazione svilisce enormemente la portata del provvedimento – ha sottolinea Michele Crisci, Presidente dell’UNRAE– e non corrisponde affatto alle aspettative del settore, lasciando del tutto irrisolto il problema del pieno utilizzo dei fondi. Voglio augurarmi che al più presto possa essere trovata una soluzione efficace, anche in via interpretativa, che consenta un’ampia e completa operatività̀ al comparto, potendo beneficiare di quanto stanziato per promuovere la diffusione di veicoli a basse emissioni”.
Analisi del mercato per canali di vendita
Le immatricolazioni dei privati scendono al 59,1% di quota (-7,5%) in settembre, in linea con il 59,2% dei primi 9 mesi. Ottima performance per il noleggio a lungo termine che rappresenta il 23,5% delle immatricolazioni del mese, grazie al buon andamento di Top e Captive; in gennaio-settembre la quota è del 21,6%.
Seppur con un’ottima crescita in volume, nel mese di settembre il noleggio a breve termine si ferma al 2,7% (4,6% nei 9 mesi). Le società salgono al 6,5% di quota in settembre e al 6% in gennaio-settembre.
Analisi del mercato per segmenti
Nel mese di settembre le autovetture utilitarie e superutilitarie rappresentano il 36,1% del mercato, in calo del 2,1%. Il modello più venduto è sempre Fiat Panda. Le auto dei segmenti medi hanno una quota di mercato dell’11,3% a settembre e il loro mercato cresce del 3% rispetto al nono mese del 2021. I SUV hanno una quota di mercato pari al 49,7% nel mese, in aumento dell’11,7%. Il 21,8% dei SUV venduti è di un brand del Gruppo Stellantis.
Le monovolume e multispazio rappresentano l’1,7% del mercato di settembre e crescono del 5% rispetto a settembre 2021. Da inizio 2022, utilitarie e superutilitarie hanno una quota del 36,3% (-22,1% rispetto ai primi nove mesi del 2021), le medie del 9,7% (-28,3%), i SUV del 51,1% (-7,2%) e monovolumi e multispazio dell’1,9% (-24%).
Analisi del mercato per alimentazione
Le alimentazioni tradizionali, benzina e diesel, segnano +15,6% e +6,4%, con una quota combinata del 46,7% a settembre e del 47,9% su base annua.
Il Gpl (-2,2%) sia nel mese che nel progressivo copre l’8,7% del mercato, mentre il metano conferma il suo crollo (-71,1%), rappresentando lo 0,6% nel mese e lo 0,9% nel cumulato.
Le auto elettriche e le plug-in vanno ancora a rallentatore con forti cali rispettivamente del 40,2% e 29,1%, e quote di mercato ferme a 4,5% e 4,3% (rappresentatività al 3,7% e 5,5% nell’anno).
Le ibride a +23,6%, invece, conquistano una share mensile pari a 35,1% (33,2% nel progressivo annuo).
“Le infrastrutture continuano ad essere insufficienti – ha spiegato Adolfo De Stefani Cosentino, Presidente di Federauto, – Recenti e autorevoli indagini mostrano come per oltre un quarto degli acquirenti le difficoltà legate alla ricarica del veicolo elettrico influenzano la decisione di acquisto finale. Inoltre, troppo spesso gli spazi dedicati alla ricarica pubblica non sono immediatamente e facilmente accessibili (aree occupate inutilmente, cavi troppo corti, avvio di App per la ricarica, ecc.), con buona pace degli automobilisti più virtuosi che impiegano tempi indeterminati per ricaricare i propri veicoli green”.
Il mercato auto italiano è in grave difficolta e sono chiari i temi che le associazioni si augurano entrino nell’agenda del nuovo Governo per consentire al settore automotive di riprendersi e accelerare nel percorso di transizione:
– un robusto stimolo al rinnovo di un parco circolante molto anziano che causa conseguenze drammatiche in termini ambientali e di sicurezza stradale;
– accelerare l’infrastrutturazione di tutto il territorio nazionale con punti di ricarica pubblici e privati, indicando chiaramente tempi, luoghi, tipologie di colonnine da installare e soggetti incaricati di gestire gli investimenti;
– revisione strutturale della fiscalità che pesa sul settore auto, sia nei confronti dei privati sia delle aziende;
– gestione pragmatica e lungimirante dei delicati equilibri economici, ambientali, occupazionali dell’Italia e delle imprese, alla luce delle grandi trasformazioni geopolitiche, tecnologiche ed energetiche in atto e degli effetti su economia reale e coesione sociale.
I rischi dell’emergenza energetica sommati alla pressione inflazionistica sono tangibili e senza incisivi e determinanti interventi europei comuni la situazione resta complicata per tutti, anche per una transizione verso i veicoli verdi che sia ‘equa’ ed ‘accessibile’ per cittadini ed imprese.
Di Agnese Mengarelli