Mobilità in Italia: le stime Istat sulle intenzioni dei cittadini per i prossimi tre mesi
Caro carburanti e maggior tranquillità rispetto all’emergenza Covid inducono i connazionali ad una maggior propensione all’utilizzo dei mezzi di trasporto pubblico.
Lasciata decisamente alle spalle la brutta stagione e mercè il rallentamento dell’emergenza sanitaria gli italiani tornano a spostarsi sul territorio, magari non solo per questioni legate al lavoro.
Ma quali sono le intenzioni di mobilità per i prossimi tre mesi?
A questa domanda ha tentano di rispondere l’Istituto Nazionale di Statistica – ISTAT che, nella giornata di ieri ha diffuso i dati di una indagine ad hoc sulle possibili variazioni della mobilità degli italiani nel periodo tra aprile e giugno, rispetto ai sei mesi precedenti.
Ebbene, la maggior parte degli intervistati (82,5%) ha dichiarato che non varierà la frequenza degli spostamenti nei prossimi tre mesi; mentre appena il 12,9% del campione prevede un aumento e solo il 4,0% una diminuzione rispetto ai sei mesi precedenti.
Anche sulla scelta dei mezzi di trasporto utilizzati per gli spostamenti non emergono variazioni sostanziali: l’auto privata, croce e delizia della mobilità nazionale, rimane il mezzo di trasporto più usato dagli italiani anche se in leggero calo nelle preferenze rispetto all’ultimo semestre (82,9% contro l’84,3%).
Ad avvantaggiarsi di tale dinamica sarà il trasporto pubblico locale, infatti se la gran parte degli interpellati (87,4%) ha dichiarato che non varierà la frequenza dell’utilizzo dei mezzi di trasporto pubblico nei prossimi tre mesi rispetto ai sei mesi precedenti, il 7,6% prevede un aumento di questa modalità di trasporto mentre solo il 3,5% prevede una diminuzione.
A “pesare” sulla scelta di coloro che hanno dichiarato di aumentare la propria frequenza di utilizzo dei mezzi di trasporto pubblici, in primo luogo c’è il fattore costo carburanti (37,7%), seguito da una minor percezione del rischio di contagio (29,7%).
Guardando alle diverse fasce d’età, il caro carburanti è il motivo principale che innesca la scelta di cambiare il proprio mezzo di trasporto per gli spostamenti abituali nei prossimi tre mesi nella fascia tra i 18 e i 64 anni; al di sopra di tale soglia l’opzione prevalente (49,5%) è “Altri motivi”, seguita dall’aumento del prezzo dei carburanti (32,4%) e dai minori rischi di contagio da Covid-19 (29,1%).
Tra l’altro, è interessante notare come in riferimento alla variazione dell’utilizzo del mezzo di trasporto, il 30% dei giovani compresi nella fascia d’età tra i 18 e i 29 anni prevede un maggior utilizzo del mezzo pubblico contro il 15,7% di coloro che hanno almeno 65 anni.
“Anche se in misura contenuta, i dati dell’Istat sulla mobilità urbana degli italiani nei prossimi tre mesi indicano l’inizio di una inversione di tendenza rispetto al recente passato, a favore dell’uso del mezzo pubblico e i sistemi di mobilità dolce“, ha affermato il Ministro delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili, Enrico Giovannini, dopo la pubblicazione dell’indagine dell’ISTAT che tra l’altro si è avvalsa della collaborazione del MIMS.
Ma per consolidare una tale tendenza serve soprattutto una strategia nazionale in grado di mettere insieme le esigenze dei consumatori con le policy delle amministrazioni locali nell’ottica della decarbonizzazione dei trasporti e del miglioramento della qualità della dell’aria e della vita nei centri urbani.
A questo proposito, il prossimo 11 maggio, proprio il MIMS sarà protagonista della presentazione del Rapporto: “Verso un nuovo modello di mobilità locale sostenibile”, che intende descrivere il quadro della mobilità locale in Italia, con particolare riferimento al trasporto pubblico ed indicare gli obiettivi strategici da conseguire entro il 2030; fra i quali: un forte aumento dell’incidenza del trasporto pubblico, della mobilità attiva e di quella condivisa, nonché della qualità dei mezzi e del servizio anche grazie all’uso degli strumenti digitali. Inoltre, propone una serie di azioni per rendere la mobilità locale più efficiente sul piano economico, più equa e più sostenibile sul piano sociale e ambientale.