La riduzione delle emissioni di gas-serra in Italia parte dalla decarbonizzazione dei trasporti
Presentato a Roma il primo Rapporto della Struttura per la Transizione Ecologica della Mobilità e delle Infrastrutture (MIMS) che offre interessanti considerazioni scientifiche e suggerimenti di policy nei trasporti a beneficio sia del settore pubblico sia di quello privato.
Presentato a Roma, venerdì 22 aprile 2022, durante un apposito evento svolto in modalità online il – Rapporto: “Decarbonizzare i trasporti – Evidenze scientifiche e proposte di policy” elaborato dalla Struttura per la Transizione Ecologica della Mobilità e delle Infrastrutture (STEMI), gruppo di esperti istituito dal Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili.
Il Rapporto, che è il primo nel suo genere realizzato dalla Struttura nata lo scorso anno presso il MIMS, ha l’obiettivo di fornire una base conoscitiva fondata sulle più recenti evidenze scientifiche per sviluppare azioni e politiche efficaci per il raggiungimento degli obiettivi di contrasto alla crisi climatica nonché il rafforzamento della competitività dell’economia italiana e il miglioramento della qualità della vita dei cittadini considerando l’impatto delle emissioni direttamente imputabili al settore trasporti.
Settore che, come si evince dal Rapporto, in Italia è direttamente responsabile del 25,2% delle emissioni di gas a effetto serra e del 30,7% delle emissioni di CO2 (senza contare le emissioni nel settore dell’aviazione e del trasporto marittimo internazionali).
Ma fa pensare, soprattutto il fatto che il 92,6% delle emissioni nazionali di tutto il comparto è attribuibile al trasporto stradale di passeggeri e merci, un comparto nel quale si è evidenziato un aumento del 3,2% delle emissioni nel periodo compreso tra il 1990 e il 2019, in perfetta controtendenza rispetto al calo delle emissioni totali durante lo stesso periodo stimato al 19%.
Non stupisce, dunque, che in vista degli obiettivi Ue del Pacchetto Clima Fit for 55 adottato dalla Commissione europea lo scorso luglio e che contiene le proposte di Bruxelles finalizzate a che le politiche dell’Unione in materia di clima, energia, uso del suolo, trasporti e fiscalità siano idonee a ridurre le emissioni nette di gas serra di almeno il 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990 e ad azzerarle completamente entro il 2050, è necessario spingere sul pedale della decarbonizzazione proprio a partire dal settore della mobilità.
In questo senso, rimarcano gli estensori del Rapporto, la riduzione delle emissioni climalteranti nel settore passa attraverso diverse strategie e soluzioni: l’elettrificazione, ad esempio, risulta attualmente la più interessante soprattutto se si guarda al trasporto stradale; mentre l’utilizzo di combustibili alternativi come biometano, idrogeno verde, biocombustibili avanzati e combustibili sintetici, a causa dell’attuale scarsa capacità produttiva e degli alti costi ad essa collegati, sembrano più interessanti per la decarbonizzazione di trasporti più difficilmente elettrificabili, come quelli marittimi e aerei.
Tanto più che mentre l’applicazione di tecnologie più green è già diffusa per quanto riguarda autovetture, veicoli commerciali leggeri, autobus, pullman e treni; su mezzi navali, aerei e camion a lunga percorrenza ci troviamo ancora in una fase di sperimentazione per cui si rende necessario proseguire nel cammino di investimento in ricerca e sviluppo.
Ma vediamo insieme una sintesi delle principali risultanze del Rapporto, concentrando l’attenzione sulle diverse modalità di trasporto stradale di merci e persone, rimandando i Lettori qui, alla versione originale e completa per quanto riguarda treni, aerei e navi.
Automobili e furgoni commerciali
I veicoli elettrici a batteria (BEV – Battery Electric Vehicles) risultano essere l’opzione più idonea per raggiungere gli obiettivi al 2030, considerando sia l’efficienza energetica, sia la riduzione delle emissioni.
Considerando che il parco circolante italiano su strada ammonta a 52,7 milioni di veicoli, comprendenti 39,8 milioni di autovetture, 7,2 milioni di motocicli, 3,7 milioni di veicoli commerciali leggeri, 0,7 milioni di mezzi pesanti per il trasporto merci, 0,1 milioni di autobus, oltre a 0,2 milioni di motocarri e 0,9 milioni di veicoli speciali e che il trasporto stradale italiano è basato per oltre il 99% su motori a combustione interna alimentati da combustibili fossili (benzina, gasolio, GPL, metano), la sostituzione dei veicoli ICE con veicoli elettrici (e considerando altresì il mix energetico attuale) comporterebbe per il nostro Paese una riduzione del 50% delle emissioni sul ciclo di vita del trasporto leggero su strada.
Una riduzione ulteriore delle emissioni si raggiungerebbe qual ora si aumentasse la quota di energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili, come già previsto dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.
Anche dal punto di vista dei costi, l’elettrificazione di auto e veicoli commerciali leggeri risulta già oggi la soluzione più praticabile considerando che, sull’intero ciclo di vita il costo totale di possesso e utilizzo di un’autovettura privata a trazione elettrica è inferiore a quello di una con motore a combustione interna e l’impatto ambientale è notevolmente inferiore.
Permane, tuttavia, lo scoglio rappresentato dalla necessità di potenziare le infrastrutture di ricarica e investire parallelamente sulla produzione industriale nazionale di batterie e di veicoli, favorendo il riciclo dei materiali rari.
Motocicli
L’alimentazione elettrica appare la migliore soluzione anche grazie alle dimensioni ridotte delle batterie che comportano costi minori, ricarica più veloce e più semplice. Tra l’altro, questa tecnologia risulta molto vantaggiosa soprattutto per un utilizzo nelle aree urbane dove l’impatto delle due ruote elettriche non solo determina uno snellimento del traffico, ma soprattutto una forte riduzione delle emissioni inquinanti a tutto vantaggio della qualità dell’aria.
Autobus
Nelle aree urbane la scelta dei mezzi elettrici da utilizzare per il trasporto pubblico locale (TPL) risulta essere oggi la scelta migliore in termini infrastrutturali e di riduzione delle emissioni.
Anche nelle zone extraurbane si registra un aumento di veicoli a batteria grazie all’aumento progressivo dell’autonomia degli accumulatori (fino a 600 Km).
Viceversa, il ricorso all’idrogeno verde è un’opzione interessante in quelle aree (hydrogen valleys) in cui la produzione del vettore energetico è funzionale alla decarbonizzazione anche di altri settori industriali (chimica, fertilizzanti, acciaio, processi ad alta temperatura).
Camion
Nel segmento dei veicoli commerciali pesanti, si legge nel Rapporto: “le diverse alternative di riduzione delle emissioni sono di più complessa valutazione, anche per il forte impatto economico delle relative infrastrutture”.
Ad esempio, in ambito urbano, lo sviluppo di tecnologie BEV per i camion sconta alcuni fattori limitanti come la necessità di infrastrutture di ricarica ad altissima potenza per consentire rifornimenti veloci e di un e sistema elettrico capace di gestire queste potenze in maniera efficiente e flessibile, così come la necessità di contenere la taglia delle batterie, per abbattere i costi.
Possibili soluzioni per risolvere entrambe le problematiche succitate sono:
– implementazione di strade elettrificate come avviene per treni e filobus,
– implementazione di una rete di punti di ricarica ad altissima potenza (è in corso di sviluppo lo standard a 1 MW) dedicata ai mezzi pesanti o di scambio delle batterie (il cosiddetto battery swap già interessante per le quattro ruote);
– puntare su veicoli alimentati da idrogeno verde.
Il Rapporto sottolinea che un camion elettrico può conseguire risparmi fino al 70% delle emissioni calcolate sul suo ciclo di vita e che le scelte da compiere in questo segmento dovranno essere: “necessariamente condivise con i partner europei e i Paesi confinanti per convergere su standard comuni e consentire una reciproca interoperabilità”.
“L’obiettivo è accelerare la transizione ecologica, riducendo drasticamente le emissioni inquinanti e climalteranti nei trasporti nei prossimi otto anni. Per il Paese è una grande sfida verso un modello di sviluppo sostenibile e per le imprese una grande opportunità di innovazione e business”, ha dichiarato Enrico Giovannini, Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili.
“Il Rapporto STEMI – ha proseguito – offre considerazioni scientifiche e suggerimenti di policy a beneficio sia del settore pubblico sia di quello privato. Dal punto di vista degli interventi infrastrutturali date le condizioni tecnologiche attuali e ferma restando l’esigenza di continuare a sperimentare soluzioni alternative ai combustibili fossili, è fondamentale investire in sistemi di generazione elettrica da fonti rinnovabili e potenziare la rete di ricarica. Molti degli interventi del Mims, inseriti nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, o finanziati con l’ultima legge di Bilancio, vanno nella direzione indicata dal Rapporto, ma ulteriori investimenti saranno necessari da parte del settore pubblico e del settore privato per raggiungere gli obiettivi europei”.
In copertina il frontespizio del Rapporto (Fonte: MIMS)