Auto aziendali: dall’ANIASA appello per stoppare l’ennesimo rinvio alla totale detraibilità dell’IVA
Il rischio è quello di confermare un orientamento dannoso per le imprese e per la collettività considerando le opportunità economiche e ambientali connesse con la pratica dell’acquisto e del noleggio di auto aziendali.
In tema di transizione ecologica e riduzione dell’impatto del traffico stradale, l’opportunità offerta dall’acquisto o dal noleggio di auto aziendali da parte delle imprese rappresenta un tassello importante; tuttavia, tale opportunità va adeguatamente sostenuta anche attraverso un regime fiscale in grado di stimolarne il ricorso attraverso meccanismi di premialità.
È con questo spirito che ANIASA l’Associazione Nazionale Industria dell’Autonoleggio, Sharing mobility e Automotive digital che all’interno di Confindustria rappresenta il settore dei servizi di mobilità ha lanciato un forte appello al Governo affinché si superi una volta per tutte il sistema di rinvio del limite massimo di detrazione dell’IVA fissato al 40% (percentuale stimata per l’utilizzo del veicolo a scopo di produzione del reddito) sugli acquisti e sui noleggi di auto aziendali.
Tale limite era stato richiesto dall’Italia e accordato dall’Ue tramite apposite proroghe triennali che si sono via via succedute nel tempo, ma già nel 2006 era stato stigmatizzato dalla Corte di Giustizia Ue che aveva condannato l’Italia per la mancata applicazione della detraibilità totale sull’IVA delle auto aziendali così come previsto dalla normativa europea.
Il fatto è che il Governo ha tempo fino al prossimo 1° aprile (anche se la proroga formalmente scade il 31 dicembre) per richiedere alla Commissione europea una ulteriore proroga triennale (nel caso sarebbe la quinta) di tale regime di detraibilità IVA sugli acquisti e sui noleggi di auto aziendali e se ciò dovesse avvenire, le imprese di autonoleggio temono una penalizzazione della mobilità delle aziende italiane rispetto ai competitor europei che beneficiano di minori costi.
Ulteriore elemento di criticità sollevato è che una tale proroga andrebbe ad agire come freno nei confronti della spinta al noleggio veicoli e, di conseguenza, avrebbe effetti negativi anche sull’attesa transizione ecologica dal punto di vista del rinnovo del parco circolante.
“Il prossimo 1° aprile potrebbe segnare un momento storico per la mobilità delle imprese italiane, dopo 15 anni di continua deroga – ha dichiarato Alberto Viano – Presidente di ANIASA – Alcuni emendamenti al DDL sulla riforma fiscale ed un significativo ordine del giorno in occasione dell’ultima Legge di Bilancio, nonché varie mozioni presentate in questi giorni alla Camera, ci fanno ben sperare”.
“In caso contrario – ha avvertito – il rischio è che, in pieno processo di transizione energetica ed ecologica del nostro parco circolante e con l’attuale crisi del mercato automotive si scelga di penalizzare nuovamente uno strumento strategico per questa svolta, in grado già oggi di accelerare il rinnovo del nostro vetusto parco circolante. Le sole società di noleggio nel 2021 hanno immatricolato il 30% delle vetture elettriche e il 49% delle ibride plug-in del nostro Paese”.
In questo scenario, ricordano da ANIASA, l’introduzione di un regime fiscale più corretto e in linea con gli altri Paesi Ue, costituirebbe una spinta all’opportunità dell’utilizzo dell’autonoleggio da parte delle imprese con duplici effetti benefici: sulle stesse, sui quali andrebbero a gravare costi minori e sull’ambiente, dal momento che si realizzerebbe un rinnovo delle flotte aziendali circolanti abbassando l’età media delle auto a livello nazionale e diminuendo, di conseguenza, il carico di emissioni.
Ma i vantaggi sarebbero tangibili anche per l’Erario: “Oltre ai maggiori introiti legati alla crescita delle immatricolazioni – ha concluso il Presidente Viano – va infatti ricordato come il settore svolga un ruolo di promotore sia di correttezza fiscale che di contrasto all’evasione: ogni fase operativa è tracciata sotto il profilo amministrativo e contabile”.
E, a questo punto: “Un ulteriore rinvio costituirebbe la conferma di un orientamento purtroppo dannoso per le aziende italiane”.