Qualità dell’aria: traffico stradale e riscaldamento domestico alla sbarra
Una valutazione dell’Agenzia Europea dell’Ambiente su 944 piani per la qualità dell’aria evidenzia che le violazioni dei limiti di qualità dell’aria per NO2 e PM10 nelle città dipendono principalmente dal traffico stradale e dal riscaldamento domestico.
Il traffico stradale e il riscaldamento domestico sono le principali fonti di inquinamento atmosferico alla base delle violazioni degli standard di qualità dell’aria nelle aree urbane e suburbane d’Europa.
Che in Europa la qualità dell’aria continui ad essere un problema era cosa già nota se si scorrono di dati pubblicati dall’Agenzia Europa dell’Ambiente lo scorso 7 dicembre in occasione della presentazione del Rapporto sulla Qualità dell’Aria 2021.
In quell’occasione, fra le principali risultanze era emerso che:
– Nel 2019, l’inquinamento atmosferico ha continuato a causare un onere significativo in termini di decessi prematuri e patologie diverse nella popolazione europea; in particolare nell’Unione sono 307.000 i decessi prematuri collegati all’esposizione al particolato fine nel 2019; 40.400 morti premature sono state attribuite all’esposizione cronica al biossido di azoto; 16.800 morti premature sono state attribuite all’esposizione acuta all’ozono.
– Nei 27 Stati membri dell’Ue, il 97% della popolazione urbana è esposto a livelli di particolato fine superiori alle Linee guida dell’OMS. Le fonti principali risultano essere le emissioni derivanti dalla produzione energetica, dai trasporti stradali, dall’attività industriale e da quella agricola.
– Il trasporto su strada è la fonte prevalente di biossido di azoto, ai cui livelli (superiori alle Linee guida dell’OMS) è esposto il 94% della popolazione.
Le direttive comunitarie sulla qualità dell’aria stabiliscono standard di qualità della stessa per determinati inquinanti atmosferici al fine di proteggere la salute umana e l’ambiente. In caso di superamento di tali valori, gli Stati membri sono tenuti ad adottare le misure necessarie per ridurre le concentrazioni di inquinanti atmosferici e predisporre un piano per la qualità dell’aria che stabilisca le misure appropriate. L’obiettivo è quello di mantenere il periodo di superamento il più breve possibile.
Orbene, nel periodo 2014 – 2020, come riporta il briefing “Managing air quality in Europe” sono stati segnalati 944 piani per la qualità dell’aria, la maggior parte dei quali si concentra sulla riduzione dei livelli di biossido di azoto (NO2) e particolato con un diametro di 10 µm o inferiore (PM10).
Dalla valutazione fatta dall’AEA su tali piani è emerso che le violazioni dei limiti di qualità dell’aria dell’UE per il biossido di azoto in tutta Europa erano dovute principalmente al traffico stradale, mentre al riscaldamento domestico è imputata la maggior parte dei superamenti di particolato atmosferico.
In specie, nel periodo preso in esame, poco meno dei due terzi di tutti i superamenti degli standard di qualità dell’aria segnalati (64%) sono stati legati alla densità del traffico nei centri urbani e alla vicinanza alle strade principali, principalmente a causa delle emissioni di ossidi di azoto (NOx).
In Europa occidentale e settentrionale, il traffico stradale è stato una delle principali fonti di inquinamento atmosferico con 6 Paesi che hanno segnalato il traffico stradale come unica fonte di superamento (Austria, Danimarca, Finlandia, Paesi Bassi, Portogallo e Regno Unito).
In Germania e Francia, il traffico stradale è stato rispettivamente al di sotto del 95% e del 73% di tutti i superamenti. Al contrario, in altri paesi, il traffico stradale era una fonte meno importante, dietro solo l’8% dei superamenti in Polonia, il 15% in Bulgaria e il 20% in Lituania.
Viceversa, la situazione si ribalta se si osservano i dati relativi all’Europa meridionale e orientale dove il riscaldamento domestico è la fonte principale di superamento dei limiti per il particolato atmosferico soprattutto in Croazia, Cipro, Bulgaria, Italia, Polonia, Romania, Slovacchia e Slovenia.
Solo il 5% dei superamenti segnalati riguardava altri inquinanti, tra cui il particolato fine (PM 2,5) l’ozono (O3), i metalli pesanti nel PM10 (nichel, piombo e cadmio), l’anidride solforosa SO2 e il benzene.
La maggior parte dei superamenti (65%) è stata segnalata nelle aree urbane, con il 21% nelle aree suburbane e il resto nelle aree rurali.
Guardando alle diverse misure messe in atto per ridurre le emissioni nell’ambito dei piani per la qualità dell’aria, due terzi (70%) si sono concentrati sulla riduzione delle emissioni di NOx del settore dei trasporti, mentre solo il 12% si è concentrato sui settori dell’energia commerciale e residenziale legati al riscaldamento domestico; l’8% si è concentrato sull’industria, il 6% sulle attività di spedizione e solo il 4% sul settore agricolo (anche questo considerato una fonte importante di particolato atmosferico).
La strada per migliorare considerevolmente la qualità dell’aria nell’Unione e, conseguentemente, ridurre il rischio per i cittadini è ancora, dunque in salita.
Giova qui ricordare che la Commissione Ue, nell’ambito del Piano d’Azione Zero Pollution previsto nel più ampio quadro del Green Deal europeo, ha fissato l’ambizioso obiettivo di ridurre di almeno il 55% al 2030 (rispetto ai livelli 2005), il numero di morti premature causate dall’inquinamento atmosferico e, dunque, sono necessari ulteriori sforzi da parte di tutti i Paesi membri se si vogliono rispettare gli impegni di riduzione delle emissioni.
Nel frattempo la Commissione europea ha avviato una revisione delle Direttive sulla qualità dell’aria che include una revisione degli standard di qualità dell’aria dell’UE allo scopo di allinearli alle nuove Linee guida sulla qualità dell’Aria dell’Organizzazione mondiale della Sanità pubblicate sul finire dello scorso settembre.