L’inquinamento atmosferico è un forte rischio per la popolazione in Ue
Il nuovo Rapporto sulla Qualità dell’aria dell’AEA conferma che i cittadini europei sono fortemente esposti ai principali inquinanti atmosferici di origine antropica ben al di sopra dei limiti raccomandati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.
Quest’oggi l’Agenzia Europea dell’Ambiente (AEA), ha pubblicato il Rapporto sulla Qualità dell’Aria 2021, che amplia la precedente valutazione sullo Stato della qualità dell’aria e confronta le concentrazioni di inquinanti nell’aria dell’Ue con le nuove Linee guida sulla qualità dell’aria dell’Organizzazione Mondiale della Sanità pubblicate lo scorso 22 settembre confermando che la maggior parte dei cittadini europei è ancora esposta a livelli di inquinanti atmosferici superiori non solo alle normative Ue, ma anche e soprattutto ai limiti contenuti nelle succitate Linee guida OMS.
Il Rapporto, consultabile sul sito dell’AEA, è suddiviso in tre capitoli:
Stato della qualità dell’aria in Europa (dove vengono esposti i livelli di inquinanti atmosferici presenti nell’aria dell’Unione e si confrontano tali livelli sia con gli standard dell’UE sia con le nuove Linee Guida dell’OMS, con l’ulteriore sottolineatura che gli standard di qualità dell’aria dell’UE sono meno severi per tutti gli inquinanti rispetto alle nuove Linee guida sulla qualità dell’aria basate sulla salute recentemente redatte dall’OMS);
Impatti sulla salute dell’inquinamento atmosferico in Europa (in questa sezione vengono presentate le stime dei potenziali benefici per la salute derivanti dal raggiungimento degli standard di qualità dell’aria dell’UE e dei valori delle linee guida dell’OMS per il particolato fine nell’aria. Vengono valutati, inoltre, i progressi verso l’obiettivo sanitario del Piano d’Azione dell’UE per l’inquinamento zero; infine vengono presentate le ultime stime degli impatti sulla salute dell’esposizione ai principali inquinanti atmosferici: particolato fine, biossido di azoto e ozono);
Fonti ed emissioni di inquinanti atmosferici in Europa (dove viene esaminato lo stato delle emissioni dei principali inquinanti atmosferici regolamentati nell’UE e valutate le tendenze di queste nel periodo dal 2005 al 2019. Non solo, i principali settori economici che hanno contribuito alle emissioni totali nel 2019 sono identificati per i principali inquinanti, mentre le riduzioni delle emissioni nel periodo dal 2005 al 2019 sono confrontate con l’andamento del PIL. Il capitolo include, altresì, anche una valutazione della relazione tra le emissioni dei principali inquinanti atmosferici e le loro concentrazioni nell’aria).
Queste le principali risultanze:
– Nel 2019, l’inquinamento atmosferico ha continuato a causare un onere significativo in termini di decessi prematuri e patologie diverse nella popolazione europea; in particolare nell’Unione sono 307.000 i decessi prematuri collegati all’esposizione al particolato fine nel 2019; 40.400 morti premature sono state attribuite all’esposizione cronica al biossido di azoto; 16.800 morti premature sono state attribuite all’esposizione acuta all’ozono.
– Nei 27 Stati membri dell’Ue, il 97% della popolazione urbana è esposto a livelli di particolato fine superiori alle Linee guida dell’OMS. Le fonti principali risultano essere le emissioni derivanti dalla produzione energetica, dai trasporti stradali, dall’attività industriale e da quella agricola.
– Il trasporto su strada è la fonte prevalente di biossido di azoto, ai cui livelli (superiori alle Linee guida dell’OMS) è esposto il 94% della popolazione.
– Il 99% della popolazione risiedente nelle aree urbane è esposto a livelli di ozono superiori ai limiti delle Linee guida dell’OMS. Tale sovraesposizione all’ozono è frutto delle emissioni di ossidi di azoto e composti organici volatili (COV), compreso il metano, e alle alte temperature associate ai cambiamenti climatici.
– Se le nuove Linee guida dell’OMS sulla qualità dell’aria per il particolato fine fossero state rispettate in tutta Europa nel 2019, ci sarebbe stato un calo del 72% delle morti premature in tutta l’Ue rispetto ai livelli del 2005.
Sono dunque le attività umane il fattore chiave alla base degli alti livelli dei principali inquinanti atmosferici le cui emissioni, tuttavia, sono diminuite nel 2019 proseguendo il trend in discesa osservato sin dal 2005.
La strada per migliorare considerevolmente la qualità dell’aria nell’Unione e, conseguentemente, ridurre il rischio per i cittadini è ancora in salita.
La Commissione Ue, nell’ambito del Piano d’Azione Zero Pollution previsto nel più ampio quadro del Green Deal europeo, ha fissato l’ambizioso obiettivo di ridurre di almeno il 55% al 2030 (rispetto ai livelli 2005), il numero di morti premature causate da PM 2,5 e, pertanto, come afferma l’AEA, sono necessarie ulteriori azioni da parte di tutti gli Stati membri se vogliono rispettare i futuri impegni di riduzione delle emissioni.
A questo proposito vale la pena ricordare che la Commissione europea ha avviato una revisione delle Direttive sulla qualità dell’aria che include una revisione degli standard di qualità dell’aria dell’UE allo scopo di allinearli alle raccomandazioni dell’OMS.
In questo quadro i cittadini e le parti interessate sono invitati a esprimere le proprie opinioni attraverso una consultazione pubblica aperta fino al 16 dicembre 2021.