Veicoli fuori uso: recupero totale ancora al di sotto degli obiettivi Ue.
La fotografia e le difficoltà del segmento emergono dai dati del Rapporto Rifiuti Speciali 2021 presentato quest’oggi dall’ISPRA.
Presentato questa mattina a Roma, nel corso di un webinar in collaborazione con Ricicla TV il Rapporto Rifiuti Speciali dell’ISPRA – Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale.
Il Rapporto, giunto alla sua 20° edizione, presenta i dati relativi all’anno 2019 ed è frutto di una complessa attività di raccolta, analisi ed elaborazione di dati da parte del Centro Nazionale dei Rifiuti e dell’Economia Circolare dell’ISPRA, con il contributo delle Agenzie regionali e provinciali per la Protezione dell’Ambiente, in attuazione di uno specifico compito istituzionale previsto dall’art.189 del d.lgs. n. 152/2006.
Il Rapporto nell’esaminare oltre 60 indicatori elaborati a livello nazionale, di macroarea geografica e regionale, nonché per attività economica e per tipologia di rifiuto, intende fornire un quadro di informazioni oggettivo, puntuale e sempre aggiornato di supporto al legislatore per orientare politiche e interventi adeguati, per monitorarne l’efficacia, introducendo, se necessario, eventuali misure correttive.
Ebbene i numeri forniti dall’ISPRA evidenziano, per i rifiuti speciali una quantità in più prodotta nel 2019 pari a 10,5 milioni di tonnellate in linea con la crescita del PIL, che porta la produzione nazionale di rifiuti speciali a sfiorare la cifra di 154 milioni di tonnellate.
In generale, dichiara l’ISPRA, il riciclo degli speciali va bene, con buone percentuali di recupero: 69% di materia da rifiuti avviati a gestione e con una percentuale di smaltimento in discarica che si attesta sul 7,3%.
Il segmento più performante, secondo il Rapporto è quello dei rifiuti da costruzione e demolizione dove l’Italia, con il 78,1% ha addirittura superato l’obiettivo europeo di recupero al 2020 (70%).
Decisamente meno bene, invece, per quanto riguarda i veicoli fuori uso per i quali, in termini di recupero totale del veicolo l’Italia è al di sotto di quanto richiesto dagli obiettivi europei (84,2% a fronte di un target UE del 95%) così come la percentuale raggiunta di reimpiego e riciclaggio (84,2% del peso medio del veicolo) è ancora leggermente al di sotto dell’85% previsto per il 2015.
“Rispetto agli anni precedenti – scrive l’ISPRA – si rileva una stabilità dei tassi di recupero di materia che evidenzia una difficoltà del settore a trovare un circuito di valorizzazione per i materiali a minore valore di mercato”.
Dalla “fotografia” scattata dall’ISPRA emerge poi che tra il 2018 e il 2019 è diminuito il numero degli impianti di autodemolizione, passati da 1.524 a 1.462, dei quali la maggior parte è situata al Nord (634 pari al 44% del totale nazionale); seguono il Sud (591, pari al 40%) e il Centro (236, pari al 16%).
Sono 1,3 milioni le tonnellate di veicoli trattate nel 2019, quasi 100.000 in più rispetto all’anno precedente ed è ancora il Nord l’area del Paese ove vengono gestite le quantità più significative di veicoli a fine vita, oltre 605.000 tonnellate contro le 234.000 del Centro e le 453.000 del Sud.
Un’altra problematica rilevata dal Rapporto è quella, annosa, della gestione del fluff prodotto dagli impianti di frantumazione e che viene avviato quasi totalmente a smaltimento (quasi 203 mila tonnellate), nonostante l’alto potere calorifico ne farebbe un interessante materiale per il recupero energetico; infatti nella sintesi del Rapporto, disponibile sul sito dell’ISPRA si sottolinea che: “La percentuale di recupero registrata (84,2%) evidenzia che l’assenza di impianti di recupero energetico compromette la possibilità del conseguimento del target di recupero complessivo”.
Un’altra “voce” interessante che emerge dal Rapporto sui Rifiuti Speciali è quella relativa agli pneumatici fuori uso, il cui quantitativo gestito è stato pari a 449.000 tonnellate (appena lo 0,5% in più rispetto all’anno precedente), prevalentemente destinate ad operazioni di recupero (oltre 366 mila tonnellate; 81,6%), mentre lo smaltimento interessa appena lo 0,1%; alla giacenza sono rimaste a fine anno circa 80.000 tonnellate (17,7%) e al coincenerimento è stato destinato lo 0,6% del totale.
Tuttavia, l’ISPRA sottolinea anche che una quota rilevante (104.000 tonnellate) è stata esportata all’estero per recupero di materia (63,7% del totale esportato) e di energia (36,1% del totale esportato), mentre solo una frazione marginale (0,2% del totale esportato) è stata sottoposta ad operazioni di smaltimento.
A questo punto diminuire la quantità di rifiuti speciali è una sfida per l’industria nazionale e le strade individuate dall’Istituto di ricerca dovrebbero andare nella direzione dell’ottimizzazione dei cicli produttivi e dell’ecoprogettazione, andando cioè ad applicare quelle tecniche in grado di rendere i prodotti maggiormente riciclabili o facilmente smontabili.
Ma la strada da fare è ancora tanta e i numeri snocciolati dall’ISPRA si riferiscono all’ultimo anno prima della pandemia; adesso la sfida è rappresentata dalla ripartenza.
“Il Pnrr rappresenta un’ulteriore occasione per migliorare la nostra capacità di recupero dei materiali cercando di incrementare le prestazioni anche energetiche in campo edilizio – ha voluto sottolineare Alessandro Bratti, DG dell’ISPRA Alessandro Bratti – Occorre potenziare e migliorare l’impiantistica per raggiungere gli obiettivi europei e per proporci sempre di più come leader a livello europeo nell’economia circolare”.