Gestione Pneumatici Fuori Uso: bene in Europa (94%).
L’Associazione europea dei produttori di Pneumatici e articoli in gomma, ETRMA, ha pubblicato i dati 2019.
In data 11 maggio, ETRMA – European Tyre and Rubber Manufacturers, l’Associazione europea dei costruttori di pneumatici e articoli in gomma, ha diramato i dati (2019) relativi alla gestione dei PFU in 32 Paesi del Vecchio Continente, considerando i 27 dell’Ue più quelli dell’area EFTA, più Turchia, Serbia e Regno Unito.
Ebbene, nell’anno preso in esame 3,45 milioni di tonnellate di PFU, pari a circa il 94% dell’immesso al consumo sono state raccolte e trattate per recupero di materia e di energia, con uno scarto di appena il 3% rispetto all’anno precedente, sebbene, tale percentuale non si discosti molto da quelle registrate negli anni precedenti allorquando i tassi di trattamento oscillavano tra il 92% e il 95%.
Decisamente al di sotto della media europea, però, la performance del nostro Paese che, nell’anno preso in esame ha registrato solo l’89%; non solo, di fronte ad una sostanziale coincidenza fra le quantità avviate a recupero energetico e quelle riciclate (170.000 tonnellate), l’Italia ha evidenziato una ingente quantità (la più alta, in effetti rispetto agli altri Paesi analizzati) di PFU stoccati in attesa di trattamento o sfuggiti al censimento (32.000 tonnellate).
L’ETRMA, che rappresenta direttamente quasi 4.400 aziende dell’Ue con una capacità di impiego di 370.000 persone e un volume di vendita da parte dei soggetti membri che rappresenta il 70% delle vendite globali ha sottolineato come la raccolta e il trattamento dei PFU avvenga, nei Paesi europei, secondo il sistema della Responsabilità Estesa del Produttore e come i materiali derivanti dal trattamento dei PFU siano strategici nei settori dell’edilizia, dell’automotive e del cemento.
La destinazione della quantità raccolta a livello di Area complessiva ha riguardato, per oltre il 50% (1,88 milioni di tonnellate) la rigenerazione in forma di materiale, mentre il 40% (1,37 milioni di tonnellate), è stato avviato al recupero energetico. Per quanto concerne la frazione residuale, questa è stata suddivisa fra pirolisi, fonderie e altro.
Nello specifico del riciclo vero e proprio, alla granulazione sono state destinate 1,34 milioni di tonnellate, delle quali 458.000 indirizzate alla produzione di cemento e 82.300 tonnellate sono state utilizzate nel settore dell’ingegneria civile.
ETRMA ha sottolineato, poi, che nel 2019 “la quantità degli PFU stoccati o sconosciuti, e in attesa di trattamento, è stata della metà rispetto ai livelli del 2018”.
Ma quest’ultimo particolare, evidentemente, per l’Italia è ancora un aspetto delicato e non del tutto risolto (a guardare i dati di allora).
Quello dei quantitativi extra di PFU generati rispetto agli obiettivi di raccolta è da tempo al centro dell’attenzione dei soggetti deputati all’individuazione, raccolta, trattamento e recupero dei PFU, impegnati anche sul fronte dell’individuazione di possibili soluzioni finalizzate ad assicurare la completa raccolta degli stessi generati nel mercato del ricambio e soprattutto per prevenire emergenze ambientali e sulla salute dei cittadini, potenzialmente connesse all’eccessivo stoccaggio e all’abbandono di questi particolari rifiuti nell’ambiente.
E non è un caso, infatti, che in data 11 dicembre 2020 l’allora Ministero dell’Ambiente ha emanato una direttiva della Direzione Generale per l’Economia Circolare concernente nuovi obblighi di raccolta e gestione degli Pneumatici Fuori Uso che stabilisce che tutte le forme associate alla gestione dei pneumatici fuori uso e i sistemi individuali di gestione con immesso superiore alle 200 tonnellate raccolgano e gestiscano ulteriori quantità di PFU oltre il 15% dei propri obiettivi, avvalendosi del contributo rideterminato per le nuove quantità.
La percentuale di raccolta e gestione può essere ulteriormente incrementata fino a un massimo del 20%, qualora sia riscontrata la necessità di raccogliere quantità di PFU superiori alle quantità determinate dal DM n. 182 del 2019.