Mobilità merci Ue: servono camion più green (e più nuovi) sulle strade.
Ma stante gli obiettivi di decarbonizzazione, secondo i costruttori europei, il numero della flotta circolante a zero emissioni dovrebbe aumentare di 100 volte in poco meno di un decennio. Servono strategie condivise.
Dovranno circolare circa 200.000 camion a zero emissioni da qui al 2030 se si vorranno raggiungere gli obiettivi di riduzione di CO2 per i mezzi pesanti che l’Ue si è data, ma la strada da fare è ancora lunga e sono diversi i soggetti che dovranno essere coinvolti in questo cammino.
È quanto afferma l’Associazione dei Costruttori Europei – ACEA, a latere della presentazione del nuovo Rapporto “Vehicles in use – Europe – January 2021” che, pur facendo riferimento ai dati 2019, consente di analizzare lo stato dell’arte del settore automotive nell’Europa a 27.
Ebbene, secondo il Rapporto ACEA nel 2019 circolavano sulle strade europee 6,2 milioni di veicoli commerciali medi e e pesanti la cui età media è stimata intorno ai 13 anni (considerando che la Grecia ha il parco camion più vecchio in assoluto, circa 21 anni e l’Austria, all’opposto, ha quello più recente, appena 6,4 anni, mentre, l’Italia, con una media di 14,3 si pone leggermente al di sopra della media europea).
Tra l’altro, il nostro Paese si piazza al terzo posto nella classifica Ue delle flotte (946.393 unità), preceduta dalla Germania (1.010.742 unità) e dalla Polonia (1.150.493 unità) che però hanno entrambe una età media più bassa di quella Europea (rispettivamente, 9,5 e 12,2 anni).
Il diesel è l’alimentazione che va per la maggiore (97,8%), mentre benzina (1,3%), metano (0,4%) e GPL (0,2%) restano su percentuali minime.
Nel complesso, tutte le nuove alimentazioni più green (batteria, ibridi plug-in, ibridi elettrici) arrancano intorno allo 0,04% (circa 2.300 unità circolanti), un po’ troppo poche per l’obiettivo del prossimo decennio.
Con questi numeri, stimano i produttori europei, servirebbe un aumento di 100 volte, in un tempo relativamente rapido e, anche in questo caso i conti non tornerebbero, dal momento che la stessa Commissione Ue ha stabilito il target dei circa 80.000 camion a basse emissioni al 2030 che, però, è al di sotto di quanto richiesto dal regolamento sulla riduzione dell’anidride carbonica che prevede il 30% delle emissioni in meno.
Se si guardano i dati del Rapporto scorporando quelli dell’intero comparto dei veicoli commerciali i numeri non sono per nulla esaltanti dal punto di vista della sostenibilità.
28.110.951 sono i furgoni che circolavano in Ue con la Francia che deteneva la flotta maggiore (6.029.070), seguita da Italia (4.172.981) e Germania (2.795.315), ma se si considera che l’età media è di 11,6 anni si può osservare che Francia e Germania sono al di sotto (rispettivamente 10,4 e 8,1 anni; mentre l’Italia è decisamente sopra: 12,6 – anche se va detto che c’è chi sta molto peggio come Estonia, Grecia, Portogallo, Romania…).
E, naturalmente, anche in questo caso l’alimentazione più scelta è il diesel (89,5% in media) con appena uno 0,3% del totale rappresentato dall’elettrico a batteria.
Per il segmento degli autobus, ACEA ha rilevato 692.207 autobus circolanti con le flotte maggiori concentrate in Polonia (122.604), Italia (100.149) e Francia (94.371) e un’età media di 11,7 anni con le tre flotte maggiori che però dimostrano una differente vetustà (rispettivamente: 15,6; 12,8 e 7,2 anni).
Anche in questo caso è il diesel ad andare per la maggiore (94,5%) con percentuali appena più rilevanti per le alimentazioni più green (0,6% elettrico a batteria; 0,7% ibrido elettrico).
“I produttori europei di autocarri – ha dichiarato il Direttore Generale ACEA, Eric-Mark Huitema – si sono impegnati a portare sul mercato autocarri a emissioni zero e nei prossimi anni aumenteranno rapidamente la loro gamma di offerte di veicoli a emissioni zero, tuttavia non possono fare da soli un cambiamento così radicale e senza precedenti“.
Se si vorranno raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione europei anche nel settore del trasporto merci i costruttori chiedono “un’azione urgente a livello europeo e degli Stati membri” in grado di rendere appetibile agli operatori del trasporto l’opzione dei camion a basse emissioni. Secondo l’ACEA questo cambio di preferenza si potrebbe ottenere con:
– una ridefinizione dei pedaggi stradali in base alle emissioni di CO2;
– una tassazione energetica basata sul contenuto di carbonio e di energia dei combustibili;
– un sistema efficace di determinazione dei prezzi delle emissioni di CO2;
– la garanzia di una fitta rete di infrastrutture di ricarica e rifornimento veloci adatte ai camion.