Qualità delle emissioni nei carburanti per il trasporto stradale in Europa
C’è ancora da lavorare per raggiungere l’obiettivo di riduzione delle emissioni del 6% rispetto al 2010 e forse quella dei biocarburanti non è la strada giusta.
L’Agenzia Europea per l’Ambiente ha pubblicato la Comunicazione sui dati annuali circa la qualità del carburante utilizzato nel Vecchio Continente dalla quale emerge che, sebbene dei progressi siano stati fatti nell’ultimo decennio per rendere i combustibili per i trasporti più rispettosi per clima e ambiente a livello di emissioni, tali progressi sono, però, ancora insufficienti.
La comunicazione accompagna la Relazione annuale della Direttiva sulla qualità del carburante pubblicata in parallelo dalla Commissione Ue e che compendia i dati che gli Stati membri riferiscono annualmente alla Commissione stessa in materia di volumi, contenuto energetico, emissioni di gas ad effetto serra del ciclo di vita dei combustibili utilizzati nel trasporto sul strada e nelle macchine mobili non stradali, in linea con gli obblighi ai sensi della Direttiva sunnominata.
Ebbene, l’UE s’è data al 2020 l’obiettivo di ridurre del 6% – rispetto ai livelli del 2010 – l’intensità delle emissioni di gas climalteranti di tali carburanti e, secondo i dati raccolti fino al 2018, tale intensità è diminuita del 3,7% nel periodo intercorso fra il 2010 e il 2018 in conseguenza della maggior diffusione dell’utilizzo di biocarburanti.
Tuttavia, se si considerano nella giusta ottica gli effetti conseguenti al cambiamento indiretto dell’utilizzo del suolo per produzione di colture energetiche, si osserva che, effettivamente, tra il 2017 e il 2018 l’intensità delle emissioni di carburanti è aumentata attestandosi al -3,4% rispetto al 2010 e quindi non si è raggiunto l’obiettivo target del 2017 fissato al -4%.
Pertanto, scrivono dall’EEA: “Il raggiungimento dell’obiettivo del 2020 di ridurre le emissioni di gas a effetto serra dai carburanti per i trasporti rimane problematico per la maggior parte degli Stati membri“.
Fonte: Agenzia Europea dell’Ambiente (AEA)
Tale obiettivo non è di poco conto se si ha ben chiaro che il trasporti “sono responsabili di oltre il 25% delle emissioni di gas serra dell’UE e contribuiscono in modo determinante al cambiamento climatico” e, in questo senso, ridurre le emissioni del settore diventa di fondamentale importanza per conseguire l’altro ambizioso obiettivo che l’Ue s’è dato al 2050, ovvero: azzerare le emissioni di gas-serra.
Osservando i dati offerti dall’EEA si nota come i progressi per il raggiungimento dell’obiettivo di riduzione del 6% al 2020 da parte dei vari Paesi europei siano piuttosto variabili; nel 2018, tuttavia, solo la Finlandia e la Svezia sono riusciti a superare l’obiettivo grazie alle percentuali relativamente elevate di biocarburanti nelle miscele per trasporto stradale (rispettivamente 8% e 23%) e grazie anche al fatto che, in media, i biocarburanti utilizzati hanno intensità di emissione relativamente basse (14 g CO2 eq / MJ e 14,5 g CO2 eq / MJ).
Viceversa, Croazia ed Estonia risultano essere i due Stati membri che hanno ridotto di meno le loro intensità di emissione complessive (rispettivamente, 0,1% e 0,9%), questo perché utilizzano miscele con percentuali inferiori di biocarburanti (0,2% e 2%) e con maggiori intensità di emissione, come nel caso dell’Estonia che registra 35,1 g CO2 eq / MJ).
Fonte: Agenzia Europea dell’Ambiente (AEA)
Al di là dei semplici dati esposti, che comunque impone ai decisori politici dei singoli Stati una maggiore attenzione alle performance ambientali dei singoli Paesi, la comunicazione dell’Agenzia Europea per l’Ambiente ha il pregio di rimarcare come un maggior ricorso all’utilizzo dei biocarburanti abbia sì contribuito ad una progressiva riduzione dell’intensità delle emissioni di gas climalteranti nel trasporto stradale, tuttavia tale strategia deve tener conto del cosiddetto “effetto ILUC” (acronimo di indirect land use change), ovverossia la conseguenza non intenzionale del rilascio di maggiori emissioni carboniose derivate dal cambiamento nell’uso del suolo in tutto il mondo provocato dall’espansione delle colture per la produzione di etanolo e biodiesel.
Il fatto è che al crescere della domanda di biocarburanti si è assistito ad un aumento nella riconversione dei terreni da uso agricolo per la produzione alimentare o per il sostentamento dell’allevamento, alla produzione di colture energetiche, guidando, altresì: “la conversione dei terreni – come foreste e zone umide – in terreni agricoli, portando indirettamente all’aumento delle emissioni di gas-serra“.
Ebbene, le emissioni dell’ILUC non vengono prese in considerazione per valutare la conformità con l’obiettivo di riduzione del 6% al 2020 e qual ora si facesse, si andrebbe ad osservare che “l’intensità media delle emissioni di gas-serra dei combustibili consumati nel 2018 è solo del 2,1% inferiore rispetto al 2010; ed è addirittura aumentata tra il 2017 e il 2018 a causa del maggiore utilizzo di colture oleaginose“.
Insomma, la strada da percorrere per addivenire alla sostenibilità nei trasporti è ancora piuttosto lunga e va affrontata con uno sguardo lungimirante e il più possibilmente ampio.