Covid-19 e inquinamento: lezioni per il futuro

La pandemia Covid-19 e le restrizioni imposte per combattere la diffusione del Coronavirus hanno avuto alcuni impatti positivi a breve termine sull’ambiente in Europa.

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Secondo un briefing pubblicato dall’Agenzia europea dell’ambiente in questi mesi si sono registrati miglioramenti temporanei della qualità dell’aria, minori emissioni di gas a effetto serra e livelli inferiori di inquinamento acustico.

Emissioni di gas serra: vantaggi a breve termine

Oltre a influire sulla vita delle persone, la pandemia sta avendo un impatto diretto sull’uso dell’energia e sulle emissioni di gas serra sia a livello europeo che globale.

La Commissione europea stima per l’anno 2020 un calo del PIL del 7,6% per l’UE nel suo complesso e possiamo aspettarci una riduzione senza precedenti delle emissioni di gas serra nell’UE rispetto al 2019.

Il settore dei trasporti, una delle principali fonti di gas serra, è particolarmente colpito dalla crisi.
La domanda di trasporto passeggeri è diminuita a causa delle restrizioni sui viaggi internazionali e della riduzione del pendolarismo, del turismo e dei viaggi d’affari.
Secondo l’Unione internazionale del trasporto stradale (IRU), quest’anno il calo del fatturato dell’attività di trasporto passeggeri su strada in Europa sarà del 57% rispetto al 2019; mentre per il trasporto aereo il calo è stato del 65,2% da inizio anno a luglio.

Queste cifre si traducono, ovviamente, in una riduzione delle emissioni di gas serra da trasporti.

Secondo le prime valutazioni dell’Agenzia internazionale dell’energia (IEA), infatti, la domanda globale di energia nel 2020 potrebbe diminuire di circa il 6%.

La forte contrazione del PIL e del consumo energetico, quindi, potrebbero essere determinanti per raggiungere gli obiettivi europei del 20% di energie rinnovabili e per migliorare l’efficienza energetica del 20% nel 2020.

Le riduzioni, tuttavia, sono solo a breve termine.
Pertanto, per raggiungere obiettivi a lungo termine saranno necessarie decisioni politiche che diano priorità alle misure di recupero che contribuiscono in modo significativo alla mitigazione del cambiamento climatico.

Chiaramente, se vogliamo raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, la transizione dei sistemi energetici e di mobilità deve accelerare.

Qualità dell’aria

Uno degli effetti a breve termine più evidenti del lockdown è stato il notevole miglioramento della qualità dell’aria, specialmente in alcune delle città più inquinate del mondo.

I dati europei mostrano come le concentrazioni di NO2, un inquinante emesso principalmente dal trasporto su strada, siano diminuite drasticamente in molti paesi europei in cui sono state attuate misure di blocco nella primavera del 2020.

Anche le concentrazioni di PM10 sono diminuite in tutta Europa in questo periodo, ma le diminuzioni sono state meno pronunciate, in quanto influenzate dalle emissioni da fonti naturali e da fonti artificiali come il riscaldamento residenziale, l’agricoltura e l’industria, che hanno meno probabilità di essere state interessate da restrizioni di blocco.

L’entità delle riduzioni variava considerevolmente, con le maggiori riduzioni fino al 70% osservate nei centri urbani nei paesi più colpiti dal Covid-19 in quel momento, come Milano e Madrid.
Altre città, come Atene, che è stata meno colpita dalla prima ondata di Covid e ha visto il ritorno dell’attività economica prima, hanno registrato un forte calo iniziale di NO2 , seguito da un ritorno ai livelli di pre-blocco.

Esposizione all’inquinamento atmosferico

I ricercatori stanno esplorando il ruolo che l’inquinamento atmosferico può svolgere nell’influenzare la gravità del Covid-19.

L’esposizione all’inquinamento atmosferico è associata a malattie cardiovascolari e respiratorie, entrambe condizioni di salute preesistenti identificate come fattori di rischio di morte nei pazienti Covid-19, quindi l’esposizione a lungo termine all’inquinamento atmosferico potrebbe aumentare la suscettibilità umana al Covid-19.

Studi precedenti hanno dimostrato, ad esempio, che l’esposizione al particolato ha un ruolo nel peggiorare l’impatto dei virus respiratori, mentre studi più recenti hanno cercato di capire se esiste un collegamento tra inquinamento atmosferico e alti tassi di mortalità per Covid-19.

Proprio uno studio italiano ha affermato che, poiché l’esposizione a lungo termine all’inquinamento atmosferico, incluso il particolato, l’ozono e l’anidride solforosa, indebolisce le difese immunitarie delle vie aeree superiori, questo faciliterebbe l’ingresso del SARS-CoV-2 nelle vie aeree inferiori con conseguente infezione da Covid-19.

Un’altra questione di salute pubblica attualmente in fase di ricerca è se il PM possa trasportare il virus.

In Italia, il materiale genetico del virus SARS-CoV-2 è stato rilevato su campioni di particolato prelevati dalla città di Bergamo nel nord Italia.
Ciò significa che l’inquinamento atmosferico potrebbe trasportare il virus su lunghe distanze e guidare l’infezione, ma in questa fase, non è noto se il virus rimanga vitale sulle particelle di inquinamento.

Esposizione chimica

Anche l’esposizione chimica è stata indirettamente collegata alla vulnerabilità a Covid-19, in quanto ha impatti sulla salute, come obesità, malattie cardiovascolari, immunotossicità e malattie respiratorie che, a loro volta, hanno dimostrato di aumentare la suscettibilità al Covid-19.

In questo contesto, uno studio recente ha suggerito che l’esposizione a lungo termine e a basse dosi a miscele di sostanze chimiche può portare a immunodeficienza di fronte a epidemie e pandemie.

Inquinamento acustico

Poiché l’inquinamento acustico dovuto al traffico è tipicamente correlato ai livelli di NO2, è probabile che i livelli di rumore siano calati in modo significativo durante il blocco del Covid-19.

Ormai siamo abituati a livelli di rumore malsani nelle città, ma durante il lockdown le persone hanno potuto sperimentare i vantaggi immediati di città più silenziose.

Diverse ricerche hanno anche documentato una drastica riduzione in tutta Europa delle vibrazioni del suolo generate dalle attività umane, come il traffico stradale e le attività industriali.

Ovviamente, per avere degli effetti benefici sulla salute, l’esposizione a bassi livelli di rumore ambientale deve essere a lungo termine.

Oggi, con l’abolizione delle misure di blocco più severe, i livelli di inquinamento (atmosferico, chimico e acustico) sembrano tornare a livelli quasi pre-blocco in molte parti del mondo, ma una soluzione duratura e sostenibile non solo è possibile, ma è necessaria per proteggere la salute umana.


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