Veicoli commerciali: in aprile giù del 67% le immatricolazioni in Europa
Tutti i segmenti del comparto hanno scontato gli effetti dei lockdown; il primo quadrimestre 2020 segna -34,5% in rapporto al primo quadrimestre 2019.
Ancora un pesante segno negativo per quanto riguarda i dati del comparto veicoli commerciali per quanto riguarda il mese di aprile; nè, peraltro, poteva essere altrimenti stante la situazione che si è venuta a creare nel mercato automotive mondiale a seguito della pandemia da coronavirus e delle misure di contenimento attivate dai vari Paesi.
La consueta comunicazione mensile di ACEA – European Automobile Manufacturers Association diramata questa mattina evidenzia per le immatricolazioni dei veicoli commerciali una variazione percentuale negativa del 67% il mese scorso in confronto ad aprile 2019 nell’Unione Europea (considerando i 27 Paesi membri ad esclusione del Regno Unito).
Il calo, ha interessato praticamente tutti i segmenti commerciali e tutti i Paesi dell’Unione e guardando ai quattro mercati-chiave si nota che Spagna (-87,8%), Italia (-85,5%) e Francia (-82,4%) hanno accusato le perdite maggiori, ma del resto erano anche i Paesi che hanno adottato le misure di contenimento più restrittive.
La Germania, viceversa, è riuscita a contenere il calo al -45,1%.
Situazione altrettanto negativa se si osservano i dati dell’intero quadrimestre: -34,5% nell’Unione con tutti i Paesi che hanno accusato variazioni percentuali negative a due cifre.
I quattro principali mercati dell’area hanno registrato in media le perdite maggiori ad esclusione del mercato tedesco: Spagna (-46,6%), Francia (-41,6%), Italia (-41,4%) e Germania (-22,5%).
Ma vediamo insieme i risultati di aprile per ogni segmento.
Nuovi veicoli commerciali leggeri (LCV) fino a 3,5 tonnellate
Il mese scorso tutti i mercati dell’Unione hanno visto calare pesantemente la domanda di immatricolazioni di furgoni e van; la contrazione è stata nell’ordine del 69,6% passando dalle 151.991 unità di aprile 2019 alle 46.264 del mese scorso (meno di 1/3).
fra i quattro mercati-chiave Spagna e Italia hanno registrato le variazioni percentuali negative più pesanti (rispettivamente -91% e -89,9%) , segue a ruota la Francia (-83,8%), mentre la Germania si distacca con una perdita minore (-46,9%).
Analogamente sconfortanti i dati del primo quadrimestre che rapportati al primo quadrimestre 2019 hanno visto calare la domanda del -35,1% (pari a 385.495 unità attuali contro le 593.583 dello scorso anno).
Tre dei maggiori mercati dell’Unione hanno visti quasi dimezzare le immatricolazioni di furgoni e van (Spagna -49,1%; Italia -44,5% e Francia -42,2%), mentre, ancora una volta è la Germania ad aver registrato il calo meno pesante (-21,2%) dell’anno.
Nuovi veicoli commerciali pesanti (HCV) di almeno 16 tonnellate
Il mese di aprile, decisamente, non è stato positivo per il segmento dei camion pesanti, le cui immatricolazioni sono passate dalle precedenti 25.943 di aprile 2019, alle 10.770 del mese scorso, meno della metà.
I cali maggiori si sono registrati nei Paesi dell’Europa centrale e del Nord: Polonia (-71,7%); Bulgaria (-78,9%); Ungheria (-77,3%); Lituania (-87,6%); Lussemburgo (-84,3%), mentre dei quattro principali mercati di riferimento è stato quello francese ad accusare la perdita maggiore (-72,3%).
Molto scarsa la performance dell’Italia (-61,9%); la Spagna quasi dimezza la sua domanda (-48,9%) e la Germania accusa il colpo con un -44,8% di calo.
Nei primi 4 mesi dell’anno sono stati immatricolati 64.456 camion pesanti in tutta l’Unione quando erano 99.851 nel primo quadrimestre 2019 (-35,4%).
Tutti i mercati hanno subito pesanti cali a due cifre ad esclusione di Irlanda (-1,1%) e Finlandia (-6%).
La domanda è diminuita del 39,8% in Francia, seguita da Germania (-30,8%), Italia (-25,7%) e Spagna (-23,6%).
Nuovi veicoli commerciali medi e pesanti (MHCV) oltre 3,5 tonnellate
Più che dimezzate nell’Unione le immatricolazioni dei veicoli commerciali medi e pesanti (-54,8% equivalenti a 14.112 unità contro le 31.251 di aprile 2019).
Tutti i mercati hanno registrato variazioni percentuali negative (variabili dal -30% al – 75%) ad eccezione della Grecia che spunta un incremento del 48,1%.
Tutti e quattro i mercati-chiave si sono conformati all’andamento negativo ma, in questo caso è stata la Francia ad aver conseguito il risultato peggiore (-72,5%), seguita da Italia (-61,7%), Spagna (-49,9%) e Germania (-39,3%).
Nel primo quadrimestre sono stati immatricolati 79.954 nuovi camion, contro i 119.397 del primo quadrimestre 2019 (– 33% ).
Tutti i mercati hanno accusato cali pesanti a due cifre ad eccezione di Irlanda e Finlandia che, rispettivamente, sono riuscite a contenere la contrazione al 3% e al 5,2%.
Viceversa, la Francia (-39,2%) ha registrato il calo percentuale maggiore, seguita da Germania (-27,3%), Italia (-26,0%) e Spagna (-22,7%).
Nuovi autobus e pullman di medie e grandi dimensioni (MHBC) oltre 3,5 tonnellate
La domanda di nuovi autobus e pullman nell’Unione è passata dalle 2.995 unità di aprile 2019 alle 993 registrando una pesante flessione del 66,8%.
Forti cali a due e addirittura tre cifre (Slovenia, Cipro e Croazia –100%) si sono registrati in tutta l’Unione con la sola esclusione di Ungheria (+250%), Svezia (+43,5%) e Lettonia che non ha subito alcuna variazione percentuale.
Anche i quattro mercati-chiave hanno seguito la curva discendente, in particolare la Spagna ha registrato il calo peggiore (-81,6%); segue la Francia (-67,3%), la Germania (-56,7%) e l’Italia che sconta la perdita meno grave (-32%).
La variazione percentuale negativa dell’intero quadrimestre si è attestata su una contrazione del 20,1%, con un totale di 8.551 nuovi autobus e pullman venduti contro i 10.706 del primo quadrimestre 2019.
In questo caso l’andamento dei mercati UE è stato più altalenante con variazioni percentuali diverse pur generalmente all’insegna del “meno”.
Fra i quattro mercati di riferimento dell’Unione l’Italia ha registrato un piccolo incremento dell’1,4% su base quadrimestrale; viceversa la Spagna ha quasi dimezzato la domanda (-48%), mentre lievi cali si sono verificati in Francia e Germania (rispettivamente -8,6% e -6,7%).