Incentivi alla rottamazione: benefici per Pil e mobilità sostenibile
Secondo il Centro Studi Promotor, incentivi efficaci alla rottamazione porterebbero benefici per il Pil e per la transizione all’auto elettrica e a guida autonoma.
È necessaria una grande campagna di incentivi alla rottamazione per l’acquisto sia di auto elettriche che di nuove auto ad alimentazione tradizionale.
Questo è in sintesi quanto emerso dalla 27esima conferenza stampa annuale del Centro Studi Promotor sulla situazione e le prospettive del mercato dell’auto.
La situazione economica italiana sembra non permettere il grande sforzo di incentivi significativi alla rottamazione per rinnovare in maniera significativa il parco circolante.
“Esistono però, – ha sottolineato Gian Primo Quagliano, Presidente del Centro Studi Promotor – formule di incentivazione alla rottamazione che possono dare una spinta anche al Pil ed essere a costo zero perché il bonus viene completamente recuperato attraverso il gettito Iva sulle auto immatricolate in più”.
Correva l’anno 1997 quando in Italia furono adottati i primi incentivi alla rottamazione.
Erano differenziati a seconda del tipo di auto e accompagnati da uno sconto obbligatorio concesso dal venditore pari almeno all’incentivo.
I risultati furono la crescita delle immatricolazioni del 39%, 1,4 miliardi di lire di gettito aggiuntivo per l’Erario e la crescita del Pil calcolata dalla Banca d’Italia in 0,4 punti percentuali.
Secondo il Centro Studi Promotor, si potrebbe riadattare la formula del 1997 con le esigenze di oggi: incentivi per tutti i tipi di alimentazione, ma con super bonus per le vetture ad emissioni zero.
Numerosi i vantaggi: immatricolazioni ai livelli ante-crisi, calo delle emissioni inquinanti e svecchiamento del parco circolante la cui età media è passata da 7 anni e 6 mesi del 2007 a 11 anni e 6 mesi del 2018, contro gli 8 anni del Regno Unito, i 9 anni della Francia e i 9 anni e 7 mesi della Germania.
A beneficiarne sarà anche la sicurezza, perché il tasso di mortalità per incidente stradale (morti per milione di abitanti) è strettamente correlato all’età del parco.
Nel 2018 in Italia questo tasso era pari al 55,2 (età media del parco 11 anni e 6 mesi) contro 27,5 del Regno Unito (età media del parco 8 anni).
A ciò si aggiungono la diffusione delle auto elettriche, un gettito maggiore per l’Erario dato dai maggiori introiti per l’Iva al netto del costo per l’erogazione degli incentivi e un ulteriore aumento del Pil del 2020.
“Finora, salvo poche eccezioni – ha commentato Quagliano – le autorità politiche hanno posto soltanto limiti alle emissioni e alla circolazione di determinati tipi di auto. Poiché l’impegno economico per passare all’elettrico sarà di enorme portata le autorità politiche dovranno invece impegnare necessariamente gli Stati a sostenere l’industria nella fase di transizione, a favorire il ricollocamento dei lavoratori espulsi dal processo produttivo per il fatto che l’auto elettrica è notevolmente più semplice da produrre rispetto agli standard tradizionali e soprattutto gli stati dovranno sostenere gli automobilisti per accelerare la scelta di auto elettriche”.
Il Centro Studi Promotor prevede il decollo della mobilità elettrica negli anni 20 e un passaggio più graduale verso la guida autonoma, ma è necessario un cambiamento radicale nei comportamenti delle autorità politiche.